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Cinquepercinque #15 – Il futuro di Nintendo

Cinquepercinque #15 – Il futuro di Nintendo

Cinque domande per cinque persone, con risposte un po' a caso. Perché a noi di Outcast gli argomenti forti piace affrontarli così: facendo un gran casino. Visto che ultimamente, da queste parti, sembra non si faccia altro che recensire roba Nintendo, specie quando sono coinvolti il Gretta e Torgano. Visto che il Nabacchio d'oro dedica metà (iperbole elaborata a caso e sicuramente errata) degli episodi del Colonnello Campbell a Nintendo, tipo per esempio quello di oggi. Visto che così e cosà, oggi abbiamo cinque domande a cinque persone che danno cinque risposte ciascuna sulle ultime uscite di Nintendo. Ovviamente, le domande le ha partorite Nabastro.

"Mangiate più banane, vi fanno bene."

"Mangiate più banane, vi fanno bene."

Nintendo ha annunciato di volersi dedicare al benessere della propria utenza. Dopo anni e anni e anni (e anni) di storia nel mondo ludico, questo (apparente) cambio di direzione, seppur parziale, può avere senso?

Marco "Mdk7" Mottura, pensava di aver consegnato le sue risposte in ritardo, è stato il primo: Dubito fortemente. Vedo grossa confusione, enorme incertezza sul futuro, poche idee e ben confuse. Nintendo ha rischiato e vinto - anzi STRAVINTO - la scommessa folle con DS e Wii, però, a prescindere dalla ricerca degli utili e del fatturato, deve capire che non può essere sempre domenica.

Questa caccia all'ennesimo Blue Ocean si sta facendo paradossale, esasperata, direi in una sola parola ossessiva: una specie di ricerca della pietra filosofale che sta a mio avviso distraendo e alienando (ulteriormente) una compagnia che si è già ridotta a vivere in una bolla di sapone, concentrata solo e soltanto sulla sua visione del mondo a dispetto del resto dell'universo. Forse sarebbe stato il caso di prepararsi molto meglio quando la vacca era grassa e il grano scorreva a fiumi, magari buttando anche un occhio alla concorrenza e all'evoluzione del mercato e dei gusti dei giocatori, invece di provare a improvvisarsi ora come qualcosa che non è affatto nel DNA della grande N.

Francesco "Link" Fossetti, il nostro inviato dal Canada: Penso che tutto dipenda dal tipo di azienda che Nintendo vuole essere. Non credo che un approccio del genere possa di fatto cambiare le regole e i modi del videogaming, come magari ha fatto la deriva motoria del Wii. Il popolo dei giocatori ha già “rigettato”, dopo una vampa di curiosità iniziale, titoli come Brain Training e Wii Fit, ma anche i software educativi (come quelli dedicati all'apprendimento delle lingue) che spopolavano nei primi anni di vita del DS. Il gaming ed il benessere (fisico) sono due aspetti diametralmente opposti e, sulla lunga distanza, credo che siano profondamente inconciliabili. Altro discorso è quello della gamification applicata a software e gadget pensati per la cura di sé stessi: lì le cose funzionano, ma del resto l'approccio ludico funziona quasi sempre da stimolo (persino nei musei). Se Nintendo pensa di poter usare l'esperienza nel settore del gaming per proporre qualcosa di nuovo su un altro fronte, si faccia pure avanti, ma appunto senza confondere i due ambiti.

Alessandro Arndt "Mugo" Antani Mucchi, ci fa le sigle per la GDC: Immagino che quando dici che è un cambio parziale tu stia parlando del fatto che Nintendo, in un certo senso, già si dedica al benessere della sua utenza, da un lato producendo titoli di altissima qualità e dall'altro producendone pochi e facendoci risparmiare. O forse è solo che tutta l'era del Wii è stata dominata dal tema del fitness, del well being (e il DS dal brain traning), quindi non è che sia una svolta inaspettata. Secondo me può avere senso, mi sembra evidente che il mondo di fitness e affini sia sempre più informatizzato (penso ai bracialetti conta calorie che vanno di moda ultimamente) e credo che Nintendo abbia già un discreto know-how in tema, per non parlare dell'esperienza nella produzione di software.

