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La conversione perfetta: The Witcher 2: Assassins of Kings Enhanced Edition

La conversione perfetta: The Witcher 2: Assassins of Kings Enhanced Edition

I ragazzi di CD Projekt RED fanno parte di quella ristretta cerchia di sviluppatori capaci di attirare l’amore incondizionato da parte della loro utenza. Sin dal debutto con The Witcher, si sono fatti riconoscere per la grande attenzione rivolta al supporto dei loro prodotti, soprattutto dopo il lancio, momento nel quale i concorrenti solitamente intasano il mercato con contenuti aggiuntivi a pagamento dal dubbio spessore e valore. Il primo capitolo della saga di Geralt di Rivia fu letteralmente stravolto, a circa un anno di distanza dalla pubblicazione, da una major patch gratuita e di proporzioni bibliche, intitolata Enhanced Edition, che andò a migliorare sensibilmente tutti gli aspetti del gioco, portandolo da “buon prodotto sviluppato da un piccolo team dell’est Europa” a essere uno dei migliori giochi di ruolo “vecchia scuola” degli ultimi anni.

Con l’Enhanced Edition di The Witcher 2: Assassins of Kings i ragazzi di Varsavia non hanno conseguito gli stessi incredibili miglioramenti visti in precedenza - per onestà, c’è da sottolineare che la versione “liscia” di questo gioco lasciava ben pochi spiragli a critiche - ma nonostante tutto, quelli di CD Projekt sono riusciti nuovamente a stupirci. Il vero miracolo di questa edizione è il fatto di aver “infilato” uno dei titoli graficamente più impressionanti disponibili oggigiorno su PC in un hardware da poco più di cento euro e con ormai sette primavere alle spalle. A partire dal 17 aprile arriverà in tutti i negozi l’Enhanced Edition di The Witcher 2: Assassins of Kings, in modo che tutti i proprietari di Xbox 360 possano mettere le mani su uno dei giochi di ruolo di stampo occidentale più ispirati degli ultimi anni, mentre tutti coloro in possesso di un PC sufficientemente performante avranno la possibilità di rimediare al loro errore, nel caso di mancato acquisto. Il famoso supporto post-lancio di CD Projekt RED consentirà a tutti i possessori di una copia Personal Computer di The Witcher 2: Assassins of Kings di scaricare l’enorme patch contenente circa quattro ore di gameplay aggiuntivo (sotto forma di alcune sidequest dislocate lungo la storia), un nuovo livello di difficoltà, l’arena, il tutorial (già presenti su PC a partire dalla patch 2.0) e trentacinque minuti di nuove cutscene, tra le quali troviamo il bellissimo trailer iniziale e un inedito filmato conclusivo, decisamente più esplicito e compiuto di quello precedente. Il rimanente spazio è servito agli sviluppatori per inserire tutti quei piccoli/grandi cambiamenti resi necessari dall’approdo su console, dove la mancanza di mouse e tastiera ha costretto a rendere il gameplay più adattabile al pad.

Nonostante fosse già pensato con tali controlli in mente, i ragazzi di CD Projekt si sono trovati con la necessità di snellire ulteriormente il sistema di controllo e renderlo più reattivo che in passato. Su Xbox 360 – da ora in poi mi riferirò principalmente a questa versione, anche se i cambiamenti incideranno su tutte le edizioni sul mercato - The Witcher 2 si gioca quasi come se fosse un classico hack’n slash: Geralt di Rivia combatte, schiva, para e lancia magie in maniera reattiva e dinamica, senza pause o interruzioni. Controllare lo strigo è un piacere, anche grazie alla nuova telecamera in grado di gestire nel miglior modo possibile i movimenti del protagonista adattandosi in maniera ottimale al contesto di gioco, in modo da avere sempre al centro dello schermo l’azione. Il nuovo sistema di lock-on funziona discretamente, ma i controlli sono talmente precisi che spesso se ne può persino fare a meno. Gli scontri fluiscono dunque veloci e senza intoppi; solo raramente lo strigo non risponde ai comandi nella maniera desiderata, ritardando di qualche frazione di troppo la lettura degli input. Questo anche grazie alla ripulitura di alcune meccaniche di gioco, in particolare alcuni QTE e le fasi stealth, ora decisamente più divertenti e riuscite, che non vi porteranno più alla frustrazione per evidenti limiti di programmazione. Peccato che alcune volte si faccia fatica ad evidenziare le icone di selezione di oggetti o elementi dello sfondo, difetto che rende alcuni frangenti piuttosto noiosi.

