I Dinosauri, il telefilm che ti dimentichi di conoscere ma vive dentro di te
Nella prima metà degli anni Novanta, le sitcom familiari erano sei milioni, di tutti i tipi, perché negli anni Ottanta si era provato a raccontare di tutto, da famiglie che ospitavano alieni pelosi (ad Alf voglio un bene dell'anima) oppure ragazzine robot (ciao Super Vicki!). Il computer stava entrando di prepotenza nel cinema, Spielberg era pronto a mostrare cosa si potesse fare usandolo a modo, senza rinunciare ai pupazzoni. Ma dato che nessuno poteva prevedere i tempi moderni ("Oddio quanto è brutto, sembra un pupazzo! Aspetta ma è davvero un pupazzo, grandissimi che usano i vecchi metodi, il film ora è più bello!") è lecito immaginarsi un gruppo di effettisti, realizzatori di trucchi e pupazzari vari nell'atto di guardarsi attorno per cercare un posto dove svernare. Tra questi, sicuramente Jim Henson, signore dei pupazzi.
Ora o mai più, deve aver pensato, e nel 1991, quando Jurassic Park non c'era ancora ma tutti sapevano fosse nell'aria e già un po' di dinomania impazzava, mise su con la Jim Henson Production un'idea. Una sitcom coi pupazzi, o perlomeno con gente travestita. Da dinosauri. Ed ecco I Dinosauri (in originale Dinosaurs). Prodotta dalla Jim Henson Productions, assieme alla Michael Jacobs Productions (che si muoveva nell'ambito Broadway, teatri, musical) e alla Walt Disney Television, che era il big one che doveva dire «Sì». E lo fece, dirottando la serie sul network ABC, in distribuzione grazie alla sua leggendaria Buena Vista International Inc. Io mi sono un po' perso tra produttori e distributori, tutta roba per pagare meno tasse e confondere la legge, sono pronto a giurarlo.
I protagonisti di I Dinosauri sono i Sinclair, la classica famiglia da sitcom col papà sovrappeso, la moglie comprensiva e i figli poco furbi. E una figlia spesso molto gnocca, ma stavolta cascate male a meno che non abbiate fetish orribili. I Sinclair vivono in una società identica alla nostra, a mo' di Flintstones, con il loro mondo preistorico moderno. La serie si ambienta nel 60.000.003 A.C. (precisione!), nell'Era Mesozoica, quando la terra era ancora divisa in Pangea e Panthalassa. Ma ignorate queste informazioni scientifiche, perché non servono davvero.
La famiglia si compone di Earl, grasso capofamiglia, la moglie Fran, i figli Robbie e Charlene e il piccolo Baby. Anche se non doveste aver mai visto la serie, non potete non conoscere quest'ultimo, perché compare in numerosi meme, popola l'Internet tutto e anche gli incubi di molte persone, sicuramente.
Earl lavora alla WESAYSO, ditta di produzione legname, e la sigla vede il suo ritorno a casa, all'apparenza minaccioso, mentre camminando nella foresta ne abbatte gli alberi. Ma poi si rivela essere un pacioccone, all'urlo di «Tesoro, sono a casa!».
Adoravo I Dinosauri. Forse oggi mi ammazzerei all'idea di vedere tutti e sessantacinque gli episodi che compongono le quattro stagioni (finì nel 1994, quando, dopo Jurassic Park, probabilmente nessuno voleva più dinosauri simpatici), ma all'epoca ne ero stregato. Anche perché andavo alle elementari, quindi per me era fantastico vedere questo salotto con la TV e gli animali antropomorfi fare battute, divertenti anche se sicuramente meno graffianti rispetto a quelle di altre sit-com, visto il target disneyano di partenza. E probabilmente furono ulteriormente edulcorate dalla Rai, per crescerci ancora più deficienti (ma non ci sono riusciti, qualsiasi mia forma di deficienza l'ho ottenuta volontariamente negli anni, dopo).
Le trame erano tutte incentrati sui classici temi delle situation comedy: problemi familiari, problemi sul lavoro, puntate tematiche sui singoli membri della famiglia, ecc. Già dalla seconda stagione (in madrepatria ma anche da noi, seppur non grazie al sottoscritto), Baby Sinclair diventa l'idolo di tutti, perché non ha rispetto di nulla e parla sempre fuori dai denti. Personalmente, odiavo Baby, questo lo ricordo bene, e per fortuna, essendo dei pupazzi, non si tiravano indietro quando si trattava di colpirlo, magari con delle pentolate, volontarie o meno. Ma le sue gag con Earl spopolavano, per esempio quando chiamava il padre «Not the momma», che non ricordo come fosse in Italiano. E la sigla di chiusura diventò presto una hit, cantata proprio da Baby. Raccapricciante.
Dal lato tecnico, comunque, la serie è ancora oggi bellissima, perché la Henson è sempre la Henson. Ricordo trovate magnifiche, come un'amica della moglie che era un brontosauro che veniva a trovarla solo infilando la testa nella finestra, lasciando l'immenso corpo fuori. I personaggi sono così naturali che butto la bomba dicendo che resta ancora oggi uno fra i migliori lavori di Jim e soci.
Nei bui corridoi di Internet, qualcosa da vedere c'è, e pure di più, stando attenti a non cercare solo "Disney Dinosauri", altrimenti trovate l'orrendo film d'animazione in computer grafica, quello coi lemuri e altre amenità di cui si vergogna anche la stessa Disney.
Menzione d'onore, il finale della serie. Se siete interessati a recuperarla in qualche modo e non volete spoiler, fermatevi pure qui, altrimenti proseguite.
Ebbene, nell'ultimo episodio, assistiamo alla morte di tutta la famiglia Sinclair, anzi di tutti i dinosauri, con l'arrivo dell'era glaciale. Lo humor nero deriva dal fatto che la colpa è di Earl. La WESAYSO ha sterminato per errore un tipo di api specifiche che vengono attese ogni anno come una festività. Di contro, questo ha creato un sovraffollamento delle piante di cui si nutrivano. Earl viene chiamato dal capo per sistemare la cosa e decide di spruzzare una sorta di pesticida ovunque, per sbrigarsi a finire il lavoro, senza pensare a una soluzione a lungo termine. Questo fa sì che un effetto a catena uccida tutte le piante del mondo, finendo col cambiare il clima e portando l'era glaciale. Earl si scusa con tutti per il guaio, mentre la famiglia si raccoglie attorno al divano e il mondo viene divorato dalla neve.
Nessuno se la sente di dire al piccolo Baby che la fine è vicina, ma l'importante, gli spiegano, è che qualsiasi cosa succeda, la loro famiglia non si dividerà mai. Stacco sul TG in televisione, che avvisa che non ci saranno più trasmissioni (simbolico, visto che gli showrunner erano piuttosto sicuri fosse l'ultima puntata).
Questo articolo fa parte della Cover Story “Jurassic Outcast”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.