Stefano "Stef" Castelli, si fa chiamare Il Paradroide: Francamente non mi sembra propriamente un "cambio di direzione" rispetto a quanto fatto su Wii con Wii Fit e compagnia bella. È piuttosto un cambio di focus su qualcosa che Nintendo ha già in programma da tempo. Non mi stupirei di vedere sbucare di nuovo il Vitality Sensor, per dire. Il problema è che, tolta la genialata del Wiimote (perché?), Nintendo si è praticamente ritrovata nella stessa situazione dell'epoca del Gamecube e ora cerca di nuovo di trovare il punto di svolta. Può avere senso farlo a console uscita? Non saprei, ma a questo punto, più che qualcosa di "sensato", diventa una vera e propria necessità.

Lorenzo "Pocoto" Baldo, non perde mai occasione d'insultare Iwata: Ogni volta che Nintendo annuncia qualcosa, io cerco, invano, di capire che le passi per quella capoccia, dura come il cemento armato. A questo punto, ho solo una spiegazione sensata: in quel di Kyoto si divertono a prendere per il sedere i loro fan, con dichiarazioni prive di qualsiasi fondamento, affermazioni buttate a mo' di esca, giusto per vedere se qualche pesce abbocca. Poi, al riparo dalla folla inferocita, si godono il trambusto derivante, sbellicandosi dalle risate. Wii Fit è stato un successo, ma non è detto per forza che il filone, prima o poi, non si esaurisca. E non ha alcun senso dedicarsi a prodotti per il benessere, quando ci sono aziende blasonate che, investendo nelle giuste competenze, innovano da anni in questo settore. Inorridisco al solo pensiero di una periferica per trasformare il Wiimote in un termometro rettale, perché, se questo è l'andazzo, prima o poi troveremo anche una simile aberrazione in catalogo.

Metti il ditino che te lo stacco.

Metti il ditino che te lo stacco.

A proposito di benessere dell'utenza: Iwata ha annunciato l'arrivo, entro l'anno fiscale 2016, di un nuovo hardware che nulla (o poco) avrà a che fare con i videogiochi. A questo punto non aveva più senso prendere coscienza della situazione di Wii U e cominciare a studiare una nuova console casalinga (o anche "ibrida", come da recenti rumor pazzerelli)?

Marco "Mdk7" Mottura, pensava di aver consegnato le sue risposte in ritardo, è stato il primo: Ovvio che avrebbe avuto molto più senso, ed è altrettanto ovvio che in quel di Kyoto abbiano scelto di fare tutt'altro: dopotutto li amiamo (anche) per questa loro filosofia da emerite teste di cazzo, ma vabbè. Io francamente non vedo come *qualcosa* (perché dubito se ne escano con una console in senso tradizionale) di legato al benessere e alla salute possa in qualche modo rappresentare una soluzione ai loro problemi, però chi lo sa. Francamente, anche dovessero fare il botto con questa nuova divisione - ed è molto più probabile si verifichi il contrario - dubito che possano presentarsi ripercussioni favorevoli sul Wii U, console che non ha ingranato e che si trova ormai in uno stato semi-comatoso.

Alla fine c'è poco da fare: a prescindere dagli errori di marketing (che ci sono comunque stati e che continuano a persistere eh, diciamocelo!), mi sembra ormai chiaro che sia l'idea alla base della piattaforma a non far presa sufficiente sul grande pubblico. Il GamePad non ha la magia, il fascino e la desiderabilità che il Wiimote seppe avere a suo tempo e quando le cose stanno così, è dura operare e provare a cambiare tutto. Servirebbe allora forse il coraggio di ammettere un errore - prima di incaponirsi per principio, finendo per farsi del male da soli - e di provare a risolverlo da zero, con qualcosa di nuovo. Io, del resto, meno di un mese fa, su IGN avevo previsto l'arrivo di una nuova console ibrida home/handheld per il 2016... però appunto, speravo in una console pensata per riempire il vuoto lasciato dal Wii U, non in un hardware volto a fare chissà che.

