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Racconti dall'ospizio #158: Spider-Amiga

Racconti dall'ospizio #158: Spider-Amiga

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Ah, gli anni dell'Amiga 500, che anni bizzarri. Me li ricordo bene. Anni in cui ci si faceva andare bene roba spesso impresentabile perché... boh, perché? Non mi è mica chiaro, col senno di poi. Voglio dire, giocavo anche su console, quindi non è che dovessi sucarmi Body Blows perché non potevo accedere a nulla di meglio. E, checché ne dica certa gente, i capolavori, tanti, splendidi, su Amiga non mancavano di certo, quindi non c'era mica bisogno di perdere tempo sulla roba mediocre. Eppure, per un motivo o per l'altro, capitava. Fra i motivi c'era, per esempio, il cadere spesso nel trappolone del gioco su licenza. Anche lì, di giochi su licenza davvero belli se ne sono visti parecchi, negli anni, fra diverse incarnazioni di Batman, Indiana Jones e altro, ma la quantità di pattume e piattume pubblicata nel nome del film o del marchio famoso era clamorosa. Del resto, non è un caso se, fin dai primi anni Ottanta, i videogiochi su licenza si portavano dietro il puzzo dell'infamia e il marchio della sfiducia: l'ingenuo novellino li comprava a scatola chiusa ma il giocatore veterano dovevi convincerlo, per venderglieli. No?

Boh, forse. Io so solo che ho ancora qua sullo scaffale ben due videogiochi (originali!) per Amiga dedicati all'Uomo-Ragno, quindi quasi tutti. Mi manca la trilogia targata Simulmondo, ma lì entra appunto in gioco l'elemento "veterano": sapevo per esperienza che le avventure da edicola di Simulmondo non facevano per me e non prestavo loro attenzione. O comunque ne prestavo talmente poca che non saprei nemmeno dire se all'epoca mi fossi accorto dell'esistenza di tre episodi dedicati all'Uomo-Ragno. Ricordo Tex, Dylan Dog, Diabolik... ma il ragnetto, no. Vai a sapere.

Ci sono, però, appunto, i due giochi per Amiga che invece comprai e ancora conservo gelosamente (?). Il primo – andiamo in ordine cronologico – fa schifo al cazzo. Lo dico subito, a scanso di equivoci. È la classica roba che pure all'epoca, da ragazzino, faticavo a tollerare. Non saprei manco dire perché l'avessi comprato. Magari me l'aveva regalato mia madre, comprensibilmente, pensando di mettermi in mano una ficata stellare. Voglio dire, sto parlando di un gioco per Amiga che si intitola The Amazing Spider-Man and Captain America in Dr. Doom's Revenge! e che c'ha pure un fumetto incluso nella confezione... Non può che essere un regalo splendido, no? Eh. O magari lo comprai per quel classico tranello in cui, a cavallo fra anni Ottanta e Novanta, non avevo ancora imparato a non cadere. Quello dell'anteprima che ne parla benissimo e della recensione che, dopo l'uscita del gioco, ne parla malissimo, ma tu ti sei gasato con la prima e non hai aspettato di leggere la seconda. Erano altri tempi. Posso sbagliarmi, ma credo che il punto di non ritorno sia stato Total Recall. Lì mi dissi basta.

Ad ogni modo, The Amazing Spider-Man and Captain America in Dr. Doom's Revenge! era il classico gioco che potevi perlomeno provare a convincerti di stare apprezzando. Il concept, con la possibilità di utilizzare due supereroi al prezzo di uno per affrontare vari supercriminali classici, era comunque invitantissimo e la grafica, con quei personaggi belli grossi, gasava. Peccato che fosse un gioco agghiacciante, un picchiaduro in cui passavi tutto il tempo in preda alla tipica agonia dell'epoca da combo "gameplay di merda + difficoltà psicotica (in parte causata anche dal gameplay di merda)". Nella sostanza, comunque, era un picchiaduro a incontri, nel quale ti alternavi fra i due protagonisti per affrontare vari nemici storici e ogni tanto, come ciliegina di merda sulla torta di palta, dovevi superare degli pseudo livelli a scorrimento atroci. I fumetti virtuali che facevano da raccordo tra una scena e l'altra davano un minimo di soddisfazione e devo ammettere che, nonostante tutto, ricordo un discreto gasamento quando riuscivo ad avanzare e mi trovavo ad affrontare un altro di quei personaggi (certo, quando poi ti si parava davanti Oddball dopo due terzi di gioco, eh, insomma, eh. Oddball. No, dico. Oddball). Madonna. Non credo di essere mai arrivato a menare il Dottor Destino, ma potrei sbagliarmi.

La grande rivincita? The Amazing Spider-Man, acquistato, questo sì, dopo aver letto recensioni molto positive e senza pentirmene. Quasi. OK, lo ammetto: all'epoca ero una graphic whore e, sulle prime, l'impatto visivo mi lasciò molto perplesso, al punto che quasi mi pentii dell'acquisto. Voglio dire, l'altro gioco faceva cagare ma quanto erano belle quelle figure grandi, che scena facevano quei supereroi cazzuti alti mezzo schermo? A riguardarli oggi, insomma, ma capiamoci, stiamo parlando di un periodo in cui la qualità grafica media non era poi così tanto superiore e io ero un ragazzino a cui stavano spuntando i peli sul pube. Dovevo mangiarne, di pagnotte. Però, insomma, una volta superato questo primo ostacolo psicologico, mi immersi in The Amazing Spider-Man e trovai un gioco delizioso. E la verità, sempre a proposito di senno di poi, è che pure la grafica era deliziosa, tutta puffettosa e colorata, con stile e personalità. Senza contare l'angoscia dell'energia vitale rappresentata da un Uomo-Ragno gigante che mutava in scheletro.

In questo caso, di azione classica, di nemici da riempire di cazzotti, non ce n'era nemmeno l'ombra. Il gioco era in fatti un platform game incentrato sull'esplorazione e sugli enigmi ambientali (che all'epoca non era ancora di moda chiamare così, ma fa lo stesso). Aveva un taglio molto da gioco per computer anni Ottanta ma risultava a modo suo fresco e, pur parecchio impegnativo, era davvero divertente. Poi, certo, a riguardarlo oggi risulta legnoso in una maniera selvaggia, specie poi considerando quanto i videogiochi dell'era PlayStation siano stati bravi a riprodurre l'atletismo plastico del ragnetto, ma, lo dicevo, erano altri tempi. Inoltre, tutto sommato, la licenza era stata sfruttata in maniera intelligente, con l'utilizzo di Mysterio come antagonista che giustificava il classico design di livelli, ambientazioni e nemici completamente a cazzo di cane, tipico di tanti giochi dell'epoca. Erano tutte illusioni e creazioni del maledetto, che si era divertito ispirandosi alla sua passione per il cinema. Logico, no? Ovviamente, non arrivai mai a sconfiggere Mysterio. Non lo raggiunsi nemmeno, credo. Fra l'altro, manco il tizio del longplay qua sotto ci riesce. Ci arriva, eh! Ma poi si fa ammazzare da Mary Jane. Eh?

Questo articolo fa parte dell'amichevole Cover Story di quartiere su Spider-Man, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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