Outcazzari

Marvel's Spider-Man: c’è una roba bianca nelle mie mutande e non è ragnatela

Marvel's Spider-Man: c’è una roba bianca nelle mie mutande e non è ragnatela

Passi una vita a sentirti dire che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, che i supereroi sono tali perché hanno i super problemi, che la vita è una merda se sei orfano e a una certa ti ammazzano pure lo zio che ti ha adot… no aspe, questa può anche essere vera, un secondo. Dicevo: cresci bombardato dalle sfighe esistenziali di Peter Parker, fino a quando un bel giorno non arriva Insomniac, ti porta Marvel’s Spider-Man e d’un tratto pensi che, a parità di lavoro martellante, precarietà, vita sociale e amorosa da mantenere e magari anche qualche lavatrice da fare, essere Spider-Man è escapismo videoludico d’altri tempi, probabilmente le migliori ore della tua settimana o, in altre parole, una ficata senza senso. Con buona pace dei tormenti del povero Parker di quartiere.

Essere dolcemente assillato dal pensiero di abbandonare le tue spoglie mortali e tornare a casa, indossare il costume che preferisci e cominciare a girare per una città gigantesca, piena di cose da fare e che aspetta solo te, è una sensazione che sembrava ormai perduta nel tempo, legata a un’altra vita, quando i mondi non erano aperti e le torri di controllo erano esclusive degli aeroporti. E sebbene ormai si tratti di cliché triti dell’offerta ludica, ché un open world apparentemente non può privarsi di punti di osservazione dai quali diradare le nebbie della mappa, Marvel’s Spider-Man riesce nell’impresa, davvero superumana, di non farlo pesare neanche per un secondo sulle spalle del giocatore.

Questo anche perché, come spiegavo qui, Insomniac ha saputo oliare ulteriormente la meravigliosa fisica degli spostamenti di Sunset Overdrive e muoversi in Marvel’s Spider-Man è semplicemente paradisiaco. C’è qualcosa di zen nell’ondeggiare tra un palazzo e l’altro a bordo di una ragnatela sintetica, schizzando tra i riflessi delle cattedrali di vetro e correndo a mille sulle macerie prossime alla gentrificazione di Hell’s Kitchen. Qualcosa di inspiegabile, che non solo rende avvincente e gustoso l’inseguimento delle tanto vituperate (ma comunque non numerosissime) torri radio, ma che riesce a rendere del tutto superfluo il sistema di fast travel, nonostante sia anch’esso meraviglioso grazie alle scenette di caricamento.

Ma se è vero come è vero che “l’importante non è la destinazione, ma il viaggio”, è anche vero che di motivi per mettersi in moto, in Marvel’s Spider-Man, ce ne sono a iosa. Primo tra tutti la trama, che, come direbbe il Frusciante, è semplice. Soprattutto, è un grande classico Marvel di rivisitazioni, personaggi che fanno cose così vicine e così lontane dagli universi che conosciamo, che ci metterei di più a saltare gli spoiler e a tirare una sinossi che a dirvi che, beh, ci troverete tutto quello che cercate in una storia dell’arrampicamuri e anche qualche sorpresa. Certo, a seconda dei gusti, si potrebbe discutere qualcosina qua e là, tra rapporti di forza mutati e ammiccamenti al limite della tirata di gomito per i fan della prima ora, ma il racconto imbastito da Insomniac riesce nell’ardua impresa di coinvolgere nonostante la mole gargantuesca e distraente di contenuti che lo accompagna, soddisfando tutti i palati e alternando bene pathos, comicità e colpi di scena.

Oddio, volendo si potrebbe discutere un po’ di più tutta la faccenda “Spider-Man amico delle guardie”, con Spidey che, grazie alle torri radio, ha da subito ha accesso a - gulp - TUTTE LE COMUNICAZIONI DEI CIVILI NEL RAGGIO DI CHILOMETRI, perché viva il monitoraggio costante in funzione della prevenzione dei crimini, ma insomma, immagino che qui in Italia (Europa?), nonostante una situazione sociopolitica tutt’altro che rosea, la distopia Orwelliana e il parallelismo con la vita reale “politico miliardario maniaco/forza di polizia vessante” non sia così immediata, e l’amaro in bocca si faccia più concreto solo dopo la lettura di alcuni punti di vista newyorkesi. Comunque ve la segnalo, casomai foste degli obiettori di coscienza videoludici un po’ più svegli del sottoscritto.

