Avernum 3: Ruined World - Ruolo d’annata, ruolo dannato
Spiderweb Software. Un nome che a molti giocatori, quantomeno quelli che seguono più che altro il mercato mainstream, non dirà nulla. In realtà è uno dei più longevi e affidabili nomi nel mondo dei giochi per computer, è una casa di produzione che è sopravvissuta a crisi, chiusure, disastri e anche all’endemico calo di interesse che si è prolungato per svariati anni prima di risorgere recentemente con prodotti come Shadowrun o Pillars of Eternity.
Spiderweb è anche una casa di produzione che non ama cambiare. È possibile prendere il loro primo gioco, Exile, uscito nel 1995 e metterlo accanto al loro ultimo prodotto del 2018 e la grafica non sembrerà cambiata poi troppo. La bellezza, il fascino, e tutti i difetti dei giochi Spiderweb sono compresi in questa considerazione: sono rimasti nel passato. E quest'ultimo capitolo, Avernum 3: Ruined World, non fa eccezione.
In realtà, affermare che non ci siano stati cambiamenti sarebbe ingiusto. Il sistema di regole è stato ammodernato e snellito per renderlo più fruibile e il motore grafico è stato sostituito con uno più “avanzato”, ma in questo caso l’uso delle virgolette è obbligatorio, dato che abbiamo un gioco uscito nel 2018 che non supera per qualità grafica Baldur’s Gate, uscito su PC esattamente vent'anni fa.
Che senso ha, quindi, un gioco simile, oggi? In realtà… molto. Non potendo contare minimamente sulla realizzazione tecnica, il gioco deve scoccare altre frecce e deve assicurarsi di fare centro. Profondità dell’ambientazione, interazione coi personaggi, dialoghi, combattimenti... e posso dire senza troppi problemi che quasi tutti i bersagli vengono centrati alla perfezione. La trama, innanzitutto, si sviluppa in maniera interessante, ponendo il giocatore a capo di una spedizione per l’esplorazione della superficie, allo scopo di ristabilire i contatti con l’impero. Questo crea tutta una serie di dinamiche interessanti, in cui il giocatore sa perfettamente cosa sta vedendo ma il party che manovra si ritrova a guardare una foresta e chiedersi cosa sia, per non parlare dell’impatto con le usanze dei cittadini imperiali.
L’interazione coi personaggi è a sua volta ben sviluppata, con dialoghi spesso e volentieri piacevoli da leggere ma soprattutto dinamici e ben caratterizzati a seconda di come è composto e sviluppato il party. Le razze selezionabili, tre in totale, influenzano infatti il modo in cui chi si incontra può vedere il gruppo di avventurieri, e spesso e volentieri, se si sono creati personaggi Nephil o Slith, rispettivamente una razza di felini antropomorfi e una di lucertole umanoidi, capita di assistere a episodi di razzismo o manifesta ostilità. È più che possibile che un personaggio che avrebbe dato informazioni o fornito aiuto al giocatore dia informazioni false o attacchi proprio il gruppo, per dire, se tra i componenti ve ne è uno con troppi peli o le scaglie. Al tempo stesso, correre il rischio di avere una razza impopolare in squadra può aprire altre opzioni, specialmente se si incontrano tribù o personaggi che appartengono allo stesso popolo.
I combattimenti mostrano la stessa attenzione, cura per i dettagli e profondità del resto del gioco. Sono a turni e si rivelano impegnativi già dalle prime fasi, richiedendo l’uso sapiente di abilità speciali e magie per trionfare. I nemici, molto spesso, adottano tattiche piuttosto elaborate e diventa necessario comprendere come superare le loro difese, se si vuole sperare di avere successo.
Sfortunatamente, l’elevata difficoltà e l’impostazione palesemente “vecchia scuola”, talvolta, creano dei problemi. Il diario non è dei migliori e può capitare di perdere traccia di cosa si deve fare, o di non riuscire a trovare facilmente il luogo in cui una determinata missione deve essere risolta. Non è nulla di realmente insormontabile, dato che è sufficiente parlare coi personaggi non giocanti o rileggere con calma la descrizione della missione, ma chi è abituato agli indicatori di quest dei giochi di ruolo moderni potrebbe sentirsi spiazzato dal non avere il minimo aiuto su schermo o quasi.
Lo consiglio? In realtà mi sbilancio e dico si, senza riserve, a patto di sapere cosa si ha tra le mani. Avernum 3 è un gioco di ruolo per chi non guarda la grafica, per chi cerca un’esperienza che sia principalmente narrativa ed è disposto a passare sopra ad alcune ingenuità di un modo di fare giochi di ruolo che è inevitabilmente vecchio di decenni. Se si riesce ad accettare le “scomodità” che questo comporta, il risultato finale è una fra le esperienze più appassionanti e coinvolgenti che si possano vivere. Per chi sente il bisogno di una grafica al passo coi tempi e un sistema di gioco più amichevole (e non vi è ovviamente nulla di male, in questo, dopotutto siamo nel 2018, non nel 1995) il rischio è semplicemente di provare frustrazione e non divertirsi affatto.
Ho sbloccato il gioco grazie a un codice Steam fornito dallo sviluppatore e ho creato immediatamente il mio party usando tutti personaggi usati in campagne affrontate in GdR cartacei. Fatto questo, mi sono gettato all’avventura, divertendomi a riscoprire il mondo di superficie come può vederlo e farlo un abitante del sottosuolo che ha visto solo caverne per tutta la sua vita. L’avventura mi ha impegnato per circa cinquantacinque ore, prima di farmi vedere il suo epilogo. Ho anche completato buona parte delle missioni secondarie che mi sono trovato davanti, ma penso che ricaricherò un salvataggio per completare l’esplorazione con calma: è un mondo che vale la pena essere esplorato nella sua interezza. Avernum 3: Ruined World sarà disponibile a breve anche su piattaforme iOS.