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Into The Stars e l'eredità di FTL

Into The Stars e l'eredità di FTL

Faster Than Light è stato uno fra gli indie di maggior successo (anche di critica) degli scorsi anni: un rogue-lite spaziale ricco di fascino e profondità che, nonostante la sua spartana veste grafica, ha saputo catturare gli utenti di tablet e PC. Non stupisce quindi che altri sviluppatori indipendenti, specialmente in questo periodo in cui i videogame a tema sci-fi sembrano andare fortissimo, decidano di seguire i passi di FTL. Into the Stars deve infatti molta della sua filosofia di base al gioco di Subset Game, pur portando con sé alcune differenze di non poco peso. Anzitutto, Into The Stars abbandona le due dimensioni per buttarsi a capofitto nel 3D: una scelta stilistica che, però, ha forti ripercursioni anche sul gameplay. La vostra astronave, in fuga dal pianeta natio distrutto da una razza aliena ostile, è una lenta e pachidermica “Capital Ship” da pilotare direttamente come un novello Han Solo. Dita sulla tastiera, qualche pulsante da premere e si è subito a zonzo tra pianeti e asteroidi, virando e dosando gli acceleratori fino a quando si decide dove approdare. La destinazione finale è l’altro capo della galassia, dove un nuovo pianeta abitabile aspetta i diecimila sopravvissuti di cui vi siete fatto carico.

Il bel popò della mia astronave.

Il bel popò della mia astronave.

La malvagia razza aliena non resterà a guardare: gli Skorn saranno anzi pronti a farvi la pelle alla prima occasione. Per questo, specialmente nelle prime battute di gioco, sarà necessario ottimizzare le proprie risorse e magari ottenerne di nuove, al fine di potenziare la propria nave e permettere una lunga sopravvivenza ai profughi spaziali. Proprio come in FTL, inoltre, sarà molto importante la gestione del vostro equipaggio, qui composto da un capitano e sei altri membri. Ogni leader, ovviamente, godrà di determinate caratteristiche in grado di influenzare la partita in corso: un ex condottiero fornirà un bonus ai combattimenti, mentre un imprenditore aiuterà non poco nella microgestione delle risorse. Idrogeno, diossido di carbonio, magnesio, nitrogeno e biomateria sono ugualmente importanti per la buona riuscita del vostro viaggio e il loro consumo è legato a doppio filo ai moduli che avete installato all’inizio della partita o che avete equipaggiato in corso d’opera.

Il rapporto moduli/risorse costituisce uno fra i perni dell’aspetto più gestionale di Into The Stars: combinazioni diverse di moduli non solo portano a vantaggi differenti, ma anche a consumi e produzione di risorse diverse. Il risultato, almeno da questo punto di vista, sono partite tutte diverse tra loro, dove magari la combinazione usata precedentemente non è più disponibile o non è più la migliore. Nonostante infatti il più delle volte sia consigliabile un approccio quanto più possibile “equilibrato”, non sempre sarà possibile perseguirlo negli stessi modi prima battuti.

Ciò che invece non cambia mai, almeno a questo stadio dei lavori, è la mappa di gioco. Lì dove FTL proponeva ad ogni partita una galassia sempre diversa, Into The Stars propone invece il medesimo insieme di planetucoli ad ogni nuovo avvio, instillando così un pizzico di ripetitività, che non fa mai bene.

Un menù che fa tanto 1998.

Un menù che fa tanto 1998.

Non ho inoltre gradito l’estenuante lentezza del gioco. Se ai movimenti della navicella ci si può fare l’abitudine, anche i combattimenti e in generale la navigazione attraverso l’interfaccia non sono snelli e, a dirla tutta, possono snervare il più pacato dei giocatori. Non bastano gli “Eventi”, momenti in cui si è chiamati a scegliere tra due diverse opzioni, o la gestione della felicità degli abitanti della propria cittadella spaziale a movimentare le cose: la sensazione che si ha giocando a Into The Stars è quella di trovarsi di fronte a un FTL magari più spettacolare, ma troppo lento e con alcune variabili che non arricchiscono la formula di base ma, anzi, finiscono per appesantirla ancora di più.

Se alcuni problemi, come quello del bilanciamento dei combattimenti e di alcuni eventi, saranno molto probabilmente risolti da qui all’uscita definitiva, personalmente dubito un po’ che il mood del gioco e, soprattutto, l’orrida interfaccia subiranno radicali stravolgimenti nel corso dei lavori. Allo stato attuale di gioco in Accesso Anticipato su Steam, Into The Stars è grezzo, ma lascia già intravedere l’anima di un gioco forse fin troppo di nicchia, in grado di appassionare pochi e poco. Non tutti i FTL riescono col buco, a quanto pare.

Shadow Moses è il remake di MGS che ci piacerebbe, ma che Konami ammazzerà di sicuro

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Old! #144 – Gennaio 1986

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