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Shane Black e io vogliamo bene al Natale

Shane Black e io vogliamo bene al Natale

C'è un tempo in cui, prima di appassionarti ai film, ai fumetti, ai videogiochi, a qualsiasi cosa che racconti una storia, non ti interessa sapere chi ci sia dietro, chi l'abbia scritta. Poi appunto qualcuna o tutte le cose che ho citato diventano vere passioni e cominci a osservarle da ogni parte, anche da dietro. E scopri che ci sono delle persone che creano queste cose. Così ti accorgi che per una serie di ragioni, un sacco di cose che ti piacciono sono state scritte, disegnate, girate o quel che volete, da una stessa persona. È una cosa che è successa a me (come a moltissimi altri) con Shane Black. Con il suo aspetto più singolare, diventato famoso: la sua “ossessione” per il Natale. Il signor Black è prima di tutto uno sceneggiatore (pur facendo sia l'attore che il regista) e tende ad ambientare la maggior parte dei suoi film nel periodo natalizio, quasi sempre tenendolo come sfondo e senza che questo influenzi davvero la storia. Shane Black non scrive/gira film natalizi, ma film ambientati a Natale. Ed è una cosa che penso di adorare tanto quanto lui. Così, quando ho iniziato a unire i puntini di molte opere delle quali adoravo questo contesto natalizio, ho “scoperto” che erano tutte scritte da lui.

Sì, uno personaggi più fighi (?) di Predator era interpretato da un giovane Shane Black.

Arma Letale è la prima sceneggiatura di Black, allora ventiduenne, e ha sancito la nascita di una delle serie di action movie più famose della storia del cinema, per molti la serie action per eccellenza. La scena di apertura racconta un suicidio nudo e crudo, con una donna che si getta da un palazzo strafatta di cocaina, mentre insieme alle immagini risuona Jingle Bells Rock. Addobbi, lucette, musica e morte. Anche nel resto del film, il Natale è presente, per ricordare al marito della donna, il Martin Riggs protagonista interpretato da Mel Gibson, dei fatti accaduti anni prima nello stesso periodo. Capite quindi che il Natale non serve a nulla, è solo un condimento, qualcosa che ci dovrebbe far pensare a qualcosa di bello e pacifico, la festa della bontà, ma che forse ci ricorda quanto ogni tanto la vita ci possa cogliere impreparati proprio nei momenti in cui abbiamo deciso che tutto debba essere perfetto.

Black ha detto comunque che non ama si definisca questa cosa come un'ossessione. Mente, ovviamente, lo faccio anche io per dissimulare la cosa. Per dire, adoro i primi due episodi della serie videoludica di Yakuza, e credo di essermene innamorato proprio perché sono ambientati a Natale e passeggiare per i quartieri di Kamurocho mentre cadeva una neve finissima, ritrovandomi poi a picchiare manigoldi sotto di essa, mi è sempre piaciuto un sacco. Così come cercare di sopravvivere mentre dai negozi uscivano jingle e canzoncine natalizie. Dopo un terzo e quarto capitolo primaverili, la serie è tornata in tema vigilia col quinto, e ve ne avevo pure raccontato i primi momenti.

Ecco, questo contraltare di sangue, morte, ma anche avventura meno sanguinolenta, assieme ai canti e all'atmosfera di ritrovo sotto l'albero, mi piace sempre tantissimo, proprio come a Shane Black. Lui racconta di come si rese conto di questa cosa andando da un venditore di hot dog che aveva una piccola rappresentazione sacra quasi invisibile, probabilmente una statuina della vergine Maria con qualche lucetta. Black ne è rimasto stregato, definendo questa cosa come una piccola sorpresa, qualcosa che non ti aspetti e che ti dice “Ehi, sei a Los Angeles ma è anche Natale, ognuno nel suo piccolo mette qualche luce, qualche simbolo”. Questo fatto, mischiato al film I tre giorni del condor, lo ha fatto innamorare del periodo natalizio, perché, testualmente “Era un bel contraltare che dava una luce diversa a tutta la trama di spionaggio del film”.

