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Aelita, la regina di Marte (no, non è un errore)

Aelita, la regina di Marte (no, non è un errore)

Come nasce, Alita? Come tantissime idee, attraverso un processo di assemblaggio, raffinazione ed eliminazione di influenze personali, artistiche e umane. Yukito Kishiro ha dichiarato che alcune delle sue idee nascono dai giorni passati col padre che, amante delle dune buggy, lo portava in giro per sfasciacarrozze alla ricerca di pezzi di ricambio. Altre arrivano dalla richiesta diretta di creare un racconto su una poliziotta cyborg, che poi è diventata una specie di Pinocchio marziano esperto nelle arti marziali. Poi c’è tutto l’influsso del cyberpunk, ma in questo calderone, a quanto pare, a un certo punto è stato buttato anche il cinema russo post-rivoluzionario.

Il salto è enorme, gigantesco, ma vale comunque la pena di tentare, nonostante Alita, nella versione originale, si chiami Gally. Il nome Alita, presente nell’edizione italiana del manga così come nell’OAV, segue la traduzione statunitense del fumetto, che lo introduce per la prima volta al posto del nome originale. Quest’ultimo è invece presente nella versione dell’anime per il mercato statunitense, chiamata semplicemente Battle Angel, mentre, curiosamente, il manga porta il titolo Battle Angel Alita. Al contrario, nel nostro paese, l’anime è conosciuto come Battle Angel Alita, mentre il fumetto è chiamato Alita, l’angelo della battaglia.

È possibile, forse improbabile ma possibile, che il nome di Alita sia una citazione di un film sovietico muto del 1924, che trasporta su Marte i temi della Rivoluzione d’Ottobre. Questo film si chiama Aelita, Regina di Marte e potrebbe essere il primo film di fantascienza russo.

Non essendo un esperto di cinema russo, ho scoperto Aelita un po’ come Ido si imbatte in Alita. Solo che, invece di rovistare negli scarti di una città sospesa tra le nuvole, ho scavato a lungo nei meandri della cultura popolare e porca puttana quanto è bello scoprire che ignoravi qualcosa per poi buttarti a capofitto e saperne di più.

Tutti conoscono La corazzata Potëmkin e dopo aver riso della battuta di Fantozzi, di solito, scoprono l’importanza che il film di Ėjzenštejn ha avuto per lo sviluppo del linguaggio cinematografico. Meno nota, invece, è l’influenza che la storia di Aelita ha avuto sul mondo della fantascienza e soprattutto dei film di fantascienza, un impatto paragonabile e contemporaneo a quello di Metropolis, che arriverà solo tre anni dopo.

La sceneggiatura del film è basata su un racconto del 1923 di Aleksej Nikolaevich Tolstoj, un lontano cugino di Leo Tolstoy, autore di Guerra e Pace. Entrambe le storie sono ambientate dopo la rivoluzione bolscevica, ma il film, a differenza del romanzo, è principalmente interessato alla guerra civile russa (1917-1923) e al successivo rimescolarsi di impeti rivoluzionari, corruzione, aspirazioni personali, divieti di ogni tipo, conformismo e voglia di rompere le regole che animavano la classe politica e la popolazione.

Gli studi cinematografici non erano sotto il diretto controllo statale, anche se ci si aspettava che i film si conformassero agli ideali rivoluzionari. Grazie alla pioggia di soldi giunta da un fondo tedesco, che sperava di sostenere una rivoluzione globale dei lavoratori attraverso il cinema, lo studio Mezhrabprom-Rus di Mosca pianificò Aelita come una produzione gigantesca, in grado di competere alla pari con le pellicole americane e tedesche. La celebre pittrice cubo-futurista Alexandra Exter fu ingaggiata per disegnare i costumi marziani, mentre per la regia fu chiamato Jakov Protazanov, uno fra i registi russi più importanti dell’epoca prerivoluzionaria.

Aelita doveva essere un film per le masse, una produzione che oggi potrebbe permettersi solo Disney, ma in grado di mescolare intrattenimento e messaggio sociale (con buona pace di quelli che OGGI si scandalizzano se un film di intrattenimento osa contenere un messaggio politico), fomentando gli ideali rivoluzionari. Per promuoverlo, fu addirittura organizzata una campagna di volantinaggio aereo su Mosca, che evidenziava gli enormi costi di sviluppo: oltre 22.000 metri di pellicola per un’industria in cui molti registi facevano film incollando tra di loro gli scarti delle “pizze” per risparmiare.

