Old! #98 – Febbraio 1975
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
A febbraio del 1975, un anno dopo l’arrivo nelle sale giochi giapponesi per mano di Taito, Midway porta nelle sale giochi occidentali Speed Race, ribattezzandolo Wheels o Racer a seconda di come girava sul momento. Si tratta di uno fra i primi giochi sviluppati da quel Tomohiro Nishikado che tre anni dopo regalerà al mondo Space Invaders. E hai detto niente. Ma con gli alieni non c'entra nulla. Speed Race, infatti, è un gioco di guida in bianco e nero, assemblato su hardware Taito Discrete Logic e distribuito nelle sale giochi nipponiche a novembre dell'anno precedente. La sua innovazione più importante si ritrova nell'introduzione dello scrolling, con l'auto che si muove lungo una pista a scorrimento verticale, mentre il percorso varia di dimensione e gli avversari si manifestano a causare problemi.
Abbastanza innovativo, per un epoca dominata da Pong e cloni assortiti, è anche il sistema di controllo, che prevede volante, acceleratore, marce e tachimetro. Il gioco, che Nishikado indicherà come il suo preferito fra quelli sviluppati prima di Space Invaders e che è fra i primi videogame giapponesi distribuiti in America (forse addirittura il primo), supporta il multiplayer alternato per due giocatori, con una sfida al miglior punteggio, e la possibilità di selezionare il livello di difficoltà, anch'essa non diffusissima all'epoca.
Sempre a febbraio del 1975 si manifesta nelle sale giochi americane Shark Jaws, l'unico titolo pubblicato da Atari Inc. sotto l'etichetta Horror Games. Pur non essendo basato sulla licenza ufficiale di Lo squalo (il cui titolo originale è appunto Jaws), viene considerato il primo adattamento videoludico di un film, e del resto Nolan Bushnell aveva provato, senza successo, a comprare i diritti del capolavoro di Steven Spielberg dalla Universal. Dopo il fallimento nelle trattative, scattò la decisione di procedere ugualmente con una modifica "furbetta" al titolo, che vede una delle due parole stampata in dimensioni decisamente superiori a quelle dell'altra.
La scelta di creare per l'occasione la corporazione sussidiaria Horror Games nasce quindi proprio da questa bizzarra manovra e dal desiderio di proteggere il più possibile Atari da eventuali ritorsioni legali. Che arraffone, il caro Nolan. In tutto questo, il gioco, che secondo Bushnell andrà a piazzare circa duemila unità, mette al controllo di un tuffatore impegnato a catturare un piccolo pesce mentre cerca di evitare le fauci di uno squalo affamato. Una robetta semplice semplice, insomma, ideata solo per far cassa, secondo un criterio che verrà rispettato con grande attenzione negli anni a venire dalla sacra scuola del tie-in cinematografico, ufficiale o meno.