Il commissario Lo Gatto voleva dire estate
È successo anche quest’anno.
Da molti anni, ormai, all’inizio di giugno comincio a sperimentare un certo malessere, a causa dell’arrivo della stagione estiva. Tra un clima ballerino che alterna un caldo a volte insopportabile e nubifragi improvvisi, la stanchezza di un anno che volge al termine (per me l’anno è e sarà sempre inteso come ai tempi della scuola, cioè da settembre a giugno), allergia, e il consueto deserto sociale che parte dai primi di agosto, sono arrivato a odiare questa stagione, tant’è che sto già contando quanti giorni mancano a settembre. In pratica, per me l’estate è diventato un dazio da pagare, pesante come quelli promessi da Trump.
Una volta, le cose erano completamente diverse.
Ricordo ancora quell’aria frizzantina che si respirava più o meno intorno al venti di maggio. Eravamo ormai stabilmente in maniche corte, la scuola stava per finire e, a meno che non ci fosse qualche materia da recuperare in extremis con l’ultima fetentissima interrogazione, era tutto virtualmente già concluso. La testa era già in vacanza, con quei tre mesi in cui non facevi assolutamente nulla che non fosse un passatempo. Se c’erano i mondiali o gli europei di calcio poi, tutta l’attenzione era catalizzata alla prossima partita della nazionale e a quei programmi sportivi che si protraevano fino a notte fonda, con sedicenti esperti del settore che disquisivano sulle convocazioni del CT e sui prossimi colpi di calciomercato. Ci si trovava in quell’età di mezzo, tra la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza, si leggeva Topolino e si giocava ai picchiaduro in sala giochi.
Però la vera estate, quella delle vacanze al mare, almeno per me, arrivava ad agosto.
Gli uffici e le fabbriche chiudevano e tutti si preparavano a partire per le ferie, che sembravano lunghissime, con quei viaggi in macchina di notte che parevano non avere mai fine. In TV il palinsesto era focalizzato su una serie di commedie dal taglio tipicamente estivo, come Rimini Rimini, Abbronzatissimi, Sapore di Mare e via dicendo. Pellicole molto leggere, con protagonisti gli attori comici più in voga in quegli anni.
Tra tutti questi film, ce n’è uno in particolare al quale sono molto affezionato, che ho sempre identificato come l’inizio dell’estate al mare: Il commissario Lo Gatto.
Protagonista del film diretto da Dino Risi è l’inossidabile e da me amatissimo Lino Banfi, in quello che, al pari del leggendario mister Oronzo Canà interpretato in L’allenatore nel pallone, fu il suo ruolo più iconico. Natale Lo Gatto, commissario di polizia, è chiamato a investigare su un delitto a sfondo passionale commesso in Vaticano. Dopo aver osato chiedere a Giovanni Paolo II un alibi per la notte in cui è stato commesso l’omicidio, il prode tutore della legge viene trasferito per punizione sull’Isola di Favignana, in una sorta di esilio napoleonico. Durante il periodo invernale, il buon Lo Gatto fa la conoscenza di tutti i pittoreschi personaggi dell’isola, dal barbiere che sa tutto di tutti fino all’attempato playboy del luogo, il barone Fricò, attendendo con fiducia che prima o poi accada qualcosa che lo faccia finire su tutte le pagine dei giornali. Arriva l’estate e, oltre alla consueta pletora di turisti che invadono l’isola, per Lo Gatto giunge la tanto agognata occasione: Wilma Cerulli, avvenente donna sbarcata da poco sull’isola, sembra essere stata assassinata, e il nostro commissario è chiamato a risolvere il caso, aiutato da un singolare giornalista, Vito Ragusa, anche lui desideroso di fare carriera.
Nonostante le indagini non portino a nulla, Lo Gatto riesce comunque, maldestramente, a chiudere il caso. La presunta vittima è in realtà viva e vegeta, e non era nemmeno scomparsa. Attricetta di scarso talento ma con amici potenti, Wilma era in compagnia del suo amante, un politico importantissimo. La vicenda trapela, causando la caduta del governo in carica, e Lo Gatto viene ricompensato con un trasferimento a Milano e la carica di vicequestore. Almeno fino alla nuova gaffe del commissario, che viene sì promosso questore ma trasferito nuovamente in Sicilia.
Nonostante ci siano elementi appartenenti al genere giallo, Il Commissario Lo Gatto è, né più né meno, una commedia tipica di quel periodo, con comicità di grana grossa, che galleggia fra il pecoreccio e il boccaccesco, seppur lontana dalle commedie sexy all’italiana, nonostante non manchino qualche scena di nudo e tutta una serie di situazioni legate a relazioni clandestine, tradimenti e via dicendo. Anche la vicenda del presunto omicidio è trattata in maniera leggerissima e priva di qualunque elemento di serietà. Anzi, se proprio vogliamo fare la pulci a un film del genere, ci sono tutta una serie di incongruenze e cose mai spiegate (come ad esempio i vari sospettati dell’omicidio che vengono scagionati grazie a molteplici oggetti, senza però fornire ulteriori spiegazioni in merito) alle quali si può passare sopra per via della natura del film, ma che allontanano la pellicola da qualunque pretesa – anche lontana – di serietà. Va però detto che c’è un certo tipo di satira sociale tutto sommato interessante, tra scandali politici e una certa morbosità per i delitti avvenuti in provincia… cose, neanche dirlo, tremendamente attuali. Tra l’altro, l’incipit del film, con l’omicidio passionale commesso in Vaticano e addirittura il Papa indicato come possibile indiziato, oggi sarebbe praticamente impossibile da proporre.
Per me Il commissario Lo Gatto rimane soprattutto un affettuoso ricordo legato al momento della partenza per le vacanze al mare, visto che spesso mi è capitato di guardarlo proprio la sera prima di partire, un po' come una sorta di rituale, magari mentre mettevo le ultime cose in valigia. Vedere Lino Banfi con il suo completo bianco e il cappello indagare sulle spiagge di Favignana, intento a fumare il sigaro, coincideva con la mia partenza per il mare.
E comunque, almeno per quanto mi riguarda, come commissario, sempre meglio Lo Gatto di Montalbano.
“Lo Gatto è una Belva!” – cit. Vito Ragusa
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata alle spiagge, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.