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Alone in the Dark: The New Nightmare ce l’ha messa tutta, ma non ce l’ha fatta | Racconti dall'ospizio

Alone in the Dark: The New Nightmare ce l’ha messa tutta, ma non ce l’ha fatta | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Senza Alone in the Dark, non avremmo mai avuto Resident Evil. E senza Resident Evil, non avremmo mai avuto Alone in the Dark: The New Nightmare.

Nella primavera del 2001 si era ormai chiusa la gloriosa generazione dei 32-64 bit, che aveva portato in dote una quantità spropositata di survival horror. Tra i nomi più noti e altri titoli di qualità medio bassa spesso relegati ai confini nipponici, c’era solo l’imbarazzo della scelta.

Alone in the Dark, dopo aver concluso la trilogia nel 1995 ed essersi timidamente affacciato al mondo console con le conversioni del primo (solo per 3DO) e del secondo capitolo (per PlayStation, Saturn e 3DO) era pronto a sfoderare gli artigli per tentare di competere con l’agguerrita concorrenza.

La strada per rilanciare la saga fu quanto di più semplice e logico: laddove Resident Evil aveva preso le basi proprio da Alone in the Dark per dare il via a un nuovo filone videoludico, il nuovo capitolo del titolo Infogrames avrebbe preso quanto più possibile dalla serie Capcom per attrarre gli appassionati del genere.

Alone in the Dark: The New Nightmare consentiva al giocatore di scegliere se indossare i panni del protagonista storico, il detective dell’occulto Edward Carnby (di aspetto completamente diverso rispetto alla trilogia originale: da sosia di Hercule Poirot con papillon e baffetti, era diventato una sorta di John Constantine dai capelli lunghi) e la new entry Aline Cedrac, professoressa di etnologia. I due partono alla volta di Shadow Island per indagare su di un omicidio, e durante il viaggio un’avaria li costringe a paracadutarsi dal loro aeroplano, separandosi e iniziando l’avventura in due punti differenti (hmmm…mi ricorda qualcosa; tipo l’inizio di Resident Evil 2). Il luogo principale dell’avventura è, neanche a dirlo, un’antica e lugubre magione che nasconde inquietanti e oscuri segreti. Già dopo la prima ora di gioco, le similitudini fra The New Nightmare e i titoli Capcom sono evidenti: porte chiuse da sbloccare cercando specifiche chiavi, enigmi (alcuni decisamente non banali, come quello del cannocchiale), documenti da leggere e creature infernali (tipo alcuni zombie giganti) da far fuori a colpi di shotgun. In più, la scelta di un personaggio piuttosto che un altro portava a vivere due avventure parzialmente differenti, incentivandone la rigiocabilità.

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Giocai a The New Nightmare un anno e mezzo dopo l’uscita, grazie a un “regalo” dell’ormai defunto Blockbuster; in quel periodo era in atto una sorta di ricompensa per i clienti più fedeli, che dopo un certo numero di noleggi potevano ricevere in regalo un bundle che comprendeva un gioco e un film, differente in base alla console di riferimento: a me toccò Alone in the Dark: The New Nightmare in versione PlayStation 2, insieme a, ehm, Il Corvo 3 – Salvation. Un geniale tentativo per sbarazzarsi di titoli invenduti, soprattutto lato film.

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Nonostante The New Nightmare ce l’abbia messa davvero tutta per imporsi, alla fine non ce l’ha fatta. Le recensioni dell’epoca lo dipinsero come un prodotto più che discreto, ma le vendite non lo premiarono e la serie rimase ferma per sette anni, quando un nuovo capitolo, intitolato semplicemente Alone in the Dark mise di fatto fine alla saga dopo essere stato perlopiù spernacchiato dalla critica (ci sarebbe anche lo spin-off Illumination, che però non si è filato nessuno, quindi facciamo pure conto che non esista).

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Perché celebrare il ventennale di un titolo nella media che non è rimasto nella memoria collettiva? Beh, sostanzialmente per due ragioni: la prima è che Alone in the Dark è una saga storica, e non merita di finire nell’oblio al quale sembra essere stata destinata. La seconda è che, nel mio piccolo mondo ideale, un nuovo Alone in the Dark dovrebbe esserci, quantomeno per dare nuova linfa a un genere che sembra essere in declino. Resident Evil, remake a parte, ha preso una direzione tutta sua, Silent Hill è ancora lì in panchina in attesa che qualcuno abbia tempo, voglia e soldi da investire per un nuovo capitolo. Titoli come Dino Crisis, Eternal Darkness e Parasite Eve sono in naftalina da generazioni e lì sembrano destinati a rimanere. Insomma, se qualche alto dirigente di THQ Nordic (che ha acquisito i diritti della serie nel 2018) sta leggendo Outcast in questo momento, metta mano al portafoglio societario e permetta a Edward Carnby di tornare in scena.

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