Outcazzari

DmC - A caval donato e pesci rossi non si guarda in bocca

DmC - A caval donato e pesci rossi non si guarda in bocca

Tiro fuori questa recensione che non sa cosa sia la vergogna principalmente per due motivi: il 24 dicembre, quando la metà di voi sarà in giro per negozi strapagando la peggio cacata da regalare a chicchessia e maledicendosi per essersi ridotto a fare i regali all’ultimo momento, sul mai troppo lodato PlayStation Plus appariranno da scaricare aggratis due giochi niente male: Borderlands 2, del quale ho detto già a più riprese lungo lo scorso anno, e soprattutto DmC, di cui cercherò di parlarvi oggi. Il secondo motivo è quello che, tra l'altro, mi ha fatto usare il condizionale nella frase precedente: ho una memoria di merda, e considerando che il gioco in questione è uscito (e l'ho giocato) a gennaio, ma comunque mi spiace che non se ne sia parlato qui su Outcast, ho pensato bene di tirare fuori una discreta paraculata e trasporre qui una delle rubriche più belle di internet, ossia La memoria del pesce rosso de i 400 Calci. Insomma, questa è una roba one shot, fatta per il gusto di passarmi una domenica (uscire a Genova sotto Natale equivale a rimanere paralizzati nel traffico e morire di stenti) e per darvi un comodo riferimento borderline pre-download (niente che siti pettinati e video di YouTube possano offririvi, sostanzialmente). D'altronde, in tutta sincerità, a me quella rubrica là piace talmente tanto che ho pensato più di una volta di proporne una versione outcastiana, con qualche modifica qua e là per non farne una copia spudorata... ma cosa ci cambi, alla rubrica perfetta? Boh, appunto. Chi vivrà vedrà. (Beh, per esempio ci cambi il fatto che in genere nella rubrica originale non parlano di roba vecchia appena qualche mese. :D ndgiopep)

Una delle regole del gioco è che non si possono controllare su Wikipedia le parti dimenticate dell'opera. Altrimenti arriva Dante e mi mena.

La premessa:DmC nasce e si sviluppa come reboot del Devil May Cry che tutti abbiamo imparato ad amare all'epoca della PlayStation 2, quando ancora Kamiya era in Capcom e le software house giapponesi non avevano il complesso di inferiorità nei confronti di quelle europee, solo perché CoD vende ogni anno gozzilioni di copie e Katamary Damacy non viene capito al di fuori del distretto di Tokyo. A causa di questo complesso di inferiorità, la stessa Capcom ha deciso di abbandonare la via del tamarro goth made in Japan, affidando lo sviluppo di DmC ai britannici di Ninja Theory, saliti alla ribalta per (i tutt'altro che clamorosi) Heavenly Sword (stavo per usare Wikipedia) ed Enslaved. Non bastasse questo a far storcere il naso ai più, nel primo filmato di gioco mostrato al pubblico, Dante appare completamente diverso dall'idol goth che eravamo abituati a conoscere, ma più che altro sembra il cugino scemo di Robert Pattinson, buttato in un mondo di mostri usciti da un incubo post-indigestione di Tim Burton. Una roba che i fan, sul momento, hanno percepito come un dito medio, al punto che molti si lanciarono in minacce roboanti, del tipo "Sai che c'è? che 'sto DmC non lo compro, così imparano". A giudicare dai dati di vendita, direi che hanno mantenuto la parola.

Ve la ricordate la puntata di Futurama sulla fabbrica dello Slurm? Ecco, ma meno divertente.

C'è anche una pseudo love story, ma è talmente marginale e volutamente accennata che non ricordo neanche come si chiamasse la squinzi.

Il plot: Essendo un reboot, DmC annulla quanto sapevamo del Dante "giapponese", raccontandoci un'altra storia, simile ma diversa, del protagonista. Ovviamente non è nulla di indimenticabile o trascendentale, visto anche che c'è più o meno tutto quello che vi potete aspettare: ricordi lacunosi, passati burrascosi, parenti dispersi e pseudodrammi assortiti. Il problema di DmC, semmai, è che per sembrare più accattivante e "figlio dei nostri tempi" (che, tra l'altro, era un po' il difetto per il quale è stato accantonato il "vecchio" Dante), la storia assume presto una bizzarra sfumatura complottista, con tanto di megacorporazioni e attivisti stile Anonymous, che presta il fianco a più di una critica, anche e soprattutto perché il risultato finale sembra abbastanza un'accozzaglia di idee prese qua e là, messa assieme per contestualizzare un minimo le grandi mazzate del gioco. Ma, intendiamoci, alla fine va anche bene così, ché aspettarsi una trama solida da un action (per giunta un Devil May Cry) è un po' come aspettarsela da un porno. E, tra l'altro, va anche detto che il personaggio viene delineato meglio qui che nei quattro capitoli precedenti, nonostante tutto.

