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Racconti dall'ospizio #4 - Osu! Tatakae! Ouendan

Racconti dall'ospizio #4 - Osu! Tatakae! Ouendan

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Se nella vostra vita vi è capitato almeno una volta di guardare un cartone animato giapponese a tema sportivo, da Holly e Benji a Mila e Shiro, di certo non possono essere sfuggiti ai vostri occhi - oltre che i campi chilometrici e i palloni ovali - i simpatici comprimari che stavano sugli spalti a fare il tifo con la divisa nera di flanella nonostante ci fossero 70 gradi e tutti gli altri fossero in maniche corte.

Beh, in giappone ci hanno basato non uno, ma ben due giochi! Nintendo DS ha infatti ospitato la serie Osu! Tatakae! Ouendan, che mette nei panni di un team di tifosi "organizzati" giapponesi - gli Ouendan, appunto - che vengono in soccorso del malcapitato di turno alle prese con una situazione più o meno disperata: c'è chi vuole conquistare la ragazzina più carina della scuola, chi deve vincere le elezioni e c'è anche chi ha bisogno di trovare l'ispirazione per fare l'opera d'arte definitiva.

Un saluto ai maturandi.

Un saluto ai maturandi.

Il nostro compito è dunque quello di aiutarli, attraverso un manga comico/demenziale interattivo diviso in tre stage, che possiamo fallire o completare con successo a seconda di quante combo vengano incatenate ticchettando a ritmo di J-Pop sui tasti numerati che compaiono sullo schermo inferiore della console. Ovviamente, in caso di fallimento di uno stage o di un intera canzone, lo schermo superiore mostrerà il malcapitato finire in situazioni poco piacevoli nonché assolutamente comiche e ben comprensibili, pur essendo le vignette raccontate solo in giapponese, mentre in caso di successo la storia si avvierà verso l'happy ending.

Il gioco presenta da subito due difficoltà, facile e normale, che, pur essendo molto "lente" per quanto riguarda l'apparizione dei tasti da premere sul touch screen, sono comunque rispettose del ritmo della canzone e sono utili per prendere le misure al gameplay e ai suoi elementi, che diventano decisamente più ostici con la modalità difficile e con la temibile modalità "Insane", in cui il team di vestitissimi nerboruti maschioni lascerà spazio a delle graziose e svestite cheerleader stile Lollipop Chainsaw, che invece di farvi mingere arcobaleni metteranno a dura prova i vostri reni.

Le minacciose cheerleader del livello di difficoltà Insane di Osu! Tatakae! Ouendan.

Le minacciose cheerleader del livello di difficoltà Insane di Osu! Tatakae! Ouendan.

A un primo tentativo, infatti, le storie risulteranno ben più impegnative da completare rispetto alla difficoltà precedente, mettendo a serio rischio l'integrità dello schermo tattile della console (ma anche degli oggetti circostanti, mia madre mi odia ancora per averle distrutto un tavolino Ikea con un pugno) e portandovi a dover ripetere più di qualche volta il livello, tanto da far quasi venir voglia di urlare anche voi "OUENDAAAAAAN!".

Era già così quando l'abbiamo comprato, giuro!

Era già così quando l'abbiamo comprato, giuro!

Insomma, i giochi iNis sono sicuramente una sfida interessante per tutti gli appassionati di giochi musicali ma anche di Giappone, visto che, sostanzialmente, si tratta di leggere un manga comico che racconta tante piccole vicende di una cittadina nipponica e che la controparte "occidentale" dei due giochi,quell'Elite Beat Agents uscito nel 2007 anche in Italia, pur ricalcando fedelmente le meccaniche dell'episodio originale e introducendo alcuni miglioramenti che verranno implementati nel secondo, risulta in qualche modo meno divertente e meno riuscito nella selezione della colonna sonora, che in un gioco musicale converrete essere piuttosto importante.

Uscito nell'ormai lontana estate 2005, Osu! Tatakae! Ouendan, oltre ad aver segnato profondamente me e la mia mobilia, è dunque un gioco che tutti quelli che rimpiangono l'industria videoludica nipponica dei bei tempi dovrebbero godersi almeno una volta nella vita, soprattutto in virtù dell'enorme soddisfazione nel riprenderlo a distanza di anni e scoprirsi ancora in grado di finire la canzone finale ad Insane senza tirare giù tutti i santi dal calendario.

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