Poi, certo, l’altro motivo per andare in giro a New York è la città stessa. Centrale quanto se non più dei personaggi che la popolano, il teatro di Spider-Man è una ricostruzione abbacinante della metropoli a metà tra il reale e il fittizio che abbiamo sempre ammirato tra film e albi, mescolando realtà e finzione: tra l’Avengers Tower e l’Empire State Building, passando per il Radio City Music Hall e Central Park, Manhattan è stata ricostruita con una cura e una resa grafica straordinarie, restituendo una metropoli tentacolare e fantastica in cui perdersi, a ogni ora del giorno e della notte.

Anche perché, come detto, la quantità di cose da fare oltre a portare avanti la trama è davvero sbalorditiva. Al netto delle missioni secondarie più convenzionali, in cui malmenare dei poveri sgherri (ah, a proposito: la localizzazione italiana ha l’enorme pregio di combattere la battaglia dei giusti, cercando di riportare in auge la parola “sgherri”) come fossero le più canoniche faccende di casa supereroistiche, la New York di Marvel’s Spider-Man è a prova di turista. Perdersi a fare foto ai punti di interesse della città (ma non solo), recuperare gli zainetti di Peter Parker e concedersi gli inevitabili momenti da gattaro di quartiere (perché internet ci ha insegnato che tira più un pelo di gatto che un carro di Rhino) sa essere tanto divertente quanto remunerativo, ché gli oggetti da collezionare sono la metà di mille e, santo cielo, alcuni costumi sbloccabili sono davvero belli da vedere. A onor del vero, tutto, in Spider-Man, è bellissimo da vedere in movimento.

DnAbyfkXsAEay34.jpg

Come era facile immaginare, oltre a capitalizzare la fisica dei movimenti del free roaming, Insomniac ha proposto un combattimento rapido, fatto tanto di combo a terra quanto di evoluzioni, ragnatele ed esplosività ragnesca. Nulla a che vedere con i grigi accostamenti all’uomo pipistrello fatti dagli scribacchini più tristi, quanto più un potpourri di sganassoni, POW, SMASH e altre onomatopee fumettistiche ben più consone alle circostanze. Un gameplay croccante, insomma, che in qualcosa come venticinque ore non si adagia mai nella monotonia, ma offre anche diverse bombette (letterali e metaforiche) con cui insaccare i nemici, quelli sì non proprio vari a livello estetico.

Ecco, se proprio volessi trovare un neo a un gioco che comunque mi ha soddisfatto oltre ogni più rosea aspettativa, a cui ho giocato dal day one fino alla fine come se ne andasse la mia stessa vita e che non vedo l’ora di riprendere in mano per il puro gusto di andare in giro per Manhattan, è che alcune fasi di gioco, non esattamente ragnesche e assolutamente sporadiche (sebbene obbligatorie), da simpatica variazione sul tema, diventano ben presto una palla al cazzo insostenibile. Ma, di nuovo, per fortuna si tratta di una roba breve, che smette di esistere appena diventa ammorbante, per cui basta tapparsi il naso giusto qualche minuto, per poi riprendere a respirare a pieni polmoni non appena si torna a svolazzare per New York.

Insomma, Marvel’s Spider-Man è un gioco enorme, divertentissimo, ben raccontato e gustoso da giocare, ricco di cose da fare e che, incredibilmente, avrete davvero voglia di fare. Probabilmente, il gioco più puramente divertente di questo 2018: un grande potere, una grande responsabilità, ma soprattutto una gran ficata.

frechete.png

Ho giocato a Marvel’s Spider-Man dopo averlo acquistato al day one, dividendomi la spesa con il mio amichevole capellone di quartiere. Ho finito il gioco dopo un sacco di ore, con una percentuale di completamento intorno all’80%, e, come detto, non escludo di tornarci. Non so per quale motivo ma ci ho giocato in italiano, rimanendo piacevolmente sorpreso: tutti i doppiatori mi sono sembrati in parte e accorati, e tutti i testi mi sono parsi impeccabili. Bene così. Come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.

Questo articolo fa parte dell'amichevole Cover Story di quartiere su Spider-Man, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

Racconti dall'ospizio #157 - Ricordi sparsi sulla copia piratata di Spider-Man 2: Enter Electro

Racconti dall'ospizio #157 - Ricordi sparsi sulla copia piratata di Spider-Man 2: Enter Electro

The Messenger viaggia fra le epoche del platform game

The Messenger viaggia fra le epoche del platform game