Librodrome #76: L'arte visiva dello ZX Spectrum
Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.
Dopo aver scritto qua dentro dei commpendium con due emme, quelli dedicati a Commodore 64 e Amiga, potevo esimermi dallo scribacchiare anche del primo compendium con una emme, quello dedicato allo ZX Spectrum? No che non potevo, e quindi oggi si parla di Sinclair ZX Spectrum – a visual compendium. Come i due precedenti, anche questo libro nasce su Kickstarter grazie agli sforzi congiunti di Sam Dyer e Bitmap Books, al fine di celebrare la storia di una macchina, lo ZX Spectrum, passando soprattutto dalle immagini. Schermate di caricamento, mappe di interi livelli e giochi, copertine, illustrazioni per riviste, screenshot di gameplay, c'è un po' tutto quello che a quei tempi era il videogioco dal punto di vista visivo, declinato secondo i pochi colori e l'alta (per i tempi) definizione del computer targato Sinclair.
Ma le trecento pagine abbondanti non sono composte da sole immagini, dato che un Dyer ormai totalmente a suo agio nell'impresa di documentazione in cui si è gettato ha messo assieme una serie di contributi da leccarsi i baffi e racconta, tramite interviste e approfondimenti, la storia di grafici, programmatori, software house e riviste che componevano il mondo dello ZX Spectrum. Gli anni della battaglia con il Commodore 64 vengono messi in scena tramite le parole di gente del calibro di Mel Croucher, Colin Jones, Clive Townsend, Robert White, i fratelli Stamper, i gemelli Oliver e tanti altri ancora. Scopriamo come nacque la leggenda di Ultimate Play the Game, il team di Chris e Tim Stamper che dominò più di tutti l'era dello Spectrum e che mutò poi in quella Rare portabandiera dello sviluppo occidentale su tante macchine Nintendo, ma vengono approfondite anche le storie di sviluppatori meno noti e viene data direttamente voce a tanti personaggi fondamentali.
Il grande protagonista, comunque, rimane lui, lo ZX Spectrum, coi suoi adorabili tastini di gomma. Io avevo il Commodore 64 e la macchina di sir Clive la vidi dal vivo solo una volta, a casa di un compagno di classe delle medie. Giocammo a una roba che i miei amici non riuscivano a identificare, ma io lo capii subito: era quel gioco da sala del barbaro che lanciava il rotellone. Era Rygar. Io non ricordavo che si intitolasse Rygar e la versione a cui giocammo quel pomeriggio non aiutava, temo, dato che arrivava dalle simpatiche cassettine molto poco ufficiali vendute in edicola. Eppure lo riconobbi, per lo stupore dei miei compari che, da soli, non ci sarebbero mai arrivati. Cosa debba significare questo racconto non lo so, ma era l'unica cosa realmente personale che avevo da dire sullo Spectrum e ci tenevo a metterla.
Il protagonista del libro, dicevo, viene raccontato anche a parole, perfino in una sintetica paginetta che ne illustra la genesi per sommi capi, ma soprattutto tramite le immagini, per lo più a doppia pagina, splendide come al solito, che aprono una finestra su un mondo lontano e meraviglioso. Un mondo figlio dell'arte pazzesca che può nascere quando le limitazioni spremono la creatività. Un mondo fatto di trovate visive surreali, fuori di testa, e di quadri dipinti riempiendo con pazienza un pixel alla volta, per ore e ore, sperando che il salvataggio vada poi a buon fine. Un mondo meraviglioso e che mi fa venire gli occhi lucidi anche se io, sullo ZX Spectrum, ci ho messo le mani per un paio d'ore in tutto. Chissà a chi ce l'aveva.
Io il libro me lo sono procurato come i precedenti, mettendo i soldi su Kickstarter e beccandomi pure qualche simpatico gadget. Se lo volete acquistare, comunque, lo trovate su Funstock assieme agli altri. Ah, ve lo dico: il prossimo sarà dedicato al NES.