Scrivo quest'anteprima con un punto di domanda che mi gravita sopra alla capoccia, perché manca (ormai meno di) una settimana alla conclusione della campagna di raccolta fondi su Indiegogo e The Town of Light è ancora molto lontano dal centrare l'obiettivo di trentamila euro. Talmente lontano che, onestamente, do abbastanza per scontato il fallimento dell'operazione. Nel frattempo, però, il gioco ha ricevuto l'approvazione di Steam Greenlight e, in ogni caso, nella descrizione della campagna di raccolta fondi viene detto in maniera esplicita che l'obiettivo del passaggio su Indiegogo sta nel provare ad accelerare e potenziare un processo di sviluppo che, comunque, è autofinanziato e arriverà comunque prima o poi al termine (oltretutto la raccolta fondi è di tipo “flessibile”, quindi quanto donato verrà ricevuto dal team di sviluppo anche se non viene raggiunto l'obiettivo). Insomma, crediamoci e vediamo un attimo di capire perché The Town of Light è un progetto interessante.
http://youtu.be/i2sHHpRejrM
Sviluppato dall'italianissimo team LKA, The Town of Light è una specie di avventura in prima persona ambientata in un luogo tragicamente reale come l'ospedale psichiatrico di Volterra e, allo stesso tempo, in un luogo altrettanto reale, o forse anche no, come la mente di una donna schizofrenica. Nel gioco, di cui ho provato una versione pre-alpha, si controlla la giovane Renee, alle prese coi propri ricordi e con un viaggio allucinato nel labirinto della sua mente. Dopo una breve introduzione che la vede rinchiusa in stanza, ci si ritrova a passeggiare nei dintorni dell'ospedale psichiatrico abbandonato, in un ambiente 3D sorprendentemente ben realizzato, tanto dal punto di vista tecnico (quantomeno al netto degli inciampi che è lecito attendersi da una pre-alpha), quanto da quello delle scelte estetiche.
L'impressione è di forte realismo, anche se, paradossalmente, il motore di gioco non riesce ad essere inquietante quanto le immagini della location reale. L'ospedale di Volterra, comunque, è un'ambientazione tremendamente evocativa e adatta per un gioco che non sembra voler puntare esplicitamente su suggestioni horror ma, un po' sullo stile di Gone Home, ne utilizza alcuni elementi per tratteggiare un'atmosfera molto particolare. Nella demo, l'interazione è assolutamente minimalista, limitata al passeggiare per gli ambienti e all'utilizzo del puntatore per interagire con porte e pochi oggetti. Ma del resto tutto il gioco punta a un'immersione totale, anche in dettagli come i nomi assegnati ai menu, legati al contesto “mentale” della protagonista. Senza contare che è previsto il supporto ad Oculus Rift.
Io ho provato il gioco in maniera “tradizionale”, ma certo i ritmi pacati, l'atmosfera suggestiva e l'evidente tentativo di immergere il giocatore in maniera totale nell'esperienza, sulla carta, si prestano molto all'utilizzo del visore per la realtà virtuale. In termini d'interazione, comunque, perlomeno sulla base di quanto provato nella demo, siamo dalle parti dell'avventura grafica all'acqua di rose, con un semplice enigma legato al ritrovamento di una bambola piuttosto inquietante, che fissa il giocatore col suo occhio spiritato mentre la si porta in giro per i corridoi dell'ospedale. Ma altrettanto importanti sono senza dubbio la componente esplorativa e quella narrativa, quest'ultima portata avanti attraverso l'utilizzo di una voce narrante, l'inserimento di alcune riuscite sequenze d'intermezzo che utilizzano uno stile da fumetto animato e, in generale, la gestione degli ambienti.
Il semplice passeggiare per i corridoi dell'ospedale racconta infatti molto, grazie alla cura riposta nella caratterizzazione degli ambienti, e la parte finale della demo prende una piega surreale, in cui i luoghi, il tempo e lo spazio si piegano andando, presumibilmente, a inseguire le turbe psichiatriche della protagonista, creando suggestioni, di nuovo, molto particolari. Questo approccio così “calmo” ma efficace e, in generale, l'idea di affrontare tematiche interessanti e lontane da quelle classiche del videogioco potrebbero essere le carte vincenti nel mazzo di The Town of Light, che vuole raccontare di una realtà tremenda e non necessariamente molto nota, tanto nell'ottica dei pazienti, quanto in quella di chi in queste istituzioni lavorava. LKA sta provando insomma a dare vita a un qualcosa che sia allo stesso tempo una solida esperienza di gioco e un documento storico capace di raccontare qualcosa che, tra l'altro, fa parte del nostro passato (The Town of Light è ambientato nella Volterra a cavallo fra anni Trenta e Quaranta). L'uscita del gioco, che “parlerà” inglese e italiano, è prevista su computer (Windows, Linux e Mac) per l'autunno di quest'anno, con la speranza di poterlo portare successivamente anche su Xbox One e PlayStation 4. Per saperne di più, potete farvi un giro anche sul sito ufficiale.