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Paperback #28: L'Ultima Caccia di Kraven è invecchiato meglio di me

Paperback #28: L'Ultima Caccia di Kraven è invecchiato meglio di me

Paperback è la nostra rubrica in cui parliamo di libri e fumetti non legati al mondo dei videogiochi. Visto che per quelli legati al mondo dei videogiochi c’è quell’altra.

Batman ha Il ritorno del cavaliere oscuro. Daredevil, invece, Born Again. E se Superman ha recentemente avuto All Star Superman, per l’Uomo-Ragno, la “storia definitiva” è senza alcun dubbio L’ultima caccia di Kraven. Perlomeno se lo chiedete a me.

Certamente è la storia definitiva di Kraven, nemesi dell’Uomo-Ragno mai davvero tra le più brillanti. Eppure, la storia di J.M. DeMatteis riesce ad esaltarne ogni caratteristica: la possenza del fisico (merito, questo, di uno straordinario Mike Zeck), la regalità del carattere, la fierezza insita in ogni sua azione e, soprattutto, il suo essere decisamente anacronistico.

Persone che conoscono la loro identità.

In un mondo ai passi dell’ipermodernismo (la storia è ambientata in una cupa New York City di fine anni Ottanta), Kraven è infatti un uomo d’altri tempi per retaggio, principi, metodi e soprattutto intenti. Ed è anche un uomo stanco e poco soddisfatto del mondo in cui vive. Per questo decide di concludere la sua storia in gloria: catturando, finalmente, il più ambito dei trofei. Che sarebbe l’Uomo-Ragno, ovviamente.

Inizia così un percorso incessante, martellante, quasi doloroso, che porta Karven a trascendere i limiti dell’umano e l’Uomo-Ragno (il lato “Parker” dell’arrampicamuri, seppur presente, è quasi marginale) in una disperata resistenza, che include anche un ignaro Vermin, suo malgrado esca e vittima della caccia di Kraven.

Quando finisce la carta igienica.

“Disperata”, perché il Ragno ne uscirà sconfitto tanto nel corpo quanto, soprattutto, sotto il profilo mentale. Mentre l’inizialmente insaziabile Kraven riuscirà a trovare l’agognata pace, andandosene finalmente nella gloria che ha sempre desiderato e voluto.

Uscito poco prima dell’avvento di Venom (l’Uomo-Ragno ha il costume nero!) e quindi dell’ingresso di Peter Parker nel mondo caciarone e ipertrofico del superomismo anni Novanta, L’ultima caccia di Kraven è una storia cupa - ma a suo modo profondamente “poetica” - di disperazione e redenzione. Il ritmo incessante, martellante e quasi ossessivo della narrazione ha dettato scuola, tanto che pochi anni dopo Todd McFarlane cercherà di riprenderlo - con risultati buoni ma non così eccelsi - in una storia dedicata a Lizard per la testata dedicata all’arrampicamuri di sua gestione.

Il fatto che il Ragno sia tutto scuro rende il tutto migliore. E affina assai.

Insomma, non sarò né il primo né l’ultimo a consigliarvi la lettura di questa iconica storia dell’Uomo Ragno. La trovate un po’ ovunque, tra ristampe, riedizioni e formati digitali. E se l’avete già letta, spero solo che le mie parole vi facciano venir voglia di risfogliare quelle pagine.

Io mi sto preparando a farlo.

Questo articolo fa parte dell'amichevole Cover Story di quartiere su Spider-Man, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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