Un’interessante e involontario punto di contatto tra Aelita e Alita è la pluralità di messaggi. Così come Alita riesce ad essere, nel corso del manga, tantissime cose, cambiando pelle e mescolando generi, influenze e messaggi, cosi anche Aelita è una sorta di caleidoscopio schizofrenico di stili, significati e generi, anche se il risultato è decisamente meno asciutto dal punto di vista narrativo (va anche detto che guardare oggi un film muto può essere un’esperienza frastornante). Altro buffo punto di contatto con le produzioni moderne è che anche in questo caso parte del libro è stata eliminata per semplificare. Nel racconto, la civiltà marziana viene creata dai sopravvissuti di Atlantide, ma Protazanov preferì sfoltire queste influenze fantastiche per concentrarsi sul messaggio politico, inserendo però un omicidio e un triangolo amoroso per rendere il tutto più appetibile.

Ok, tutto bello, ma di cosa parla, Aelita?

La storia è ambientata nell’anno 1921. Le radio del mondo intero captano un messaggio misterioso di sole tre parole di una lingua sconosciuta: “Anta… Adeli… Uta…”. Il segnale arriva da Marte, dove un potente telescopio permette di osservare la vita su altri mondi. La Regina di Marte, Aelita, sbircia sulla Terra e si innamora di Los, un ingegnere. A sua volta, Los, geloso marcio della moglie e convinto di essere cornuto, comincia a fantasticare sulla possibilità di raggiungere il pianeta che vede spesso nei suoi sogni, per conoscerne la bellissima regina. Dopo aver progettato e costruito un’astronave, uccide la moglie in un impeto di gelosia e fugge su Marte con un soldato e un investigatore che lo sta braccando per l’omicidio. Arrivato su Marte, si innamora di Aelita, salvo poi rendersi conto che su Marte i lavoratori vengono oppressi e usati come strumenti, che possono essere congelati e scongelati alla bisogna. A questo punto, Los cerca di scatenare una rivoluzione di stampo russo con l’appoggio della regina, che, una volta deposto il governatore del pianeta, lo tradisce e si prende il potere. Los a questo punto torna a casa e si rende conto che ha sognato tutto, la moglie è viva e può tornare alla sua vita di sempre, bruciando i progetti dell’astronave.

Tanto per aggiungere ulteriore beffa, il famoso messaggio degli alieni si rivela essere una sorta di campagna pubblicitaria di un produttore di pneumatici. Tutto ciò è mescolato in un’opera che non riesce mai a star ferma e passa come in uno zapping televisivo da un genere all’altro: drammi borghesi, turbamenti esistenziali, fantascienza, giallo, film politico... un mix potentissimo e spesso complesso, che non è aiutato da un racconto forse fin troppo avanti per i suoi tempi e pieno di personaggi che vanno e vengono senza una storia solida a spiegare il tutto (per non parlare dell’assenza di dialoghi).

Ciò che più di tutto è rimasto di Aelita è senza dubbio il possente impianto visivo creato da Alexandra Exter: le immagini del film furono infatti stampate e ristampate nei libri di testo e nelle riviste di fantascienza. Il sinuoso vestito della regina è una sorta di antenato concettuale del bikini della Principessa Leila, le divise dell’esercito marziano e le strutture squadrate anticipano un po’ Flash Gordon e un po’ Star Wars, così come l’oppressione di un popolo che si ribella grazie all’intervento di qualcuno che proviene da un altro pianeta. Insomma, molto di Aelita è arrivato fino a noi, anche se non sempre in maniera conscia.

Non male, per un film che una volta uscito fu sepolto dalla critica perché ritenuto un rimasuglio dell’epoca prerivoluzionaria, lontano dagli interessi del popolo e troppo frivolo. Una condanna che però non impedì a Protazanov di dirigere film fin quasi in punto di morte alla bella e terribile regina marziana di arrivare fino a noi e forse, solo forse, rimbalzare tra le idee di un mangaka.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ad Alita e alla fantascienza giapponese moderna, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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