Old! #72 – Luglio 2004
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Il 20 luglio del 2004 viene pubblicato ESPN NFL 2K5. E voi direte: "Checcefrega?". Eh, lo capisco, eh, ma il fatto è che si tratta dell'ultimo episodio mai uscito della serie sportiva avviata da Sega su Dreamcast, quindi comunque un po' una lacrimetta nostalgica mi sorge spontanea. Anche perché si tratta di una serie che ho amato molto per diversi motivi, a cominciare dal fatto che proponeva forse per la prima volta una concorrenza seria per il Madden NFL di Electronic Arts. Sviluppata, come la sorella NBA 2K, da Visual Concepts, team composto in buona parte da fuoriusciti di EA Sports, alla fin fine NFL 2K rappresentava bene o male per il football americano ciò che in quegli anni si poteva trovare in Pro Evolution Soccer per il calcio e, appunto, in NBA 2K per la pallacanestro NBA. Hai detto niente.
Comunque, dicevamo, ultimo episodio, luglio 2004. Messo in vendita a prezzo ridotto, ESPN NFL 2K5 prosegue il percorso di crescita della serie e viene acclamato ancora oggi come una fra le migliori simulazioni sportive di tutti i tempi e, probabilmente, il miglior gioco dedicato al football americano della storia. Praticamente ogni anno appaiono articoli e video che spiegano come mai ancora una volta il nuovo Madden lo puppa a NFL 2K5. E, di nuovo, hai detto niente. Poi, certo, magari si esagera anche un po', ma insomma, una base di verità dovrà pur esserci, no?
Il problema è che proprio quell'anno EA Sports stringe un accordo di esclusività con la NFL e, già che c'è, successivamente mette le mani in esclusiva pure su football NCAA, Arena Football e, per completezza, ESPN. Questo, di fatto, ammazza la serie 2K Sports, che ci riproverà comunque tre anni dopo con un gioco basato sulle vecchie glorie (All-Pro Football 2K8) e mollerà poi definitivamente il colpo. ESPN NFL 2K5, per altro, probabilmente proprio per l'assenza di seguiti (e grazie alla possibilità di aggiornare i roster), continuerà a vendere per diversi anni dopo l'uscita, arrivando non lontano dai quattro milioni e mezzo di copie, che rappresentano ancora oggi un risultato di spessore assoluto per un gioco di football americano. Madden, per dire, ha toccato quelle cifre appena quattro volte in venticinque anni.
Dieci anni fa, esattamente come oggi, non è che uscisse molto nei negozi a luglio. E infatti, tolto ESPN NFL 2K5, non ho altri giochi di cui parlare. C'è però qualcos'altro di interessante da menzionare: in quel periodo, era in pieno furore la polemica relativa alla pubblicazione di Manhunt da parte di Rockstar Games. Considerando come tende a muoversi l'opinione pubblica in relazione alla violenza nei videogiochi, non c'è da stupirsi se quel gioco così "forte" aveva attirato l'attenzione. Nello specifico, il politicante Joe Baca, forte sostenitore di una proposta di legge per multare chi vende giochi dai temi adulti ai minori di diciassette anni, aveva preso di mira il gioco, criticandone pesantemente la violenza brutale e la semplicità d'uso anche per un bambino.
Tutta la faccenda subisce un'improvvisa impennata il 28 luglio del 2004, perché il gioco viene collegato all'omicidio del quattordicenne inglese Stefan Pakeerah, ucciso dal suo amico diciassettenne Warren Leblanc. La stampa, infatti, si butta a pesce sulla notizia che una copia del gioco pare essere stata rinvenuta nella stanza dell'assassino, a quanto pare ossessionato da Manhunt. Ovviamente ne nasce la solita tarantella di accuse, difese, controaccuse, sensi di colpa, colpe scaricate e via dicendo, durante la quale diversi rivenditori decidono di rimuovere il gioco dagli scaffali e, nonostante questo, scatta l'inevitabile impennata di vendite. Non esiste pubblicità cattiva, del resto.
Poco tempo dopo l'omicidio, si scatena l'avvocato Jack Thompson, un habitué delle campagne contro la violenza nei videogiochi, sostenendo che poco dopo la pubblicazione di Manhunt aveva scritto a Rockstar Games avvisando l'azienda che secondo lui il gioco rischiava di fare da ispirazione a qualche instabile. E subito la famiglia Pakeerah lo ingaggia per far causa a Sony e Rockstar, mirando a cinquanta milioni di sterline. Il bello di tutta la faccenda? Lo stesso giorno in cui Thompson se ne salta fuori con la sua sparata, la polizia svela che la stampa si è sbagliata, che il videogioco è stato trovato in casa della vittima, non dell'assassino, e che l'omicidio è frutto di un semplice tentativo di rapina. E infatti poco dopo Thompson e i Pakeerah lasciano perdere la causa. Ovviamente, tre anni dopo, con il lancio di Manhunt 2, la polemica tornerà in auge. Ma facciamo che se ne parla fra tre anni, se questa rubrica starà ancora andando avanti. Però vi metto qua sotto un video a caso con Jack Thompson, così, per rovinarvi il fine settimana.