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Il classicismo di Quest for Infamy

Il classicismo di Quest for Infamy

Scrivo queste righe a fine maggio, percorso dalla consapevolezza che l'articolo, seguendo criteri di programmazione outcastiani troppo complessi perché possano essere spiegati, verrà pubblicato solo un po' di tempo dopo, quando si sarà appena concluso l'E3 2014.  Saremo quindi reduci per l'ennesima volta da una settimana in cui il mondo videoludico esplode e vomita addosso ai suoi appassionati un fiume in piena di notizie su megaproduzioni assortite e giochi di nome. Ora, detto che non penso proprio che l'utente medio di Outcast venga a cercare qui quel genere di copertura (sarebbe pazzo a farlo), presto vi racconteremo il nostro E3 nel tradizionale podcast, ma nel frattempo vi parlo di un giochino piccolo piccolo, creato da uno sviluppatore indipendente e che punta a rievocare il passato. Insomma, un po' Racconti dall'ospizio.

Fra l'altro, va detto che Quest for Infamy e Phoenix Online Studios erano presenti all'E3, quindi tecnicamente sto facendo coverage dalla fiera, scritto in anticipo e pubblicato in ritardo. Time paradox! Ad ogni modo, il gioco di cui vi parlo oggi è un'avventura grafica nostalgica nata su Kickstarter. "Cheppalle", urlano dalle retrovie, e da un certo punto di vista non mi sento neanche troppo di dar torto a chi si lamenta. Però va detto che in questo caso ci si ispira a una sorta di sotto-filone che, in questa fiera del revival, ancora non si è manifestato più di tanto: il mix fra gioco di ruolo e avventura punta e clicca. Massimo esponente del genere è e rimane senza dubbio la serie di Quest For Glory / Hero's Quest, che Sierra On-Line portò avanti per un decennio abbondante, dalla fine degli anni Ottanta fino al termine della grande era delle avventure grafiche. Escluso l'ultimo episodio, che tentò di rilanciarsi spostando il focus sugli elementi GdR,la saga creata da Corey e Lori Ann Cole proponeva una struttura di base e un approccio, in termini di estetica e interfaccia, totalmente da avventura grafica, ma impreziosiva il tutto con svariati elementi da gioco di ruolo, che donavano un sapore e una personalità sostanzialmente unici.

Proprio a riproporre quel mix punta il progetto di Infamous Adventures, un team che si è fatto le ossa con i remake amatoriali di King's Quest III e Space Quest II, si è poi lanciato nella creazione – successivamente abbandonata – di un King's Quest apocrifo e ha quindi scelto di dedicarsi a Quest for Infamy. Lo sviluppo è andato per le lunghe, ha subito degli intoppi e a un certo punto è addirittura stato abbandonato, ma nel 2013 i lavori sono ripartiti, è stata condotta una campagna su Kickstarter dal buon successo e il gioco è oggi sostanzialmente pronto, con la data di uscita fissata per il 10 luglio. Tant'è che oggi sono qui a chiacchierare delle mie impressioni di gioco su una versione molto vicina a quella finale, provata grazie a un codice Steam fornito dal distributore Phoenix Online Studios.

Alla copia su cui ho messo le mani mancano più che altro alcune parti del doppiaggio, ma per il resto il gioco pare già in buona forma, con un motore grafico assolutamente retrò e una buona personalità. Non siamo ai massimi livelli della pixel art moderna e, anzi, pare esserci una certa tendenza alla sproporzione fra i personaggi e gli ambienti in cui questi si muovono, ma nel complesso Quest for Infamy esprime fin da subito un carattere forte, grazie anche al senso dell'umorismo piuttosto tagliente e all'idea di puntare tutto su un protagonista antieroe nel vero senso della parola, che del resto esordisce rubando, diciamo... l'onore di una damigella di buona famiglia.

L'altro aspetto che colpisce subito è il buon grado di libertà che il team di sviluppo è riuscito a infondere nel gioco e che pare cogliere davvero il succo di quello che era il principale fascino dei Quest for Glory, pur con l'intenzione di aggiornare il tutto ai tempi moderni, a cominciare dal fatto che non sarà mai possibile rimanere bloccati in situazioni senza via d'uscita. O perlomeno questo mi è stato garantito quando ho provato per la prima volta il gioco alla GDC 2014. Nella sostanza, comunque, l'avventura inizia gettandoci in uno scenario fantasy che mostra fin da subito una certa vita: proprio come nei classici Sierra, c'è un timer interno che "muove" alcuni avvenimenti prestabiliti e fa in modo che il mondo di gioco mostri vita e indipendenza dalle nostre azioni. Inoltre, fin da subito è disponibile un'ampia mappa in cui muoversi, che include il villaggio iniziale e gli ampi territori circostanti, con tanto di avvenimenti più o meno casuali sparsi in giro.

Una volta affrontato il prologo, fra l'altro, scatta subito l'elemento GdR e ci si trova immediatamente a decidere quale strada far seguire al proprio personaggio. All'interno del villaggio di Volksville, infatti, possiamo incontrare diversi personaggi, fra cui tre in particolare propongono quest legate alla loro caratterizzazione: decidere quale affrontare definisce lo sviluppo che si sta scegliendo fra brigante, stregone e guerriero. E chiaramente la classe scelta apre le porte a tutta una serie di abilità differenti, a variazioni nei percorsi che potremo seguire per portare avanti l'avventura e a diversi possibili approcci alle fasi di combattimento. A proposito, il combattimento si svolge secondo uno schema molto semplice, che mescola turni e tempo reale e permette di selezionare cosa fare fra una serie di icone che includono quel che ci si potrebbe aspettare: attacchi di vario tipo, difese, oggetti e, se disponibili, incantesimi.

Nel complesso, la struttura di base rimane da avventura grafica, fra enigmi, oggetti da combinare e un sacco di gente con cui chiacchierare tramite conversazioni ad albero, ma la natura davvero aperta del mondo di gioco, lo scorrere del tempo legato ad eventi, la possibilità di affrontare le situazioni in maniere diverse e in generale gli elementi da GdR sembrano garantire a Quest for Infamy una personalità tutta sua e in grado di distinguerlo dal gran numero di avventure punta e clicca uscite di recente. Quanto poi la formula regga sulla distanza e, soprattutto, la qualità del racconto, sono aspetti che bisognerà valutare più avanti, con in mano il gioco completo. Ma di certo Quest for Infamy promette bene.

Se poi il genere "misto" interessa, segnalo un'altra produzione simile, passata con successo su Kickstarter l'anno scorso. Si intitola Mage's Initiation e ne ho scritto un anno fa su IGN.

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