Kagurabachi e l'arte della manutenzione della katana — Outcast

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Kagurabachi e l'arte della manutenzione della katana

Kagurabachi e l'arte della manutenzione della katana

Shōnen Jump è una fucina di best seller nel mondo dei manga. Dalle pagine della rivista più venduta in Giappone ed edita dalla casa editrice Shueisha è uscito praticamente il grosso degli shonen più importanti del passato e del presente: basta fare i nomi di Dragon Ball, One Piece e Naruto per ribadire il concetto, ma se mi mettessi a elencarli tutti finirei domani. In pratica, se pensate a uno shonen di successo, ci sono alte probabilità che questo arrivi proprio da Shōnen Jump. Chi segue le novità del magazine sa anche quanto la concorrenza sia spietata al suo interno. Ogni nuovo manga pubblicato viene a sua volta votato dal pubblico capitolo per capitolo, tramite una sorta di sondaggio che ne indica l’indice di gradimento. Quelli che si trovano costantemente agli ultimi posti della classifica vengono chiusi spesso brutalmente, anche dopo pochi volumi.

Se avete letto un manga che ha un finale affrettato o tronco, spesso non è colpa dell’incapacità dell’autore; il motivo, semmai, è che è stato costretto a chiuderlo in anticipo. Un caso eclatante fu quello di Samurai 8 (opera dello stesso Masashi Kishimoto che ha dato vita a Naruto), chiuso dopo 5 numeri, a dimostrazione che neanche se si ha un nome importante si viene risparmiati dalle regole ferree di Shōnen Jump. Che questo sistema rappresenti un metodo ingiusto verso gli autori, che magari potevano dimostrare qualcosa di più andando avanti con la loro storia, è sicuramente un buon elemento di dibattito, ma è innegabile che, con un simile modo di fare, gli esperti editor di Shueisha hanno macinato un successo dietro l’altro rendendo il dominio di Shonen Jump incontrastato su tutte le riviste di manga in Giappone.

Dopo Naruto, Masashi Kishimoto si è dedicato allo sfortunato Samurai 8: La leggenda di Hachimaru.

Tutto questo pippone introduttivo era per parlarvi di Kagurabachi: un manga che invece, sin dai primi capitoli, è diventato un caso proprio perché è schizzato in cima agli indici di gradimento dei lettori. Avrà anche avuto più risalto per il fatto che ora è possibile leggere tutti i manga della rivista su Shōnen Jump+ l’app ufficiale del magazine che permette di leggere in contemporanea con il Giappone anche la traduzione in inglese, ma questo non basta a spiegarne l’enorme successo. Il primo capitolo ha infatti ottenuto cinquecentomila visualizzazioni nella prima settimana, arrivando secondo tra i manga più letti della rivista e superando anche serie più rinomate come Jujutsu Kaisen, Chainsaw Man e My Hero Academia. Attualmente il manga, creato da Takeru Hokazono, conta sei volumi in Giappone, e ad agosto 2024, dopo quasi un anno dal suo lancio (avvenuto a settembre 2023), ha piazzato ben 600 mila copie in circolazione. Tutto questo senza nemmeno avere un anime a fare da boost alle sue vendite, come è ad esempio accaduto con Demon Slayer o Jujutsu Kaisen. Anime che però, ovviamente, è già stato annunciato, dato il successo della serie. Al momento l'unica cosa che sappiamo è che a occuparsene sarà CygamesPictures.

Dal 18 marzo Kagurabachi arriva finalmente anche in Italia, grazie a Star Comics, che ha anche realizzato una bellissima edizione variant per l’occasione. Ho partecipato alla presentazione avvenuta a Milano insieme al buon Andrea Peduzzi, durante la quale ci hanno anche narrato dell’importanza della katana nella cultura giapponese e il fabbro Michele Massaro ha omaggiato il manga con la riproduzione di una spada giapponese forgiata da lui. Il focus dell’evento era sulla katana non certo a caso, ma perché questa è uno dei temi principali di Kagurabachi. Il manga infatti ha per protagonista Chihiro Rokuhira, figlio di Kunishige Rokuhira, uno dei fabbri più rinomati del Giappone. Kunishige, anni prima dell’inizio della storia, ha forgiato sei spade incantate che sono state determinanti nel risolvere un sanguinoso conflitto conosciuto come Guerra Seitei, a cui nel primo volume della storia si accenna appena.

Il leggendario Kunishige Rokuhira al lavoro.

Kunishige all’apparenza può sembrare disordinato e poco responsabile, infatti a occuparsi di tutto in casa è proprio il figlio, ma quando inizia a forgiare diventa quasi un’altra persona, molto più seria e in grado di dimostrare il suo grande talento nella creazione di spade forti e resistenti. Chihiro aspira a diventare un grande fabbro come lui, ma il suo sogno viene spezzato quando una banda di stregoni chiamata Hishaku irrompe nella loro dimora per rubare le spade incantate custodite da Kunishige e, nel farlo, uccidono il fabbro e feriscono Chihiro. Salvato dall’amico di famiglia Togo Shiba, Chihiro decide dunque di vendicarsi degli assassini di suo padre puntando a recuperare le sei katana incantate che sono state trafugate, e per farlo userà la settima spada creata da Kunishighe, chiamata Enten, forgiata in segreto dopo la guerra.

