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La distribuzione di Schrödinger

La distribuzione di Schrödinger

È arrivata l’estate, chissà quanto dura, chissà se dura, ma intanto siamo qui, in questo buffo momento di transizione. Da un lato, si inseguono i vaccini e riapre un po’ tutto, con la distribuzione cinematografica che inizia a fare stretching, pur un po’ ostacolata dal fatto che la stagione estiva, in Italia, si sa, non è proprio il momento migliore per queste cose. Nel frattempo, però, continuano a uscire film, anche piuttosto importanti, alcuni sui servizi di streaming, alcuni in contemporanea con la sala, alla faccia di chi pensava che non sarebbe mai stato possibile nello scenario italiano, e alcuni solo al cinema, per carità. E mi pervade tutta un’enorme curiosità di vedere come si configurerà la situazione nei mesi e negli anni a venire. Questa distribuzione mista, incasinata, multipla, è qui per restare? Come verrà adattata alle esigenze del futuro? Vedremo anche da questo lato dell’oceano la varietà di soluzioni manifestatasi negli USA? Chissà. Certo è che sono diverse le cose introdotte nel 2020 che tornano nel 2021 e ti chiedi se siano qui per restare. Magari un po’ ci speri anche.

Per esempio, è già iniziata la stagione delle fiere di videogiochi e abbiamo già visto svariati appuntamenti manifestarsi di nuovo, senza alcuna vergogna, nel loro formato online. Ma a giugno sarà il momento dell’E3, che per il secondo anno consecutivo proporrà una formula “digitale”, ma per la prima volta avendola pensata fin dall’inizio e non cercando di salvarsi in corner come l’anno scorso. È una formula destinata a rimanere? È finito il tempo dei voli transoceanici per andare a provare qualche demo, intervistare un po’ di gente e faticare ad avere una visione d’insieme, mentre chi restava a casa non provava nulla, non parlava con nessuno ma coglieva tutto? O, magari, quel che ci aspetta è un futuro “misto”, che prova a cogliere gli aspetti migliori del prima e del dopo?

A me sembra francamente inevitabile che vada così, ma soprattutto ci spero, perché una versione rivista e corretta dell’evento, capace di raggiungere più gente possibile grazie a internet ma allo stesso tempo di conservare quell’elemento umano e fisico dato dalla presenza in loco, sarebbe, credo, la migliore sintesi possibile. D’altra parte, rimane da vedere come tutto questo vada a scontrarsi con le esigenze dei publisher, che più passa il tempo e più paiono decisi a farsi gli affari loro con eventi organizzati in proprio e lasciare l’E3 tutto solo, abbandonato, sconsolato, lì in un angolo a puppare. Vedremo.

Intanto, sempre a giugno, come l’anno scorso, il Far East Film Festival proporrà il suo catalogo (anche) per la visione in streaming, appoggiandosi sulla piattaforma dedicata al cinema asiatico lanciata nel frattempo e proponendosi in maniera anche più aggressiva sul fronte dei prezzi e dei numeri. Impossibile nascondere che su questo fronte, quello dei festival cinematografici, sarebbe davvero auspicabile arrivare a una sintesi che conservi le due facce della medaglia. Perché se da un lato è chiaro che l’evento cinematografico non può prescindere dal cinema, sarebbe un controsenso, e se anche in quest’ambito l’elemento fisico, di presenza, di entusiasmo, ma anche di incontro, è parte integrante della cosa, dall’altro l’apertura allo streaming permette di abbracciare un pubblico potenziale enormemente più vasto. Siamo sempre lì: io, al Far East Film Festival, avrei sempre voluto andarci, ma non ho mai avuto modo di farlo. Quest’anno, per la seconda volta consecutiva, potrò seguirlo. L’opportunità offerta dallo streaming non mi ha fatto rinunciare a una presenza fisica che non mi sono e non mi sarei mai potuto concedere, mi ha invece permesso di partecipare per la prima (e la seconda) volta. Certo, la mia è pura aneddotica ma, al netto di eventuali problematiche organizzative, non vedo come questa non possa essere una soluzione positiva.

Insomma, io voglio davvero credere che queste soluzioni di compromesso lasceranno tracce positive e pesanti per il futuro ma, insomma, oh, vai a sapere.

Nel mentre, noi di Outcast a giugno ci rilassiamo un po’. Continueremo a proporvi articoli interessanti e una bella cofana di podcast, continueremo a registrare su Twitch con una certa regolarità, ma non abbiamo organizzato una Cover Story, perché avevamo bisogno di respirare e anche perché stiamo continuando a lavorare dietro le quinte. Abbiamo riarrangiato la nostra homepage e la struttura delle pagine, con risultati che penso siano più gradevoli sia per chi ci segue da mobile, sia (soprattutto) per chi lo fa da desktop, stiamo portando avanti le nuove idee pian piano introdotte nei podcast e soprattutto continuiamo a preparare tutta una serie di piccole e grandi modifiche, strutturali ed estetiche, con qualche progettino che, auspicabilmente, dovrebbe fare il suo esordio dopo l’estate e dopo la pausa nelle registrazioni e pubblicazioni, quella vera e brutale, che come al solito abbracceremo a luglio inoltrato.

Voi fate i bravi, non state troppo al sole, mangiate tanta frutta e bevete molta acqua.

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