Francesco "Link" Fossetti, il nostro inviato dal Canada: Più o meno ho già risposto sopra. Penso che uno dei grandi problemi del Wii sia stato il profondo scollamento che si è creato fra l'utenza interessata al gaming “duro e puro” e quella che invece cercava software dall'uso alternativo. È per colpa del Wii che ancora oggi ragioniamo con quelle categorie un po' fuffettose quali sono hardcore e casual gamer. Ed è per colpa di questa “visione allargata”, che Nintendo ha portato avanti per un po', che tanti giocatori hanno preso in antipatia una macchina spesso bollata come “una console per non-giocatori”. Quindi no: nessuna ibridazione. Anzi, separare nettamente i due aspetti farà benissimo alla casa di Kyoto. Ci vorrà un po' (un'altra generazione?), ma a livello di immagine sarà un bel guadagno.

Alessandro Arndt "Mugo" Antani Mucchi, ci fa le sigle per la GDC: Penso che siano due cose diverse, magari questo misterioso nuovo hardware si legherà appunto a tutta la questione well being, un settore che probabilmente vogliono sviluppare in parallelo. Detto questo, è chiaro che stanno già pensando al successore di Wii U e gli indizi sembrano puntare sull'ibrido, però credo anche che sia presto per dare per morta la console col paddone. C'è il dramma, c'è la tristezza, c'è il nulla di giochi, ma quei due o tre che sono usciti sono di altissimo livello e sono abbastanza sicuro che anche le prossime serie storiche Nintendo non deluderanno e faranno vendere qualche milioncino di Wii U.

Stefano "Stef" Castelli, si fa chiamare Il Paradroide: Cancellare il Wii U (perché alla fine di questo si tratterebbe) sarebbe una catastrofe in termini economici, considerando quanto costa il lancio di una console, etc, etc. Dunque, credo proprio che sia difficile che Nintendo ammazzi Wii U prima di provare ulteriormente a rilanciarlo: farà le sue valutazioni dopo aver sparato cartucce come Mario Kart 8 e Bayonetta 2. Circa il lanciare nuovo hardware, io tempo fa ipotizzai un Wii U "al contrario", praticamente solo il GamePad auto-sufficiente, che potrebbe collegarsi a una TV ma comunque essere usato ovunque. Ancora penso che sia una buona idea. Anche perché annullare Wii U e lanciare una nuova console li porta al punto di partenza: che caratteristiche dovrebbe avere, questa console? Semplicemente più potente di Xbox One e PlayStation 4? È una politica che con Gamecube non ha funzionato granché. Relativamente all'hardware che "non ha a che fare coi videogame"... beh, sono un videogiocatore. :)

Lorenzo "Pocoto" Baldo, non perde mai occasione d'insultare Iwata: E chi dice che, nelle segrete stanze, non abbiano già lo sguardo rivolto al futuro? Voglio dire: nel caso la situazione non si risollevi, e nessuno pretende che risalgano la china da oggi all'indomani, non ha alcun senso continuare con questo stillicidio. Per fortuna c'è il Nintendo 3DS, capace di caricarsi sulle sue spalle il peso di mille errori di valutazione, grazie a un'offerta di qualità, ricca di esclusive di pregio. Eppure, anche questo sistema ha faticato nei primi mesi, non dobbiamo dimenticarlo, fino al benefico taglio del prezzo di listino. Per quanto riguarda le voci di corridoio circolate sulla rete, ritengo che non abbiano alcun fondamento, sono solo il frutto della fantasia. Dico io, fatele almeno plausibili, un minimo.

Ci stiamo arrivando?

Ci stiamo arrivando?