Dettagli cruciali:

- Una volta assimilata la presenza del nuovo Dante (che a mio avviso rimane comunque un pesce lesso, confronto all'icona pop precedente), il gameplay si rivela ottimo. Il sistema di combo non sarà magari profondo come nel recente passato, le armi sbloccabili non saranno clamorosamente sceme come la chitarra spara fulmini di Devil May Cry 3 o la ruota-spara-missili-che-esce-dalla-valigetta di chissà qual era il DMC giusto, e i nemici saranno anche eccessivamente didascalici e poco ispirati, ma alla fine anche il cugino scemo di Robert Pattinson riesce a regalare del sano divertimento, soprattutto se volete raggiungere la massima valutazione in ogni missione.

- Il level design è semplicemente stratosferico. Il gioco è ambientato a Limbo City, un luogo a metà tra due dimensioni di cui, per la maggior parte del tempo, vedremo la versione "alternativa", una città che lotta contro di noi, che ci scrive le cose brutte sui muri e che nasconde i classici millemila collectible necessari per potenziare il personaggio e ottenere il punteggio più alto alla fine del livello/missione. Limbo City, poi, alla pari delle altre ambientazioni del gioco, riesce clamorosamente a non essere la solita accozzaglia di colori spenti e galvanizza la splendida art direction di Alessandro Taini, di cui ho già avuto modo di parlare, risultando una delle più belle location videoludiche da un bel po' di tempo a questa parte.

Level design, di cui abbiamo una diapositiva.

- Nel gioco ci sono sporadiche fasi platform, che non ho trovato assolutamente fastidiose ma che ad alcuni hanno fatto saltare le cervella dall'odio. In generale, comunque, se devo scegliere tra le fasi platform di DmC e i puzzle scemi di Devil May Cry o God of War, tutta la vita le prime. Certo, sarebbero meglio gli intermezzi Outrun di Bayonetta, ma accontentiamoci.

- DmC, su console, va a 30 frame per secondo. La cosa non mi ha dato fastidio all'epoca, ma poi è uscita la versione PC superfiga e allora parliamone, sto rosicando ancora adesso... ma quaranta euro a Gabe non li smollo neanche sotto tortura.

- Il gioco dura il giusto, nel senso che siamo nell'ordine delle otto ore, se non sbaglio. Comunque, la varietà di situazioni e alcuni boss fight particolarmente ispirati non danno mai la sensazione di ripetitività o di noia, il che è un bene.

Laggente si menano.

Gioco con cui è viene confuso più facilmente: Nessuno. Per fortuna non hanno mai realizzato un videogioco di Twilight.

Segni che è stato giocato nel 2013: Fosse uscito prima, Capcom l'avrebbe fatto da sé e con budget fuori dalla grazia di Dio.

Titolo più fico dato al gioco sui mercati non ispanofoni: Ecco, quanto mi dispiace che non si possa fare la trasposizione giocosa di questo punto?

Lo rigiocheresti? Sto aspettando che diminuisca di prezzo su Steam per lasciarlo a marcire nel backlog.

Insomma, DmC non sarà forse il gioco dell'anno, ma ha comunque diversi pregi e, più in generale, non è il ciofecone che tutti si aspettavano associando il nome del franchise a quello dei Ninja Theory. E poi, se state leggendo questa roba qui, non ci avete ancora giocato e soprattutto avete un account PlayStation Plus, non vedo proprio il motivo per non giocarlo.

Ho giocato DmC acquistandone al lancio la versione Xbox 360. Se non avessi controllato su internet una cosa completamente non correlata, mi sarei dimenticato di dirvi che la colonna sonora è bella pesa grazie a gentaglia come i Combichrist. Fate finta di niente.

Voto: 8

Box-Quote suggerita:

"Comunque meglio di The Last of Us."

Old! #43 – Dicembre 1993

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VGB - Vecchi Giochi Brutti #12

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