Racconti dall'ospizio #106 - Metal Gear Solid: Portable Ops va disconosciuto ma volendogli bene
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
È il 2006 e la PSP in Giappone sta vendendo più del pane, a Tokyo la gente la porta sotto l'ascella come i francesi con la baguette. PlayStation 3 è alle porte, ma Konami decide che non ci si deve fermare dopo i fasti di Metal Gear Solid 3 e chiede un Metal Gear portatile che abbia il respiro di un gioco principale, basta cloni dei vecchi giochi o spin-off con le carte. Hideo Kojima, però, sappiamo com'è. Ha bisogno della potenza, vuole fare i blockbuster filosofici con alto budget e soprattutto sulle console potenti. Anzi, in quel periodo sta già lavorando a Metal Gear Solid 4 e figurati se ha tempo per mettersi a coordinare i lavori per un altro episodio della serie. Ma in qualche modo approva l'idea di avere un Metal Gear che si incastri nella sua narrazione e nasce Metal Gear Solid: Portable Ops. Tagliamo la testa al toro: non è canonico. Inizialmente, Hideo Kojima ha detto che era a tutti gli effetti un sequel del terzo capitolo e precedente al primissimo Metal Gear, ma viste le numerose controversie (più del solito) in termini di certi accadimenti nella trama e non avendo partecipato in alcun modo alla scrittura di quest'ultima, ha ritirato tutto con un "Potrebbe essere accaduto ma io non lo considero nella mia storia" e difatti non è stato inserito nella raccolta completa della saga, la Metal Gear Solid: The Legacy Collection.
Io ero al liceo e ancora non era arrivata l'ADSL nel mio paesino. Con la 56k navigavo il minimo indispensabile, figuratevi come potessi avere accesso a tutte queste dichiarazioni, quando l'unica fonte di notizie vera era ancora la carta stampata. Quindi l'ho giocato totalmente al buio e mi ci sono divertito senza pensieri, pur storcendo il naso in diversi punti. Questo trasforma a tutti gli effetti Portable Ops nel capitolo fuori dal canone più vicino allo spirito classico della serie. O quasi. Su PSP, infatti, forse per la potenza della console che non raggiungeva quella di PlayStation 2, si è preferito dividere il gioco in missioni, le Ops (Operations) che danno il titolo al gioco. La trama di fondo unisce un'operazione militare all'altra e vede Big Boss ritiratosi subito dopo la nomina ricevuta dal presidente alla fine del terzo capitolo. Ma l'auto-esilio dura poco e Snake (che si rifiuta di essere chiamato Big Boss) viene rapito dalla stessa Fox che lo ha "cresciuto" e portato a San Hieronymo, in Colombia. Qui si troverà faccia a faccia con Gene, per fermare lui e il suo esercito di rivoluzionari anti-americani, per ordine deglla stessa Fox, in cambio della salvezza.
Le missioni di infiltrazione prevedono il classico gameplay stealth tipico della serie ma l'equipaggiamento è ridotto ed è anche possibile affrontare tutto il gioco senza usare Snake, preferendo magari un normale componente del suo esercito. Difatti, proseguendo nel gioco, sarà possibile convincere quasi tutte le guardie che troveremo a mollare la causa di Gene, per passare dal nostro lato della barricata. Questo fomerà un esercito che svilupperà armi ed equipaggiamenti, oltre ad affrontare missioni che gli assegneremo e che si svolgeranno parallelalamente alle nostre operazioni. Questo sistema di sviluppo del proprio esercito era quello che all'epoca mi convinse meno, facendomi preferire affrontare di petto la campagna principale col minimo indispensabile per quel che riguardava il mio inventario.
Dove non arrivava la potenza grafica, vista anche l'assenza di cut-scenes, ci pensano i disegni favolosi di Ashley Wood, artista australiano che in qualche modo riprende l'arte di Yoji Shinkawa e la fa esplodere in un tripudio di spigoli e chiaroscuri. Wood diventerà praticamente il secondo disegnatore ufficiale della serie, portando i suoi disegni sia in Metal Gear Solid: Peace Walker che nei fumetti di Metal Gear Solid, trasposti anche nelle due Metal Gear Solid: Digital Graphic Novel.
Il capitolo portatile va molto bene e Konami monetizza subito proponendo un Metal Gear Solid: Portable Ops Plus, espansione che aggiunge una nuova modalità e parecchie feature al combattimento online.
Eh, sì, il gioco offriva anche una modalità multiplayer rudimentale, come già aveva fatto Metal Gear Solid 3. Solo che in Italia, su PlayStation 2, era praticamente impossibile connettersi a internet, mentre PSP quantomeno poteva sfruttare una connessione locale con la modalità ad hoc. C'era ancora da aspettare per buttarsi nel marasma di Metal Gear Online, ma questo assaggio era già abbastanza, per chi sognava da anni di scannarsi fra amici col gameplay di Metal Gear.
È inutile che io continui a scrivervi che Hideo Kojima sappiamo come sia fatto, vero? Esatto. Un Metal Gear portatile, a un certo punto, ha deciso di farlo anche lui, per far capire che lo avrebbe fatto meglio, che "Toccatemi tutto ma i figli sono sacri". Ma questa è davvero un'altra storia.
Questo articolo fa parte della Cover Story "Metal Gear e Hideo Kojima", che trovate riepilogata a questo indirizzo.