Il sistema di combattimento è basato principalmente sull’abilità con la lama di Geralt. Lo strigo ha a sua disposizione due colpi, uno veloce e uno potente, oltre che la possibilità di parare alcuni fendenti. Prima di poter sbloccare il contrattacco, la capacità di deflettere le frecce o una difesa maggiormente impenetrabile imparerete a fare affidamento sulla schivata, mossa che più di ogni altra cosa vi consentirà di salvare la pellaccia nelle situazioni più caotiche. Essere uno strigo non vuol dire semplicemente menare fendenti a destra e manca, alternando la spada d’argento e quella d’acciaio a seconda che si tratti, rispettivamente, di mostri o esseri umani. A rendere più profondo il sistema di combattimento giunge, infatti, tutta una serie di oggetti, come trappole da collocare a terra e bombe da lanciare contro i nemici che, soprattutto ai livelli di difficoltà più alti, fanno la differenza tra la vita e la morte. Durante gli scontri non è, infatti, possibile ingollare pozioni curative e dunque ogni artifizio per recuperare un po’ di vigore o intrappolare i nemici per colpirli alle spalle si rivela fondamentale.

Geralt può contare anche su cinque Segni, gli incantesimi a disposizione dei Witcher, ognuno dai diversi effetti, da studiare e utilizzare al momento opportuno. Per esempio Igni non è altro che una sorta di fireball, mentre Quen crea intorno allo strigo un campo di forza capace di assorbire e deflettere parte dei danni. Ognuno di questi incanti è potenziabile tramite l’albero delle abilità e può persino essere utilizzato durante i dialoghi per provare a influenzare i comportamenti e le risposte di alcuni interlocutori. Per cambiare arma, oggetto utilizzabile o magia è possibile richiamare un menu circolare che consente di scegliere comodamente le varie opzioni con pochi click, rallentando il tempo sullo sfondo. Viene dunque abbandonata la pausa tattica del primo The Witcher, per offrire un sistema di gestione dell’equipaggiamento che non spezzi lo scontro, avvicinandosi il più possibile a quello che Geralt mostra nei libri. Prima di ogni combattimento impegnativo, è oltretutto molto importante bere alcune pozioni in grado di potenziare la vitalità, la resistenza o la forza del protagonista. Arrivare impreparati allo scontro con i mostri più grandi porta spesso a una morte prematura, costringendo in questo modo a dedicare un po’ di tempo a creare composti alchemici o creare nuove trappole. Ogni oggetto dell’equipaggiamento di Geralt è riproducibile trovando le istruzioni per costruirlo e in seguito mettendo insieme i vari ingredienti raccolti per il mondo di gioco. Il sistema di crafting è piuttosto semplice, ma molto potente e va a completare una componente di gestione e crescita del personaggio piuttosto soddisfacente. Gli sforzi di CD Projekt sono stati rivolti nel provare a rendere più accessibili tutte queste opzioni, piuttosto che eliminarle completamente, com’è successo per esempio negli ultimi prodotti Bioware.

