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Draghi, le creature del mito

Draghi, le creature del mito

Draghi. Facile banalizzarli, ritenerli semplici creature spauracchio pensate per rappresentare il "big bad" di un film o un racconto. A volte rappresentati come bestie feroci, altre volte come esseri estremamente pazienti e intelligenti. Come si è diffuso, però, il mito? Creature simili a draghi, o identificate proprio come draghi (talvolta come "grandi vermi") sono presenti in tutto il mondo ed è affascinante come miti su una creatura unica si siano sviluppati in zone geografiche anche molto distanti tra loro.

Le prime tracce del mito dei draghi risalgono all'antica Mesopotamia e la creatura era molto diversa da quello che oggi viene in mente quando si pensa ai draghi: chiamato Sirrush, era un essere che si muoveva a quattro zampe, con un corpo agile da felino e una testa da rettile munita di corna, protetto da scaglie su tutto il proprio corpo. Manca qualcosa? SI, le ali: tale creatura, legata mitologicamente alla divinità Marduk, era infatti terrestre.

Ancora più ad oriente, i draghi venivano rappresentati come enormi creature serpentiformi, ma la loro immagine era notevolmente più positiva rispetto ai miti occidentali. In oriente, infatti, il drago era considerato un essere fonte di saggezza e consigli, in grado di controllare gli elementi per proteggere e talvolta punire.

Fu solo in occidente, in epoca medievale, che le creature guadagnarono le ali. La rappresentazione più famosa è con tutta probabilità quella del drago ucciso da San Giorgio. In questo mito, la creatura era del tutto priva dei connotati positivi che aveva in oriente e veniva identificata come un essere che incarnava il paganesimo e, talvolta, il diavolo.

Cosa può aver ispirato, però, tali leggende e miti? Le teorie sono molte. Una tra le più diffuse dice che, semplicemente, questi popoli antichi, trovando fossili di dinosauro, abbiano identificato in essi la prova dell'esistenza dei draghi, un meccanismo in fondo non dissimile da quello che generò il mito del ciclope, nato dal ritrovamento di scheletri di mammut ed elefanti caratterizzati da un unico grande foro (per la proboscide) al centro del cranio.

Un'altra origine del tutto plausibile, però, è legata alle paure ataviche dell'uomo. L'essere umano, come ogni altro animale di questo pianeta, è portato a temere determinati fenomeni o animali a livello istintivo. In antichità, questo meccanismo era fondamentale per aiutare a sopravvivere quando i nostri antenati vivevano in caverne. La paura del buio. La paura dei tuoni e del fuoco, e, naturalmente, la paura dei rettili e dei serpenti.

Inevitabilmente, una creatura tanto popolare e diffusa nel mito venne usata in libri e successivamente in film e videogiochi. Il drago rappresentava un perfetto antagonista per i protagonisti, un essere immenso e potente da abbattere o talvolta un compagno d'avventura. Esempi? Il drago antagonista può venire facilmente esemplificato in Smaug, il drago che compare ne Lo Hobbit e viene abbattuto colpito da una potente freccia in un punto debole della sua corazza. I draghi come alleati degli umani invece sono facilmente rintracciabili nel ciclo Dragonriders of Pern di Anne McCaffrey o anche nel Ciclo dell'Eredità di Paolini (Eragon e seguiti).

Spostandoci su giochi e videogiochi, i draghi hanno ricevuto una profonda analisi e opera di sviluppo in Dungeons & Dragons, con varie razze, sia buone che malvagie, e anche diversi tipi di carattere a seconda del colore delle loro scaglie. Tipicamente estremamente intelligenti, in D&D e nelle produzioni da esso derivate, i draghi sono spesso coloro che danno un importante incarico agli eroi o rappresentano il nemico finale da abbattere.

Questa caratterizzazione viene mantenuta in quasi ogni gioco di ruolo. Per esempio, in Shadowrun, dopo il risveglio in era moderna (e dopo alcuni incidenti iniziali), i draghi sono diventati capi di megacorporazioni cyberpunk e si sono dati alla politica, acquisendo, con la loro immensa intelligenza e ricchezza, enorme potere nel mondo risvegliato. Qui mi permetto di inserire una nota personale: se non avete giocato ai vari Shadowrun, rimediate. Dragonfall si trova su Steam a poco ed è uno fra i migliori giochi di ruolo usciti in epoca relativamente recente. Anche Shadowrun: Hong Kong è un ottimo prodotto e li consiglio caldamente a chiunque debba esserseli persi.

Con l’avvio recente dell'ottava stagione de Il trono di spade, è poi impossibile non parlare dei draghi di Daenerys... solo che non sono draghi.

Qui già mi immagino le proteste, i toni duri, gli sguardi perplessi. Ma in realtà, in epoca "recente" e con il passare dei decenni e secoli, si è creata una mitologia e una "zoologia" precisa sui draghi, e le creature caratterizzate da due zampe posteriori e due anteriori che fungono anche da ali sono viverne, non draghi. I draghi veri e propri sono caratterizzati invece dalla presenza di quattro arti più due ali separate. Chi è un minimo "sgamato" in biologia troverà in questo qualcosa di anomalo: tutte le creature vertebrate superiori hanno una caratteristica ben precisa, la presenza di una testa e quattro arti. Fermatevi pure a pensarci e rifletterci, non troverete nessun animale dotato di più di quattro arti. I draghi occidentali classici sono, in mancanza di altre definizioni, un'eccezione alla regola (così come lo sono gli Avariel, elfi alati di D&D, e altre creature umanoidi dotate di gambe , braccia e ali separate da esse).

Chiudo qui il mio piccolo approfondimento sulla natura di queste affascinanti creature, che spero vi doni l'occasione di apprezzarle meglio e con più consapevolezza quando verranno viste e incontrate in film, libri e, naturalmente, videogiochi.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Il trono di spade e al fantasy lercio, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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