Non a caso, anche il primo film diretto da Black è ambientato a Natale. Il Natale ti racconta una città, racconta vite. È qualcosa che per Shane rappresenta un arrivo, un momento prima della fine dell'anno in cui tutto si ferma e si comincia a rimandare le cose che non si sono compiute all'anno successivo, magari fermandosi a riflettere sulle cose passate. Certo, ha anche un fascino meno spirituale, più visivo, sgargiante, soprattutto quando decidi di ambientare un film in un enorme centro commerciale sotto le feste. Ma torniamo al film: Kiss Kiss Bang Bang, che ci racconta di un uomo solo, un criminale in fuga, che si muove nel sottobosco di Los Angeles, pieno di altri uomini soli e miserabili. Ci finisce dopo aver superato un'audizione per un ruolo da detective, finendo accoppiato con un vero investigatore per imparare la parte. Anche la solitudine accompagna quindi i protagonisti dei film di Shane Black, sentimento che una festa come il Natale può solo aumentare, con tutta la nostalgia di cui è ammantato.

Volete sapere cosa è riuscito a fare poi il caro Black? A trasformare in un suo film action-christmas una pellicola di supereroi. Suo è Iron Man 3, discusso da molti che non hanno capito nulla, tanto è bello. Un buddy movie, un Arma Letale con le armature al posto delle pistole. Che ci racconta, sempre sotto le festività, di un uomo... solo. Come sa esserlo un Tony Stark che ha perso tutto, dall'amore al coraggio di vivere, dopo gli shock della battaglia per la salvezza per la Terra affrontata nel film precedente, il corale The Avengers. Quindi, il discorso del fare i conti con la propria vita durante questo periodo occupa gran parte del film, che porta Tony a conoscere davvero se stesso, anche grazie a un ragazzino che crede in lui più di tutti. E come fai a deludere un bambino alla vigilia di Natale? Questo ha ovviamente reso Iron Man 3 uno tra i film più personali di tutto il carrozzone Marvel (assieme al tocco folle di James Gunn e dei suoi Guardiani della galassia) e anche forse uno di quelli che scavano più a fondo nel personaggio che trattano, con l'intimismo shaneblackiano tra una cazzata sparata da Robert Downey Jr. e una scena action.

Quindi il Natale è una figata, ma non per fare i pipponi sulla bontà, è proprio il migliore dei contesti in cui calare storie, anche solo per fare da sfondo. Il rosso del sangue sulla neve. Le campanelline della slitta sotto i pugni di una rissa. Un'automobile che sfonda una vetrata imbastita di abeti e lustrini. E poi è liberatorio. Il Natale permette di arrivare esausti alla fine e tirare un sospiro di sollievo che vale più di tanti altri. Vi lascio qui una fra le mie scene preferite di sempre, anzi uno dei miei finali preferiti di sempre. È molto breve, quindi guardatevela, vi occuperà poco più di due minuti. Shane Black non c'entra ma il Natale sì. È il finale di Batman - Il Ritorno, che avevo proprio elogiato per l'atmosfera nevosa e malinconica. Una scena semplicissima, ingigantita un po' tutto, chiaro, dalla regia di Burton (che anche lui col Natale ci va a nozze) alle musiche di Elfman, ma soprattutto dalla neve che ricopre le strade di Gotham City, la neve che pulisce il marcio della città e la notte che avvolge uno stanco Batman in abiti comuni, pensieroso dopo che ha intravisto quello che sembra il suo amore trovato e perduto. Il sospiro del film lo tira Alfred. “Beh, a parte tutto... buon Natale, signor Wayne.”

Una poltrona per due... e frechete!

Una poltrona per due... e frechete!

Old! #238 – Dicembre 2007

Old! #238 – Dicembre 2007