31 è un'adorabile coglionata
Non avevo ancora visto 31, avevo voglia di guardarmi 31, ho notato che 31 si stava manifestando in Italia, con una proiezione nel ciclo horror di UCI e Midnight Factory e poi l'uscita in home video, ho deciso di recuperarmi 31 su Amazon e me lo sono guardato. 31. Ho fatto bene? Ho fatto bene. Certo, va detto che a me, in linea di massima, Rob Zombie piace. Il gradimento sale e scende, ma tendo a voler bene a tutti suoi film, anche a quelli magari meno nelle mie corde. Gli voglio bene quando parte per la tangente del surreale con la versione drogata dei massacri alla motosega, il seguito del remake che vira sul delirio e la roba a base di capri, gli voglio bene quando sforna il capolavoro e gli voglio bene perfino quando fa quello moderato col remake timido. Posso non volergli bene quando decide di tirare su soldi tramite crowdfunding per girare Rob Zombie: The Movie e tirare fuori la sua coglionata definitiva? Ovviamente no. E infatti, anche se mi ci sono divertito in maniera solo moderata, voglio bene anche a questa coglionata qua.
31 è Rob Zombie che fa l'amarcord di se stesso all'insegna del fottesega. Non ci sono ambizioni alte, non ci sono ambizioni basse, non c'è delirio psichedelico, non ci sono metaforoni assortiti, c'è giusto il minimo indispensabile dei ricchi che si divertono sul sangue dei pezzenti, perché se non ce lo metti pare poco carino. Quel che c'è è un'ora e quaranta di horror più o meno d'azione, che prende un gruppetto di protagonisti un po' sfigati (ma redneck trucidi, perché siamo in un film di Rob Zombie) e li infila in un girone infernale modello The Running Man, con gente pagata per farli fuori. Ma anche per farsi fare fuori, considerando che i protagonisti ci mettono poco a passare da vittime sacrificali ad armati pesantemente e incazzati neri. Da lì in poi è tutto un tripudio di combattimenti furiosi, sangue, decapitazioni, sbudellamenti, personaggi che le righe non sanno nemmeno dove stiano di casa e, insomma, macello indiscriminato. Trama? Non pervenuta. Anzi, nei rari momenti in cui prova a intervenire, sotto forma di Malcolm McDowell col parrucchino, dà più fastidio che altro.
È bello? Beh, è una coglionata. Però è una coglionata piena di immagini fulminanti, girata in una manciata di giorni e con una manciata di soldi cavando (litri di) sangue dalle rape, messa in scena in quella maniera tutta folle che unisce cafonaggine, omaggi ricercati, trucidume, anni Settanta e relativa colonna sonora, battutacce come se piovessero, vecchie glorie ripescate dal torbido (tipo gli occhi di Meg Foster), trovate splatter che si inseguono senza tregua, la signora Zombie e fermi immagine privi di alcuna vergogna. Quella maniera che lui, Rob Zombie, sa gestire come probabilmente nessun altro, con un gusto, un divertimento e una furia che sono in fondo figli di passione, consapevolezza e amore. Poi, sì, dopo un po' le riprese con la camera a mano perché devi troppo percepire la situazione di caos e panico mi hanno onestamente stancato, facendomi sentire la mancanza di trovate più eleganti, ariose, che di certo non gli sono sconosciute. Ma insomma, oh, stiamo comunque parlando di una coglionata. Una signora coglionata, che fra l'altro regala con Doom Head almeno un cattivo riuscito come pochi. Non ci si lamenta.
Come dicevo, è passato nelle sale UCI qualche giorno fa ed esce oggi sul mercato dell'home video. Tant'è che se lo comprate su Amazon passando da qui, una piccola percentuale di quello che spendete, senza sovrapprezzi per voi, arriva a noi. Se preferite l'edizione inglese, potete gestire su Amazon UK a questo indirizzo qua.