Lato mobile: ha senso creare dei contenuti per smartphone e tablet che non siano giochi, per di più con l'unico scopo di promuovere l'acquisto e l'utilizzo di un gioco (o di una console) "esterna" al dispositivo che si sta usando?

Marco "Mdk7" Mottura, pensava di aver consegnato le sue risposte in ritardo, è stato il primo: Secondo me, mica tanto. L'indiscrezione mi sembrava credibile, vista l'autorevolezza della fonte (solitamente i quotidiani nipponici ci prendono), eppure neanche quella mi sembrava una soluzione particolarmente azzeccata. Cioè, comunque più azzeccata delle cose presentate alla fine da Iwata, eh, sia chiaro (maggiore focus sul GamePad!!1!!1!)... però boh. Oltretutto io non darei per scontato il successo di Nintendo su App Store/Google Play: quelli sono territori nuovi e selvaggi, che vivono di regole tutte loro anche abbastanza poco ortodosse... Difficile, molto difficile, a mio avviso, replicare anche su quei lidi, quasi per diritto divino, i trionfi a cui N è meritatamente abituata in ambito console.

Francesco "Link" Fossetti, il nostro inviato dal Canada: Si, ha senso. Il videogioco, e più in generale i marchi, i personaggi e gli immaginari che attorno ad esso ruotano, sono di fatto “cultura popolare”. Il desiderio di scoprire parti di questa cultura viene anche dall'esposizione che tali parti riescono ad avere. Esemplificando: Andy Warhol ricolorava Marilyn Monroe e non è detto che guardando una serigrafia, ancora oggi, non ci venga voglia di sapere qualcosa di più sul personaggio che vi è rappresentato, e sul perchè è stato scelto.

Se la qualità di questi contenuti contingenti è alta, se le persone ne parlano, li usano e li consigliano, sicuramente l'obiettivo può dirsi centrato.

Alessandro Arndt "Mugo" Antani Mucchi, ci fa le sigle per la GDC: La solita follia di Nintendo nel suo approccio pazzerello al mondo là fuori: i giochi Nintendo non possono funzionare su tablet e smartphone perché sono pensati attorno ai sistemi di controllo proprietari (o almeno è così che ci dicono da anni), ma magari una nuova divisione di sviluppo potrebbe ideare titoli più adatti al mondo mobile. Un Dr. Mario per esempio funzionerebbe, come un Nintendogs o un Brain Training, i software pubblicitari, invece...

Stefano "Stef" Castelli, si fa chiamare Il Paradroide: No. Contenuti promozionali su piattaforme mobile per spingere i giochi Wii U e 3DS hanno ben poco senso, secondo me. Nintendo dovrebbe semplicemente iniziare a produrre anche (e sottolineo "anche") giochi per cellulari. Il che non significa Super Mario su cellulare, che si controlla male. Significa "semplicemente" realizzare buoni giochi per cellulare/tablet che sfruttino bene le caratteristiche di tali piattaforme. Ovviamente da rendere disponibili anche su 3DS e Wii U. Casomai Nintendo avesse davvero bisogno di entrate extra, secondo me avrebbe tutto il talento per proporre grandi esperienze "touch", a prescindere dalla piattaforma su cui girano.

Lorenzo "Pocoto" Baldo, non perde mai occasione d'insultare Iwata: Sì: è una strategia sensata. Ci sono migliaia di aziende al mondo che, per promuovere un bene di consumo, creano un'applicazione promozionale, modellata allo scopo. È una strategia di marketing semplice e pare funzionare, a meno che non si tratti di una moda passeggera. Nintendo ha perfettamente ragione a non voler veicolare i suoi contenuti ludici su smartphone e tablet, mantenendo così il carattere esclusivo, e interattivamente elitario, della sua offerta. Per molti può sembrare una posizione reazionaria, persino anacronistica, ma io sono di tutt'altro avviso.

"Vogliatemi bene."

"Vogliatemi bene."

