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Racconti dall'ospizio #102: Degli Zone Of The Enders e di come Kojima ha prodotto i sogni bagnati degli amanti dei mecha

Racconti dall'ospizio #102: Degli Zone Of The Enders e di come Kojima ha prodotto i sogni bagnati degli amanti dei mecha

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Prodotto. Perché la gente che chiede Zone Of The Enders 3 ma "Eh, ma senza Kojima" deve capirlo che questa saga non è stata né scritta né diretta dall'Hideone nostro. Per carità, nei videogame il producer forse ha persino più importanza che al cinema, ma con uno come Kojima è importante chiarire il ruolo, visto che è solito dirigere le sue opere e collaborare alla scrittura dei suoi pipponi filosofici, che ce lo fanno amare e odiare. L'ideazione è stata sua, ma era chiaro che fosse sommerso da Metal Gear Solid 2 prima e Metal Gear Solid 3 poi, quindi il tempo di starci dietro non l'aveva.

Comunque, siamo nel 2001, l'era PlayStation 2 è praticamente appena iniziata, mentre il seguito di Metal Gear Solid si sta per affacciare sul mercato, ed esce il primo Zone Of The Enders. Completamente in tre dimensioni, il gioco ci mette nei panni di un ragazzo che si ritrova a dover guidare un Jehuty, robot simil-umanoide agilissimo, e a doverlo usare per combattere. Il tutto è ambientato in una colonia spaziale futuristica, con una una trama e dei dialoghi che sembrano usciti da un anime giapponese. La resa grafica è stellare, per l'epoca, con dei movimenti fluidissimi nei combattimenti, e il gioco diventa subito famoso come "esperienza anime". Se sei fan dei robottoni che si menano e non lo compri, nel 2001, sei scemo. Poi va detto che Konami ha fatto la mossa giusta, tipica giapponese, di inserire una demo di Metal Gear Solid 2 nella custodia (si usano ancora oggi, queste cose, soprattutto nella Terra del Sol Levante: anche Final Fantasy Type-0 conteneva un codice per la demo di Final Fantasy XV, un paio di anni fa). Questo aumentò esponenzialmente le vendite un po' ovunque, ché i fan di Metal Gear ci metti poco a pescarli all'amo.

Pesanti contaminazioni dall'antico Egitto: Anubis è il "cattivo" per eccellenza di Z.O.E..

Z.O.E. andò discretamente, in realtà, ma probabilmente non costò nemmeno moltissimo, quasi a essere un riempitivo mentre si aspettava la portata principale della seconda avventura in 3D di Solid Snake. La grafica, oggi, appare un po' pongosa, ma il gioco, con la sua semplicità di comandi, meravigliosamente intuitivi, si lascia ancora giocare benissimo. L'unica pecca è sicuramente l'eccessiva brevità, che non aiutò già all'epoca.

Il design di questa saga, per fare i nomi, lo dobbiamo al solito maestro Yoji Shinkawa, designer anche dei Metal Gear, e alla direzione di Noriaki Okamura, che ha scritto il gioco affiancato da Shuyo Murata, collaboratore storico di Kojima. Personalmente, consumai la demo del primo Z.O.E. ma non lo acquistai mai, dato che sapevo resistere alle tentazioni delle demo.

Nonostante un finale aperto, l'dea di un sequel non venne presa in considerazione, se non da Konami stessa. Il team che prosegue la storia viene quindi capitanato da Murata, che prende in mano l'intero progetto, tornando anche a scriverlo. Lo stesso Hideo Kojima dirà in un intervista di aver spinto perché Konami realizzasse un sequel usando le idee di Murata e che il gioco è tutto farina del suo sacco. Ovviamente parlo di Zone Of The Enders: The 2nd Runner. Il secondo (e ultimo) capitolo porta tutta la bellezza del primo a livelli eccelsi, rinunciando alla grafica poligonale nei filmati, che sono vere e proprie sequenze animate, e proseguendo la strada già intrapresa dal primo con un cel-shading quasi invisibile per le fasi di gioco.

I combattimenti contro i boss, ma contro anche i singoli nemici, sono sempre spettacolari, il Jehuty sembra quasi pattinare sulle superfici, quando non vola, e la sensazione di stare vedendo un film d'animazione sui robot è sempre presente, quasi non si stesse effettivamente giocando. Anche il secondo capitolo affronta il tema delle colonie spaziali e del loro sfruttamento, con tocchi ancora più pesanti di fantapolitica, sicuramente qualcosa di ereditato da Hideo Kojima, questo possiamo dirlo. Nonostante il successo di critica e uno zoccolo duro di fan molto accanito, Z.O.E. 2 vende meno di centomila copie, con Kojima che si dimostra deluso dalla scelta di averlo lanciato nel periodo sbagliato dell'anno. Era uscito tra la fine dell'inverno e la primavera: non è ben chiaro cosa non andasse in quel periodo, ma Hideo comunicò come la sua intenzione era quella di dedicarsi alla serie di Z.O.E. per farla diventare grande come quella di Metal Gear, una volta conclusa.

Tripudio di effetti speciali e luci: ogni scontro in Z.O.E. è una gioia per gli occhi, a patto di riuscire a seguire quel che accade sullo schermo.

Ma Konami non ne ha più voluto sapere, di robot che non fossero i Metal Gear, e non ha mai liberato Kojima dal gioco di Snake. O forse lo stesso Hideo ci è rimasto intrappolato. Ora che la loro storia d'amore si è conclusa, proprio quando le voci volevano un terzo Zone Of The Enders in arrivo, molti si sono messi il cuore in pace. Io continuo a sostenere che Konami potrebbe prendere le idee che ancora possiede e tirare fuori un degno terzo capitolo, anche senza Kojima come producer, perché, come detto, non era così necessario per la serie.

Nel 2012, fra l'altro, è uscita per PlayStation 3 e Xbox 360 la Zone Of The Enders: HD Collection, con i due titoli rimasterizzati in HD e con i roboanti 60fps. Si trova ancora abbastanza facilmente: se non avete mai toccato con mano queste due piccole perle. fatelo subito. E se anche ci avete giocato all'epoca e non li avete poi mai più toccati, potete redimervi tornando a farci un giro. Fra l'alltro, il secondo Z.O.E. è in arrivo come esperienza VR su PlayStation 4, pare addirittura tutto giocabile, o perlomeno in determinate sequenze dentro l'abitacolo, anche perché da fuori posso solo immaginare il vomito imperante. Tra l'altro, Jehuty si pilota dallo "stomaco", quindi mi chiedo come abbiano gestito la cosa a livello prospettico. Vai a sapere™.

Intanto aspettiamo il terzo, dai, tanto avete capito che Kojima può anche non esserci e sono passati solo quattordici anni, dopo Half-Life 3 devono farlo di sicuro. O se no remake, tanto ormai...

Questo articolo fa parte della Cover Story "Metal Gear e Hideo Kojima", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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