Outcazzari

Le bellissime signore di GLOW

Le bellissime signore di GLOW

Devo fare una confessione: ho accettato da relativamente poco il fatto che il wrestling sia in realtà una sorta di grande e lunghissima serie televisiva che si svolge “in diretta” su un ring sportivo. Non so di preciso quando ho avuto questa illuminazione, ma ricordo piuttosto chiaramente che per anni ho considerato con sdegno questa disciplina sportiva come una presa per i fondelli per gli spettatori. E pensare che invece ero io in realtà a non aver capito niente di tutta la faccenda e che stavo facendo la figura del cretino.

Fatta questa doverosa premessa, la Cover Story di questo mese è la scusa perfetta per parlare di una delle mie serie TV preferite degli ultimi anni: GLOW (che sta per Gorgeous Ladies of Wresting). Creata da Liz Flahive e Carly Mensch per Netflix e basata sull’omonimo circuito professionistico di wrestling femminile creato nel 1980 da David McLane, la serie racconta appunto le vicende di un gruppo di donne di estrazione sociale ed etnie molto eterogenee che, nel 1985, rispondono a un annuncio pubblicitario e finiscono per far parte del cast di lottatrici e, sotto la direzione del regista interpretato dall’ottimo Marc Maron, cominciano a esibirsi davanti a un pubblico minuscolo mentre registrano le prime puntate che saranno poi trasmesse in TV. Tra le protagoniste è sicuramente il nome di Alison Brie a spiccare, anche perché la sua Zoya the Destroya è una delle trovate più indovinate dell’intera serie, ma anche il resto del cast ha momenti davvero memorabili.

GLOW è tante cose, ma è soprattutto una serie che racconta storie di persone alle prese con le complicazioni che la vita ti tira addosso quando meno te l’aspetti e, ammetto inaspettatamente per me, una serie che prende il canovaccio classico delle storie sportive e lo adatta in maniera splendida, utilizzando tutti gli stilemi classici del genere. Ci sono le prime, disastrose performance sul ring, ci sono le dure sessioni di allenamento per migliorare e imparare a fare le wrestler, ci sono i momenti trionfali in cui tutte le fatiche appena sopportate danno finalmente i loro frutti. Il tutto condito da una narrazione che danza abilmente tra la commedia e il dramma, senza mai esagerare né in senso né nell’altro. I toni sono sempre azzeccati, i momenti importanti hanno lo spazio che meritano e non danno mai la sensazione di essere tirati via di fretta o utilizzati solo per sorprendere o scioccare lo spettatore e i personaggi danno l’impressione di essere davvero alle prese con situazioni che, per un motivo o per l’altro, li costringono a cambiare atteggiamento, crescere, maturare o magari anche solo scendere a patti con la realtà dei fatti e accettarla loro malgrado.

Alison Brie nei panni di Zoya The Destroya ed Ellen Wong in quelli di Fortune Cookie.

Un altro aspetto che ricordo in maniera molto vivida è quello delle dinamiche del gruppo delle donne che compongono il cast di lottatrici, come siano raccontate le loro individualità e i loro rapporti, e lo spazio che ognuna di loro riceve per evitare di ridurle a meri elementi scenografici, anche se ovviamente non hanno tutte la stessa importanza. Probabilmente la cosa colpisce ancora di più perché non capita spesso di vedere prodotti di intrattenimento sportivi con un cast in gran parte femminile, come per esempio gli ottimi Whip It di Drew Barrymore e Sognando Beckham di Gurinder Chadha, quindi, quando succede, ci si fa ancora più caso.

GLOW ha avuto tre stagioni, con una quarta che era prevista e già annunciata, ma poi fu purtroppo cancellata a causa della pandemia di COVID-19 scoppiata in tutto il mondo nel 2020. Nei miei ricordi, la prima è quella che ha un equilibrio maggiore tra racconto drammatico e sportivo, mentre le due successive espandono gli orizzonti dei personaggi e si concentrano maggiormente sui loro casini personali, ma i momenti sul ring conservano sempre e comunque un ruolo importantissimo nella narrazione e regalano delle scene spettacolari e memorabili, riuscendo sempre a trovare il modo migliore per raccontare i drammi personali che si sviluppavano al di fuori del ring e che, come spesso accade in questo tipo di storie, finiscono per influenzare anche le performance sportive. È stato davvero un peccato che le autrici non abbiano avuto la possibilità di concludere le storie di tutti i meravigliosi personaggi di GLOW, ma anche “monca” così com’è, rimane davvero una fra le cose più belle passate sui nostri schermi televisivi negli ultimi anni. E a riprova della qualità della serie, ricordo davvero con affetto i vari personaggi e le loro vicende, i loro drammi e le loro vittorie sul ring e fuori.

Zoya The Destroya, puoi farmi un laccio californiano come e quando vuoi!

Questo articolo fa parte della Cover Story “Sport mostruosamente proibiti”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

We don't need another hero

We don't need another hero

Blood Bowl è un fantastico gioco di merda

Blood Bowl è un fantastico gioco di merda