Outcazzari

Croccanti giochini fuori, teneri e gustosi miti greci dentro: i “God of War” dei vostri padri

Croccanti giochini fuori, teneri e gustosi miti greci dentro: i “God of War” dei vostri padri

Come ho scritto mille volte a destra e a menga, fin da ragazzino sono sempre stato in fissa con i miti e le leggende, in particolare della Grecia antica, e bla bla bla. Conseguentemente, ho riversato i miei interessi nei videogiochi che sceglievo di praticare.

Va detto a questo punto che non sono un esperto di giochi del passato come Babich, Kenobit o quella gente lì. Anzi, sono piuttosto superficiale e incólto, un “retrogamer da Wikipedia”. E se ogni tanto nei discorsi che faccio tiro fuori un po’ di cose vecchie, sono sostanzialmente le stesse di cui mi ricordo per esperienza diretta, o in virtù di qualche articolo o libriccino letto qua e là. In ragione di questo mio deficit, piuttosto che infilarmi nel ginepraio filologico di una lista commentata contenente il grosso dei videogiochi più o meno legati al mito classico (come avevo pensato di fare in un primo momento, quando la data di consegna del pezzo mi pareva lontanissima) ho deciso di seguire suggestioni e memoria, lanciandomi in uno spin-off monotematico della rubrica giopeppiana Old!. Che poi è un modo elegante per dire “buttarla in caciara”.

Via il dente e via il dolore, tosto imboccata la strada della paraculaggine non posso che cominciare la mia rassegnina con Altered Beast. E non perché il titolo SEGA sia stato il primo videogioco grecizzante che abbia mai sperimentato (quel posto sul podio credo appartenga a Kid Icarus, e magari ne parlo dopo), ma semmai per il fatto che da ragazzino mi ha lanciato un sacco di suggestioni.

Uscito originariamente nel 1988 in versione coin-op, Altered Beast era molto quotato nei baretti italiani dei primi anni Novanta per tutta una serie di ragioni. Da un lato, graficamente si presentava piuttosto bene. Dall’altro, le suggestioni mitologiche che conteneva rappresentavano un valore aggiunto irresistibile per un mondo giovanile scosso di fresco da I Cavalieri dello zodiaco.

Nel gioco, un anonimo protagonista resuscitato dalla tomba da Zeus in persona, viene incaricato di recuperare la dea Atena rapita dal malvagio Neff, una sorta di rielaborazione di Ade, il dio infero greco (eccolo di nuovo). In effetti, l’intera faccenda non è altro che l’ennesimo riciccio del rapimento di Persefone, che pure era figlia di Zeus. E se tutto sommato è abbastanza semplice dare un senso alla sostituzione con Atena, per via della maggiore “popolarità” del personaggio, è tuttavia piuttosto curioso l’evitamento riguardo a Ade. Forse - la butto là - SEGA ha preferito ricorrere a un espediente per scongiurare il fantasma dell’incesto, ché Ade era pure fratello di Zeus, e conseguentemente zio di Persefone (o di Atena, in questo caso).

O magari mi sbaglio, sovrainterpreto, e semplicemente gli sviluppatori non sono andati troppo di fino. In fondo, il protagonista viene definito centurione, cosa che lo spara direttamente tra i gradi romani, mentre il gioco a livello di atmosfere è praticamente un peplum mescolato con le cose dei giapponesi.

Toh! Alla fine  Altered Beast era DAVVERO un peplum.

Comunque, Altered Beast godeva di tutto un suo prestigio tra noialtri pischelli anche per altre ragioni. Primo: era un gioco di menare. Dove si menava parecchio e gnecco. Secondo: il nerboruto protagonista, pestando dei lupi bicefali, liberava delle sfere di energia che a seconda del livello in corso gli permettevano di trasformarsi in un lupo umanoide, in un drago, in un orso, in una tigre antropomorfa e di nuovo in un licantropo, però dorato e più potente. Infine, cosa non meno importante: Altered Beast era zeppo di creature tanto orride quanto suggestive, tra aborti di ranocchie e morti viventi, per non dire di tutte le trasformazioni putrescenti di Neff.