Comunque e in ogni caso, per quanto ben strutturato, The Witcher 2: Assassins of Kings non avrebbe raggiunto tale successo di pubblico e critica se non fosse sostenuto da un cast di personaggi di spessore e una storia matura e complessa, sviluppata intorno a un sistema di cause/effetto piuttosto efficace. Anche in questo caso il paragone con Bioware è inevitabile, ma duole ammettere come gli allievi abbiano ormai superato i maestri. Dopo la sbandata del primo capitolo, nel quale si collezionavano donne come carte da gioco, gli sviluppatori polacchi hanno deciso di dare un taglio più maturo alla loro produzione. In The Witcher 2: Assassins of Kings sono molti gli argomenti scottanti trattati, come il razzismo, l’onore, la tolleranza e ovviamente il sesso. Il titolo di CD Projekt è salito alla ribalta anche per il modo libertino, perlomeno nel mondo dei videogiochi, con il quale approccia l’erotismo: le scene di sesso sono presenti in abbondanza, ma il modo in cui queste sono raccontate e contestualizzate le priva di qualsiasi volgarità (principalmente quelle con protagonista la bella Triss) e le rende anni luce meno goffe e imbarazzanti dell’approccio un po’ bigotto di Bioware.

Da questo punto di vista, forse aiuta che la saga di The Witcher sia basata su un’opera di ottima fattura, che molto probabilmente offre ai programmatori ben più di uno spunto. I romanzi di Andrzej Sapkowski, uno scrittore fantasy polacco che, grazie anche all’aiuto dei videogiochi, sta lentamente diventando celebre al di fuori dei confini nazionali, raccontano gli eventi precedenti al primo capitolo videoludico. Anche nei libri il protagonista è Geralt di Rivia, uno Strigo, ovvero appartenente a una sorta di casta formata da guerrieri cui sono state somministrate sostanze mutagene per migliorarne i sensi e le capacità. I Witcher sono spietati cacciatori di mostri, che uccidono grazie alla loro spada d’argento in cambio di ricompensa da parte di regnanti o comuni cittadini. Tutte le tematiche aperte in quest'opera, come il razzismo, l’amore, il tormento, la difficoltà nel prendere alcune decisioni sono, infatti, il cardine anche dell’opera videoludica, che lentamente sta facendo sua anche la capacità di Sapkowski di alternare duri scontri con battute taglienti o di raccontare i suoi protagonisti come personaggi complessi ma umani, capaci di cedere alle lusinghe della carne. Il sesso viene mostrato non per soddisfare un ego machista o per appagare i pruriti di dodicenni brufolosi, ma per il tentativo di rendere i personaggi i più veri possibile, nonostante vivano in un mondo ricco di magia, draghi e mostri. Non esiste, infatti, il buono o il cattivo, il bianco o il nero: ogni scelta va pesantemente ponderata, perché porta inevitabilmente a spiacevoli conseguenze, che dovrete essere pronti a “sopportare”.

Tornando al gioco, questo secondo capitolo si apre con Geralt al seguito di Re Foltest, un monarca che abbiamo potuto conoscere nei libri o alla fine di The Witcher, quando lo strigo sventò un attentato ai suoi danni. È passato circa un mese da questo avvenimento e i regni settentrionali sono letteralmente in subbuglio. Guerriglieri non-umani, gli Scoiattoli, stanno mettendo a dura prova i governi e la tensione razziale sta salendo alle stelle. Una rete di spietati assassini sta oltretutto approfittando di quest’occasione per uccidere tutte le teste coronate e portare ulteriore scompiglio. Nonostante la ritrosia di Geralt a schierarsi in questioni politiche, lo strigo sarà presto coinvolto in un feroce conflitto nel quale le sue azioni, volente o nolente, saranno determinanti. Gli sviluppatori hanno, infatti, infarcito il loro titolo con piccoli e grandi bivi, che andranno sia a influenzare la risoluzione di alcune quest, sia a spezzare letteralmente in due il gioco. L’intero secondo capitolo può essere, infatti, vissuto da due punti di vista speculari, raddoppiando potenzialmente la già ottima longevità. La maestria di CD Projekt consiste nel nascondere le varie opzioni a disposizione e far evolvere la storia senza grossi strappi e forzature. Certo, non ci troviamo di fronte ad un sistema dalle infinite variabili come quello di Fallout 3, per esempio, ma The Witcher 2 è senz’altro più compatto, omogeneo e rifinito del gioco post-apocalittico di Bethesda.

