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Librodrome #36 - L'invasione degli Space Invaders

Librodrome #36 - L'invasione degli Space Invaders

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Per quanto distopica e poco invitante possa apparire la copertina del libro, con autore in posa ed espressione tra il presuntuoso e l'inebetito, L'invasione degli Space Invaders di Martin Amis va (prima o poi) acquistato e divorato con gli occhi. È vero, costa caro (25 €), anche più della bresaola, ma la copertina brossurata, il codice a barre di Massimo Coppola e una sufficiente quantità di sbalordenti fotografie d'epoca (a tutta pagina), che quasi vorreste carezzarle, rappresentano una vera e propria YouPorn per tutti gli appassionati di retrogaming, coin-op e sale giochi in bianco e nero.

Quell'espressione un po' così, che abbiamo noi quando giochiamo al bar. 

Quell'espressione un po' così, che abbiamo noi quando giochiamo al bar.

 

"È successo nel 1979. Mi trovavo nella Francia meridionale, ed era l’estate che ha segnato l’inizio dell’Invasione. […] Il bar quella sera chiudeva alle undici. Io sono stato l’ultimo ad andare via, stanco ma contento. La moglie del proprietario mi guardava con un sorriso pieno di comprensione mentre io mi allontanavo barcollante. All’inizio ho pensato che fosse una cotta estiva. Ma in cuor mio ho sempre saputo che si trattava di una cosa seria. Ero estasiato, trasfigurato, rapito. Ero stato invaso."

L'occasione sembrerebbe eccezionale: si tratta della prima ristampa in assoluto di un libro scritto nel 1982, divenuto presto introvabile, addirittura disconosciuto dall'autore (preso da ben altre scritture) e venduto a carissimo prezzo nel mercato underground dei sordidi collezionisti di tomi. La prefazione è un bonus gentilmente offerto da Steven Spielberg.

Appassionato di videogiochi fin dalla sua gioventù, Martin Amis ha provato tutte le fasi della videodipendenza: dall’esaltazione per l’ultimo cabinato in circolazione alla ricerca spasmodica della sala giochi più vicina, dall’autoisolamento ai disturbi del sonno. L'invasione degli Space Invaders è il lucido racconto di tutto ciò, e molto altro ancora.

Entrate a vostro rischio e pericolo.

Entrate a vostro rischio e pericolo.

"Chiunque abbia avuto problemi di dipendenza da alcol o droghe si riconoscerà in questo monologo interiore: 'Adesso credo di avere finalmente la situazione sotto controllo. Non c’è problema, l’importante è sapersi moderare. Ieri sono stato bravissimo, non ho giocato praticamente mai. E quindi stamattina mi sono concesso qualche partita. In fondo nessuno è perfetto, no? Va bene, stasera non gioco, tanto per dimostrare che posso smettere quando voglio. Ma che male c’è, in fondo? Perché la prendo tanto sul serio? È solo un gioco. Che male possono fare un paio di partite…".

Il volume è così eterogeneamente tripartito: la prima parte è il breve, fuligginoso e appassionante racconto di sale giochi, violenza, navi del mistero, storie di trance virtuale e povertà, scazzottate, criminali, sigarette, monetine, bachelite, pioggia e tempi ormai andati, che non torneranno più… grazie tante, PlayStation. La seconda, invece, è forse addirittura più stuzzicante della prima, visto che Amis si prodiga nello stilare vere e proprie guide strategiche e recensioni "belle fresche" dei cabinati più in voga in quegli anni, quali Asteroids, Donkey Kong, Pac-Man, Galaxian o Defender, sentenziando giudizi arbitrari, spesso sommari, sempre innocui e assolutamente sfiziosi ("Donkey Kong ci arriva dalla Nintendo Leisure Systems. […] Parliamoci chiaro, l'hardware è spettacolare – la grafica, gli effetti sonori, la duttilità di personaggi che non hanno niente da invidiare a un cartone animato: tutta roba di prima classe, insomma"). La terza parte, in ultimo, tratta dell’avvento delle console casalinghe e dei primi videogiochi portatili a led e LCD, tra stralci d'opinione, schede tecniche abbozzate qui e là e già tanta nostalgia per l'epoca dei grandi cabinati pronti ad estinguersi come dinosauri al sole. Resta una consapevolezza: l'invasione è giù successa.

Per un antropologia dell'equilibrismo videoludico.

Per un antropologia dell'equilibrismo videoludico.

Al di là di tutti i pregevoli (o meno) caratteri impressi sulle sue pagine e della loro capacità di riportarvi ai tempi di Humphrey Bogart o alle fascette di spugna anni '80, L'invasione degli Space Invaders è soprattutto corredato di un repertorio fotografico a dir poco spettacolare, che da solo vale tutto il prezzo di copertina e non ammette proprio didascalie sensate. Consideratelo prevalentemente un libro di rara fotografia videoludica in bianco e nero.

La lezione più importante che potrete apprendere dalla lettura del libro di Martin Amis, comunque, è che se colpite la Nave del Mistero al quindicesimo tiro, guadagnate 300 punti.

Ho acquistato L'invasione degli Space Invaders presso la libreria teatina Il Segnalibro 23, (gestita con garbo e professionalità da Breincoso), approfittando peraltro di uno sconto di ben cinque euro e leggendolo praticamente in un sol boccone.

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