Come ho detto, i cabinati del titolo SEGA erano sempre affollatissimi, mentre l’uscita della versione per Master System, ma soprattutto di quella per Megadrive (strombazzata dal contenitore USA Today che andava in onda prima de I Cavalieri) avevano se possibile alzato la posta, trasformando Altered Beast in un cult.

Col senno di poi, il gioco è entrato nella mitologia (in tutti i sensi) perché è uscito al momento giusto, ma a riprenderlo in mano oggi è invecchiato malissimo. Tutto legnoso e datato nelle meccaniche e nello stile, a mio modo di vedere non ha molto da offrire al di là dei ricordi. Poi, se proprio, vedete voi.

La protagonista di Athena (Athena, appunto) in abiti succinti.

Sempre restando su Atena, invece, spenderei volentieri due parole su Athena (appunto), platform del 1986 sviluppato e distribuito da SNK, e in seguito convertito per NES, ZX Spectrum, Amstrad CPC e Commodore 64 (le ultime tre versioni sono passate per le mani di Ocean). Ora, del videogioco in questione non ricordo poi molto, se non che all’epoca si era infilato nella mia softeca attraverso il cavallo di Troia delle cassettine pirata multi-titolo. Però ricordo bene che mi piaceva, vuoi perché adoravo i platform, vuoi perché era pieno di elementi simil-ruolistici - oggetti, armi magiche, armature, eccetera - à la Wonder Boy in Monster Land (e qui entra in gioco Babich, che lisciandosi la barba mi insegna che alla radice di entrambi i titolo ci sarebbe Dragon Buster di Namco, del 1984: da appassionato degli studi sul folklore, non posso che provare gusto di fronte alla coincidenza con il motivo chiave dell'indice Aarne-Thompson, "l'uccisore di draghi").

Ad ogni modo, Athena è interessante anche per ragioni che vanno al di là del suo valore intrinseco. La protagonista, stando al lore SNK sarebbe antenata in linea diretta dell’omonimo personaggio di Psyco Soldier, Athena Asamiya, a sua volta finito nel roster della serie The King of Fighters (oltre che in numerosi Dōjinshi erotici, in particolare in quelli di Saigado).

Athena Asamiya disegnata da Saigado. Questa è la prima tavola del manga, l’unica che la vede ancora vestita.

Cambiando argomento ma non tema, Kid Icarus come ho detto è stato probabilmente il primo titolo mitologico che ho giocato con coscienza, e tuttavia anche in questo caso ne conservo ricordi assai vaghi. Sicuro ho ben presente la copertina, considerato che campeggiava praticamente su tutti i cataloghi nintedosi offerti dai negozi di balocchi dell’epoca. Eppure, sul gioco in sé credo di averci speso relativamente poco tempo, perché non avendo io ancora un NES di proprietà, ci mettevo mano solo quando venivo trascinato in visita da un cugino ricco.

Così, mi limito a segnalare quello che trovo su Wikipedia alla voce “Kid Ikarus”: il gioco è un platform prodotto da Gunpei Yokoi e basato sullo stesso motore grafico di Metroid, con cui condivide diversi elementi. Pubblicato da Nintendo per il Famicom Disk System nel 1986, e successivamente su Nintendo Entertainment System, appunto.

Negli anni, il protagonista Pit - un putto - ha fatto una discreta carriera da solista, e dopo essere comparso in un sequel per Game Boy del 1992, e passato per il roster di Super Smash Bros, nel 2012 è tornato protagonista con Kid Icarus: Uprising, dello stesso Masahiro Sakurai.

Se lo chiedete a me, le illustrazioni dei vecchi manuali se la giocano con la pittura vascolare classica.

Di un altro gioco senz’altro meno famoso tra i giovini e i non-retrogamer, Myth: History in the Making, ricordo soprattutto le parole entusiaste battute su TGM in una preview risalente addirittura al n° 22 della mitica testata, datato luglio/agosto 1990.