Infatti, a differenza di quanto avviene nei titoli Bethesda, il mondo di gioco non è liberamente esplorabile, ed è invece suddiviso in tre macro aree - ognuna corrispondente a un capitolo - dalle quali non è possibile uscire se non avanzando nella trama. In questi frangenti, però, potete determinare liberamente la vostra agenda, risolvendo le quest che vengono assegnate dai cittadini, uccidendo qualche mostro per la ricompensa, sfidando gli abitanti a uno dei tre minigiochi presenti o seguendo imperterriti l’evolversi della trama, non facendovi distrarre dal resto. Nonostante gli sviluppatori cerchino di fornire il maggior numero d’informazioni possibile, debuttare nel mondo di The Witcher con questo secondo capitolo potrebbe essere un po’ traumatico. CD Project RED ha, infatti, infarcito il gioco con citazioni e personaggi famosi che, se da una parte faranno la gioia di tutti i fan, dall’altra potrebbero spiazzare chi si avvicina alla storia per la prima volta. Per spezzare un’ulteriore lancia a favore del team, c’è da dire che le vicende attuali non lasciano molto tempo per riflettere sul passato e che, con un po’ di pazienza, quasi tutti i punti oscuri trovano una spiegazione durante il gioco.

Dal punto di vista tecnico non si può che plaudire il lavoro svolto da CD Projekt RED, un team al debutto su console, ma che è stato capace di spremere Xbox 360 come pochi altri fino ad ora. The Witcher 2: Assassins of Kings Enhanced Edition sfoggia, infatti, un motore grafico di tutto rispetto, come resa paragonabile a quella ottenibile grazie a un PC di fascia medio-alta, sicuramente ben più costoso della console Microsoft. Certo, su un PC impostato a ultra The Witcher 2 è ancora capace di stupire per dettagli ed effetti grafici, ma è innegabile come la versione console, grazie a un frame rate stabile, alla mancanza di tearing, alla velocità dei caricamenti e al buon livello di dettaglio, possa essere considerata come uno fra i titoli esteticamente più belli mai prodotti su Xbox 360. Per ottenere tali meraviglie si è dovuto scendere ad alcuni compromessi, come certe texture in bassa definizione, la mancanza di effetti quali il bloom, alcuni caricamenti di texture piuttosto lenti o qualche sporadico pop-up di oggetti sullo sfondo, ma in compenso la possibilità di godere il tutto comodamente seduti sul divano, con un bell’impianto audio alle spalle, bilancia abbondantemente la perdita. L’incedere lineare della trama consente oltretutto di installare su HDD un solo DVD alla volta, elemento che potrebbe agevolare anche i possessori delle prime Pro. Dal punto di vista sonoro troviamo da una parte una serie di arrangiamenti epici, estremamente attinenti al contesto di gioco, e dall’altra un doppiaggio in lingua inglese di alto livello. A completare l’eccellenza arriva un adattamento dei sottotitoli in italiano di qualità.

Grazie all’Enhanced Edition, The Witcher 2: Assassins of Kings conferma di essere uno fra i titoli più interessanti di questa generazione, un acquisto imprescindibile per tutti gli amanti dei giochi di ruolo, ma meritevole di attenzioni anche da parte di chiunque sia alla ricerca di un prodotto maturo e divertente da giocare, caratterizzato da una storia appassionante, un sistema ruolistico profondo, una longevità notevole e valori produttivi di assoluto spessore. Qualche trascurabile difetto tecnico e una storia forse troppo focalizzata sui fan dell’opera di Sapkowski sono gli unici elementi negativi che potrebbero essere rilevati, ma, per buona pace di Bioware, il titolo CD Projekt RED è senza dubbio il miglior action/gdr di questa generazione. E adesso non ci rimane che sperare nell’annuncio di The Witcher 3 o nel recupero del progetto Rise of the White Wolf.

Voto: 9,5

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