Iwata sì, Iwata no: al di là dei dati di vendita e degli azionisti sul piede di guerra, avrebbe senso cacciarlo in questo momento?

Marco "Mdk7" Mottura, pensava di aver consegnato le sue risposte in ritardo, è stato il primo: Assolutamente sì. Per carità, Iwata ha saputo portare Nintendo al numero 2 (o forse addirittura all'1) nella classifica delle compagnie giapponesi più redditizie dell'anno e sicuramente gli vanno riconosciuti meriti e onore... Però, a un certo punto, la fiducia deve venire a termine, se i risultati sono così profondamente negativi. Oltretutto, temo che la crisi vera per N non sia alle spalle, anzi... Sono proprio le soluzioni - o supposte tali - preventivate da quel ciuffone del Satoru a spaventarmi particolarmente. E comunque, come già scritto nelle scorse settimane su IGN, in tutta questa fase di mazzate sui denti, vorrei capire cosa cazzo sta facendo Miyamoto, che la compagnia e il pubblico hanno LEGGERMENTE bisogno della sua luce, del suo genio e dei suoi giochi.

Francesco "Link" Fossetti, il nostro inviato dal Canada: Non credo che i problemi di Nintendo siano da imputare strettamente alle scelte di Iwata. Quindi “cacciarlo” non è il verbo giusto. Potrebbe aver senso però sostituirlo, perché penso che per uscire dalla crisi servano prese di posizioni immediate e belle forti e non so se il presidentissimo ha il polso per cambiare le cose. Più generalmente, credo Nintendo farebbe bene, essendo un'azienda che si rivolge al mercato globale, a dare spazio anche a qualche dirigente occidentale, in nome di una visione più eterogenea.

Alessandro Arndt "Mugo" Antani Mucchi, ci fa le sigle per la GDC: Sono di parte perché il presidentissimo mi sta simpatico, quel suo modo cortese di rapportarsi col pubblico, i suoi guantini bianchi mentre fa l'unboxing di Wii U, le gag impacciate che infila nei video, a Iwata gli voglio bene. Forse gli azionisti lo vorrebbero a casa, ma non sono sicuro che l'impatto mediatico di un licenziamento sarebbe positivo, potrebbe anche peggiorare la già traballante posizione di Nintendo. Sicuramente, però, ci vuole un cambio di passo, cambio che Nintendo ha saputo fare in passato e che potrebbe fare anche questa volta.

Stefano "Stef" Castelli, si fa chiamare Il Paradroide: Per me, tutto sommato, "Iwata no". Semplicemente è un presidente che non ha saputo gestire bene la transizione tra DS e 3DS (recuperata in corner) e che ha gestito in modo catastrofico quella tra Wii e Wii U. OK, le colpe magari non sono tutte sue e via dicendo, ma in generale sta svolgendo un lavoro poco reattivo, che ha avuto la grande colpa di confondere il pubblico. Perché se anni fa punti il dito contro i complessissimi controller pieni di pulsanti, giustificando così l'arrivo del Wiimote e convincendo il pubblico, sette anni dopo non puoi lanciare una console che butta a mare il Wiimote e si propone con un joypad ancora più complesso. Se costruisci il tuo successo su Wii Sports, poi non puoi lanciare Wii U ignorando del tutto Wii Sports. E via dicendo. Manca proprio una "visione" e di questo, secondo me, una buona parte della colpa può essere adducibile a Iwata. Anche la politica del Nintendo Direct è disastrosa: mini-show che annunciano videogame che saranno disponibili di li a poche ore. Ottimo: così facendo, tagli fuori tutta quella parte di articoli dei media come anteprime e hands-on che contribuiscono a creare attesa per un gioco. Passi direttamente dall'annuncio alla recensione: un'occasione sprecata per far parlare del tuo gioco.