Il primo volume di Kagurabachi narra proprio di questo incipit, ma una volta poste le basi, la storia parte subito in quarta mostrandoci Chihiro già addestrato e pronto a fare a pezzi i suoi nemici, per vendetta e per recuperare le spade del padre. Una cosa che mi è subito piaciuta del manga è l’ambientazione. Inizialmente sembra infatti ambientato nel Giappone moderno, in un contesto realistico, ma subito l’autore si smarca dai vincoli del mondo reale inserendo stregoni e poteri magici e dando inoltre enorme risalto alle capacità delle spade, specialmente quelle incantate, che sono praticamente in grado di cambiare da sole il corso di una guerra.

Hokazono, poi, sfonda con me una porta aperta, rendendo centrali nella storia le katana non solo come armi, ma anche come elemento culturale. Le spade in generale sono le mie armi preferite, possiedono un grande fascino sia nelle loro varie forme e utilizzi sia nelle abilitità marziali deputate, e ho sempre visto le katana come l’apice di questo percorso, per cui è necessaria una dedizione a questo tipo di lama enorme, soprattutto nel passato, quando era considerata l’anima dei samurai. Ho amato molto anche il focus sulla forgiatura presente nel manga, tra l’altro molto attendibile perché l’autore si è avvalso dell’aiuto di alcuni mastri fabbri nipponici per descrivere al meglio le scene in cui le lame vengono create. In un'opera dove la katana è protagonista, l'azione si sviluppa inevitabilmente attraverso combattimenti all'arma bianca. E in un battle shōnen, gli scontri sono il cuore pulsante della narrazione. Kagurabachi, già dal suo esordio, dimostra un gran potenziale da questo punto di vista, grazie a una regia impeccabile e a coreografie di combattimenti mozzafiato, impreziositi da poteri interessanti e sfruttati con maestria. Gli attacchi di Chihiro, basati sui suoi tre pesci rossi, rendono i colpi speciali del protagonista allo stesso tempo eleganti e spettacolari. Ben visibile comunque anche l’influenza di diversi film d’azione occidentali, uno su tutti la saga di John Wick (come ammesso dall’autore stesso in un’intervista), che in questo caso si fonde bene con il tipo di azione tipica di uno shonen.

In Kagurabachi l’azione viene spesso espressa attraverso un montaggio dal taglio “cinematografico”.

I manga restano comunque una tipologia di narrazione basata sulle emozioni, e anche Kagurabachi non fa eccezione. La storia di vendetta, motore dell’opera, non è nulla di originale, ovviamente, ma a renderla avvincente sono le emozioni che i personaggi trasmettono al lettore, spingendolo ad andare avanti pagina dopo pagina. Chihiro è un personaggio taciturno e segnato dal dolore causato dalla perdita del padre. Non il tipico protagonista allegro di shōnen manga, ma è anche vero che ci sono stati altri protagonisti simili nel genere. Tuttavia funziona bene nel contesto in cui è inserito, grazie anche ai comprimari che lo affiancano e agli antagonisti mostrati finora, tutti funzionali alla storia. A piacermi molto è anche lo stile di disegno, semplice e senza troppi fronzoli, ma molto efficace nel caratterizzare i personaggi e nel rendere in maniera credibile il mondo dell’opera. Hokazono è molto bravo nel disegnare le scene d’azione, ma l’ho trovato molto abile soprattutto nella gestione dei chiaroscuri, in alcune tavole davvero suggestivi.

Ovviamente è troppo presto per tirare le somme, un solo volume è insufficiente per valutare qualsiasi tipo di manga, figuriamoci un battle shōnen ! La tendenza di questa tipologia di opere è infatti quella di durare a lungo, in linea generale, quindi è davvero ancora presto per trarre conclusioni. Quello che posso dire è che la storia mi ha fatto venire voglia di proseguire e sono molto curioso di vedere come si evolverà in futuro, cosa che, nel mare infinito di opere simili, è un segnale sicuramente positivo. Non è però facile spiegare il successo incredibile ottenuto dal manga sin dal primo capitolo. Sarà che ho letto praticamente la maggior parte dei grossi shōnen esistenti ed è dunque difficile sorprendermi, ma per il momento non vedo il potenziale di qualcosa di rivoluzionario per il genere, che possa lasciare il segno, come hanno fatto ad esempio One Piece o Naruto.

Chihiro Rokuhira, il giovane protagonista di Kagurabachi, è un vendicatore à la Sasuke Uchiha.

Eppure, come successo anche con Demon Slayer, Kagurabachi il successo se lo merita probabilmente perché ha saputo essere l’opera giusta al momento giusto, soprattutto per il pubblico giapponese. Il manga celebra elementi cardine della cultura nipponica come l'importanza della katana e lo spirito della sua forgiatura, temi che evidentemente risuonano nel pubblico del Sol Levante in questo preciso momento storico. Il mix di azione tra classico shōnen e film d’azione occidentali e di personaggi ben caratterizzati ha poi fatto il resto, attirando anche il pubblico occidentale, richiamato in questo caso dal fascino dell’argomento esotico. Insomma, un buon mix di elementi che rendono Kagurabachi un manga da tenere d’occhio dato che potrebbe esplodere ancora di più – soprattutto una volta arrivato l’anime – e diventare la prossima opera di punta di Shōnen Jump. Se ne riparlerà dunque tra qualche volume per vedere se sarà davvero così.

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