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Spaccarsi le cervella indossando un Fez (così poi lo usi per raccoglierle)

Spaccarsi le cervella indossando un Fez (così poi lo usi per raccoglierle)

Se Polytron ha impiegato cinque anni a sviluppare Fez, al gioco sono bastati cinque giorni per far impazzire la gente, esplodere diversi cervelli, generare discussioni infinite sui forum di mezzo mondo e spingere i giocatori alla follia nel tentativo di scoprire quanti cubi veramente siano contenuti nel suo mondo, cosa cacchio nasconda quell'ultima stanza che nessuno riesce a risolvere tranne un tizio che ha avuto una soffiata dall'alto, quando si decideranno ad abbattere quello che occupa la testa della classifica solo perché ha sfruttato un glitch. La testimonianza di cosa sia Fez sta, forse, soprattutto qui: nel suo aver convinto una marea di giocatori a estrarre penna e taccuino per prendere appunti davanti alla TV in un'era in cui anche per andare a pisciare usiamo l'automapping, nell'aver spinto decine di persone a lavorare sull'interpretazione di un vero e proprio linguaggio, sulla traduzione di incisioni perdute e tomi leggendari, collaborando fra diversi forum e lavorando di concerto per darsi una mano tutti assieme. Una vittoria che va oltre tutti i bug del gioco, tutte le sue piccole difficoltà e tutte le polemiche legate alla cazzimma di Phil Fish, richiamando alla mente, se vogliamo, il particolare multiplayer di Dark Souls, o l'isteria che colpì internet ai tempi delle stelle di Braid. Fez è andato oltre il suo essere un gran bel puzzle/platform game e anche solo per questo – ma non solo per questo – si merita il voto che sta in fondo alla pagina.

Ma cos'è, Fez? È un gioco di piattaforme nel quale, in realtà, si salta più per andare in giro che per affrontare passaggi particolarmenti arditi. È un puzzle game in cui il protagonista di un mondo dueddì scopre improvvisamente il treddì (chi ha detto Flatlandia?) e comincia a far ruotare visuali e prospettive, generando la risoluzione di piccoli enigmi ambientali e sezioni piattaformiche a un primo sguardo impossibili, un po' come in Echochrome. Ma, anche qui, non è che il cuore della faccenda sia esattamente questo. Fez è infatti, soprattutto, un gioco in cui si passa il tempo a spremersi le meningi. Certo, per carità, è possibile "completarlo" limitandosi a saltellare in giro a caso, a risolvere le questioni più semplici e ad accumulare il numero minimo di cubetti (la sacra merce che il racconto ci chiede di recuperare) per aprire il fantomatico portone finale. Ma così facendo si giunge solo a metà dell'opera e si conquista il finale degli sfigati. Poi c'è invece tutto il resto.

Ed è un resto fatto di codici segreti e suggerimenti sibillini da interpretare, di riflessioni ardite da applicare al senso di percezione e della prospettiva, di ragionamento laterale e voglia di uscire dal gioco e mettere assieme i tanti pezzetti. Fez è bastardo dentro, ti prende per il culo e ti sommerge di indizi e suggerimenti senza che neanche tu te ne renda conto. Ti costringe ad aguzzare occhi, orecchi e cervella, quantomeno pretende che tu lo faccia se sei davvero intenzionato a sconfiggerlo. O, in alternativa, ti chiede di accettare la tua, di sconfitta, e chiedere l'aiuto di chi ha già affrontato il martirio ed è disposto a fornirti qualche indizio, se non addirittura la soluzione completa. Fish e i suoi compari hanno costruito una mostruosa rete di enigmi spaccacervello finemente legati fra loro, in cui ogni nuova scoperta (magari legata alle vibrazioni del pad, all'estrarre dalla tasca uno smartphone o al semplice far caso a quel dettaglio grafico che ti sembrava di pura estetica) genera un mostruoso effetto valanga e ti spalanca le porte di nuovi mondi. Tutto è collegato e tutto è allo stesso tempo mostruosamente bastardo e adorabilmente user friendly. La mappa di gioco, per quanto un po' contorta nell'utilizzo, si premura sempre di ricordarti quali stanze hai completato e quali ancora nascondono segreti. Gli enigmi più "meta", che richiedono azioni non alla portata di tutti, offrono anche soluzioni alternative assolutamente "in game". E in cima a tutto questo c'è l'esperienza New Game +, che, una volta tanto, offre davvero elementi concreti aggiuntivi, aprendo il cammino a un'esplorazione diversa e offrendo tutta un'altra visuale sugli enigmi più tosti. Insomma, ogni cosa in Fez è ben calibrata, anche se sicuramente si tratta di un gioco pensato per un pubblico capace di apprezzare un continuo sbattere la testa contro il muro e la possibilità di ritrovarsi persi nell'immensità del "E adesso che cacchio devo fare?".

Fez è in conclusione un grandissimo gioco che, però, può essere apprezzato solo "sopravvivendo" a un paio di filtri. Il suo gameplay e le sue idee, che sono intrisi di un sapore molto "giochi per computer anni Ottanta" e possono senza dubbio generare frustrazione nei giocatori poco avvezzi, ma anche la realizzazione un po' traballante, con qualche rallentamento e alcuni bug che sembrano creare problemi soprattutto ai possessori delle Xbox 360 più anziane (nel mio caso si è verificato qualche crash), in attesa di patch ristoratrici. Al di là di questo, si tratta di un gioco dall'atmosfera adorabile, con una realizzazione grafica deliziosa e una colonna sonora commovente, capace di dare soddisfazioni fuori scala a chiunque voglia abbracciarne le peculiari difficoltà. C'è chi non ne vuole sapere di appoggiare il pad mentre gioca, e lo capisco. Ma per me, trascorrere una domenica pomeriggio a ricopiare simboli alieni sul taccuino, il colossale senso di soddisfazione provato in tutti quei momenti "a-ha!" e anche, perché no, il piacere di immergermi nella passione dimostrata dai giocatori sui forum hanno rappresentato alcuni fra i momenti videoludici più belli ed esaltanti degli ultimi anni. Anche se la faccenda del SPOILER non mi fa dormire la notte.

Voto: 9

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