Lorenzo "Pocoto" Baldo, non perde mai occasione d'insultare Iwata: Non ho mai nutrito simpatie per Iwata, lo trovo irritante, privo di carisma: Hiroshi Yamauchi, per quanto ostinato, spesso al limite dell'autolesionismo, era di tutt'altra pasta, un vero samurai. Ma, sebbene attenda con trepidazione il momento in cui l'odioso Satoru si allontanerà dalle scene, ritengo che questo non sia il momento adatto per rassegnare le dimissioni. Una simile decisione avrebbe ripercussioni fin troppo negative su Nintendo e, in questo periodo così particolare, bisogna fare quadrato, stringere i denti e lavorare d'insieme per uscire dalle sabbie mobili. Una volta in salvo, con il pericolo alle spalle, si pensi al rinnovamento, a partire dalla cima della piramide.

Il prossimo annuncio Nintendo.

Il prossimo annuncio Nintendo.

Al di là di cosa può essere visto come giusto o sbagliato, a livello economico o aziendale, cosa vorresti, tu, che facesse Nintendo? Anche una roba folle, eh.

Marco "Mdk7" Mottura, pensava di aver consegnato le sue risposte in ritardo, è stato il primo: Guarda, butto lì una follia totale: vorrei che tornasse a fare quello che meglio sa fare, ovvero i videogiochi. Senza dedicarsi a cagate che non c'azzeccano nulla col suo settore principale, senza cercare ossessivamente nuovi acquirenti, senza impazzire dietro a questa o quella moda, ma al contrario cercando di recuperare se stessa e il suo pubblico, che anno dopo anno migra verso i competitor. Servirebbe attualizzarsi, tornare sul pezzo, fare passi da gigante sull'online (aprendosi inevitabilmente un po' all'occidente), però alla fine rimane un dato di fatto: che quando N ci si mette, oggi come ieri, i prodotti che sforna lei non li sforna NESSUNO. E scusate se è poco.

Francesco "Link" Fossetti, il nostro inviato dal Canada: Non mi piacciono le robe folli, quando non sono io a farle. Nintendo dovrebbe fare quello che la gente chiede da un po': ovvero ricominciare a lavorare sulle nuove IP, avere il coraggio di prendersi dei rischi e magari fallire, accantonare questi nuovi progetti e ricominciare con altri. E capire insomma che il carattere di una console non arriva solo dal pad.

Alessandro Arndt "Mugo" Antani Mucchi, ci fa le sigle per la GDC: Armi. Dalle mine antiuomo ai robot ninja assassini, vorrei vedere il Giappone come una nuova superpotenza che domina il Pacifico con mecha-godzilla e simili, marchiati Grande N.

Stefano "Stef" Castelli, si fa chiamare Il Paradroide: Eh... difficile a dirsi, ora come ora. Vorrei che analizzasse i motivi che hanno reso Wii un campione di vendite e provasse ad applicarli a Wii U, lasciando perdere le gare con Sony e Microsoft, che si sono rivelate, dai tempi di Gamecube, tutt'altro che fruttuose. Nintendo ha un'identità precisa che, secondo me, all'epoca di Wii e DS ha espresso in modo eccellente: mascherarsi da amanti degli "hardcore gamer" per rubare utenti a Sony e Microsoft, quando in realtà si è già potenzialmente il prototipo del produttore di videogame hardcore, è un errore davvero banale ed evitabile. Mi verrebbe da dire che basterebbe che Nintendo ricordasse chi fosse e continuasse su quella strada, magari sposando di nuovo la causa dell'immediatezza e della semplicità adottata con Wii. Ah, e vorrei che cacciasse fuori un cavolo di nuovo Metroid bidimensionale. Che magari non risolverà nulla, per carità. Però, aoh, lo voglio.

Lorenzo "Pocoto" Baldo, non perde mai occasione d'insultare Iwata: Giochi. Solo quello. Titoli di qualità, capolavori degni di entrare negli annali. Dopo l'ennesimo Nintendo Direct, a dir poco raccapricciante, sembra quasi che se lo siano scordato.

VGB - Vecchi Giochi Brutti #14

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