E che dire del mitico Myth? Certo che andare in giro a sfidare mostri in stile argonauti vestiti come il tizio di Ritorno al futuro è proprio una figata, eh, Marco.*

Peccato che questo succedeva solo nella versione per C64 del titolo firmato System 3 e pubblicato originariamente nel 1989, dal momento che nella versione Amiga, l’unica che abbia avuto a favore di joystick, il ragazzetto impegnato a sconfiggere vari mostri e dèi mitologici (non solo greci, ma anche egizi o norreni) venne sostituito senza ragione da un omaccione nerboruto. Un omaccione molto simile, per certi versi, al protagonista di Gods, altro platform, stavolta sviluppato originariamente per Amiga e Atari ST dai The Bitmap Brothers, nel 1991, e incartato con l’inconfondibile estetica metallica del team inglese.

Le premesse di Gods sono particolarmente affini a quelle di God of War, dal momento che il premio promesso dagli dèi all'eroe greco di turno – qui chiamato a riconquistare una cittadella in loro vece - è addirittura una poltrona da capoccia in cima al Monte Olimpo. Il gioco in sé lo ricordo divertente, ma un po’ legnoso. Va anche detto che quasi tutta la roba che all’epoca circolava sui computer Commodore, diversamente da quella per console, oggi mi sembra legnosa. Quindi, magari, è tutto nella mia testa.

Gods, scolpito con l'inconfondibile tileset "metallico" dei Bitmap Brothers.

Girando completamente prospettiva, è impossibile non infilare in questa breve rassegna un gioco come Populous, il “simulatore di divinità” strategico firmato da Peter Molyneux e uscito nel 1989. Ma soprattutto è impossibile ignorare il suo sequel del 1991, Populous II: Trials of the Olympian Gods, sempre sviluppato da Bullfrog Productions per Electronic Arts. Come suggerisce il titolo, al giocatore tocca impersonare una divinità (Wikipedia precisa: “un semidio”, e non ho la forza di contraddirla) impegnata a guidare il proprio popolo contro i seguaci dei culti rivali, tirando in ballo addirittura eroi tripla A come Ulisse, Achille, Perseo, Ercole o Adone.

«Quando qualcuno ti chiede se sei un dio, tu gli devi dire sì!»

Detto questo, ad aver voglia, di giochi legati alla mitologia greca di cui parlare ce ne sarebbero ancora a bizzeffe, ché nel pezzo mi sono limitato a tirare in ballo i primi che mi sono venuti in mente. Di alcuni ho già detto in altre occasioni. Ad esempio, ho celebrato Don't Look Back di Terry Cavanagh per il modo in cui il designer riesce a fondere la dimensione rituale del mito di Orfeo e Euridice direttamente nel gameplay. Di altri, invece (mi vengono in mente, in ordine sparso: Age of Mythology, Glory of Heracles, Okhlosho, Rise of the Argonauts, Rygar: The Legendary Adventure, Spartan: Total Warrior, Signore dell'Olimpo - Zeus) ho ricordi o conoscenze persino più vaghe rispetto ai titoli trattati nei paragrafi precedenti: per amor di decenza li nomino soltanto tra le due parentesi, e bòn.

* Il Marco in questione sarà stato l’Auletta? Vai a sapere. Intanto, mi prendo il gusto di far notare che il paragrafo originale riportava “Ritorno al Futuro”, con l’iniziale di “futuro” scritta in maiuscolo. Cagare il cazzo per un errore di oltre venticinque anni fa non ha prezzo!

Questo articolo fa parte della Cover Story su God of War, che potete trovare riassunta a questo indirizzo. Come al solito, se acquistate i film segnalati nel pezzo (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.

Old! #253 – Aprile 1998

Old! #253 – Aprile 1998

Racconti dall'ospizio #130: Mai prendere l’ascensore in un picchiaduro

Racconti dall'ospizio #130: Mai prendere l’ascensore in un picchiaduro