Streets of Rage e i film di menare in VHS | Racconti dall'ospizio
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Quando vivi in un paesino di poche anime, ogni novità rappresenta sempre un evento. Un po' come ne “Il ragazzo di campagna”, quando tutti gli abitanti di Borgo Tre Case si radunavano a guardare il treno che passava, anche una cosa banale come l’apertura di un nuovo negozio era una novità che catalizzava l’attenzione generale. Il negozio in questione era una videoteca. Il fatto che una videoteca aprisse i battenti un posto simile era abbastanza insolito: in quel periodo, i primi anni Novanta, le videoteche erano generalmente presenti in città medio grandi, anche perché, se la memoria non mi inganna, il videoregistratore era ancora uno strumento molto meno diffuso di ciò che si potrebbe pensare.
Per me, che già da piccolo amavo guardare film quasi quanto mangiare la pizza, avere la videoteca vicino a casa significava poter recuperare tutto quello che non avevo visto al cinema o in televisione.
Durante il fine settimana era diventata un’abitudine andare al videonoleggio – gestito da un simpatico signore che assomigliava vagamente all’Uomo Fumetto de I Simpson – e prendere i film dei generi più disparati, evitando accuratamente gli horror (che in quel periodo erano ancora veri horror, non le innocue sciocchezzuole odierne).
A un certo punto, iniziai a noleggiare solo film d’azione a base di arti marziali. Non parlo di pellicole famose, ma di quei film girati con due soldi fra gli Stati Uniti e Hong Kong, diretti, nella maggior parte dei casi, da registi più o meno sconosciuti, con protagonisti che sarebbero diventati nel corso degli anni delle vere e proprie icone di quel sottogenere: Cynthia Rothrock, Michael Paré e Michael Dudikoff, tanto per citare qualche nome. Film mai arrivati al cinema come Codice Marziale, Guerriero Americano, Trappola d’Acciaio, Senza esclusione di colpi e il meraviglioso Resa dei conti a Little Tokyo, che al massimo potevi vedere su Italia 1 d’estate in seconda serata.
A questo punto, qualcuno si starà chiedendo cosa possa mai azzeccarci Streets of Rage con quanto appena raccontato.
Beh, per prima cosa la mia copia del picchiaduro a scorrimento targato SEGA proviene proprio da quel posto: a un certo punto, il simpatico sosia dell’Uomo Fumetto si era messo in testa di vendere anche titoli per le console a 16-bit, salvo poi dover ribassare in maniera pesante i prezzi vista la scarsa risposta della clientela: Streets of Rage un bel giorno tornò a casa con me a meno della metà del suo prezzo. Dopo la visione dei film di menare di cui sopra, era diventato ormai un rituale far partire Streets of Rage sul Mega Drive e ripulire gli stage dai violenti facinorosi a suon di botte: per me era una sorta di tie-in non ufficiale di quei film, in cui il nerboruto eroe deve sgominare il criminale di turno facendo fronte a ondate composte da scagnozzi e tirapiedi vari. Era tutto in linea con la cinematografia action di quegli anni: La trama si poteva riassumere in una riga, ed era sostanzialmente un pretesto per infarcire il film di scazzottate e divertimento senza pretese, in cui gli eroi erano buoni e i criminali erano cattivi, senza sfumature o ambiguità varie.
Streets of Rage compie questo mese trent’anni (nella sua versione europea, quella giapponese ha festeggiato il compleanno ad agosto), e in questo lungo periodo è cambiato praticamente tutto: nel 1995, complice l’arrivo in Italia di Blockbuster, la videoteca ha chiuso i battenti. Diciassette anni dopo fu il turno della stessa società americana, la cui chiusura significò di fatto la fine del concetto di film preso a noleggio. E l’anno scorso, dopo ventisei anni, il picchiaduro SEGA è tornato in scena con un sorprendente quarto episodio.
Dal canto mio, non perdo occasione, durante qualche viaggio o qualche periodo di vacanza, per farci un giro veloce insieme ad altri classici di quel periodo come Golden Axe o Shinobi. Ovviamente dopo aver guardato per la milionesima volta Resa dei conti a Little Tokyo.