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Forgotton Anne è forse il miglior anime a cui abbia mai giocato

Forgotton Anne è forse il miglior anime a cui abbia mai giocato

Di solito, con le robe che mi piacciono vado a fasi. E ultimamente sto in fissa con l’animazione giapponese. Sarà che Netflix, Prime Video, VVVVID e Crunchyroll hanno pompato sui loro cataloghi un bel po’ di roba interessante (così a caso: A Place Further Than the Universe, Children of the Whales, B: The Beginning, Violet Evergarden, The Dragon Dentist, Devilman Crybaby, Dopo la pioggia, Darling in the Franxx). Sarà che attraverso gli sforzi di distributori come Nexo Digital posso spararmi in sala film come Your Name o La forma della voce. Sarà anche che, a quanto pare, per via di una serie di convergenze favorevoli sia economiche che creative, l’animazione giapponese stia attraversando una nuova età dell’oro. Insomma, sarà quel che sarà, resta che dal mio televisore stanno passando un sacco di anime, ecco.

Detto questo, se ripenso alle opere d’animazione più interessanti che ho visto di recente, non posso fare a meno di considerare anche Forgotton Anne. OK, è un videogioco, eppure riesce a fare l’anime molto meglio di tanta altra roba.

E pensare che sulle prime ero scettico. Più che altro, ci ho messo un po’ a digerire tutta la faccenda del mondo di gioco a metà tra un’opera dello Studio Ghibli e un cartoon della Warner Bros. Insomma, all’inizio sembrava tutto un po’ troppo dissonante; troppo Roger Rabbit, per i miei gusti. 

Poi, va detto che parto sempre prevenuto verso i gaijin che giocano con i manga. Sì, perché al netto delle apparenze e del marchio Square Enix Collective, in realtà, dietro allo sviluppo di Forgotton Anne c’è un team indipendente danese. Pensa te!

Varato nel 2014 da Alfred Nguyen e Michael Godlowski-Maryniak, ThroughLine Games è uno studio con sede a Copenaghen e con tanta voglia di raccontare storie. Dopo varie esperienze lavorative nel mondo dei videogiochi, i due fondatori hanno deciso di realizzare il loro sogno, mettendosi in proprio e scommettendo su questo bizzarro mix tra animazione occidentale e orientale (quest’ultima, va detto, decisamente più marcata). Nguyen, in particolare, già direttore dell’animazione in seno allo sviluppo di alcune app, ha riversato tutta la sua passione per gli anime in Forgotton Anne. E così, a occhio, direi che ha fatto bene.

Questa fa davvero tanto Studio Ghibli.

In una città fantastica dal sapore steampunk abitata dai forgotlings, sorta di spiriti degli oggetti che sono stati smarriti o dimenticato nel mondo reale, la giovane Anne riveste il ruolo di “Enforcer”, il cane da guardia dell’ambiguo regnante Bonku.

Costui intende costruire un portale - l'Ether Bridge - per permettere a tutti gli oggetti animati (e a sé stesso, chiaramente), di ritornare nel mondo reale. Stranamente, sia Anne che Bonku, oltre ad essere gli unici due tizi dalle sembianze umane di tutta Forgotten Lands, sono i soli ad avere accesso al misterioso potere dell’Arca: un oggetto mistico in grado di risucchiare l’anima da forgotlings e macchinari, per trasformarla in pura energia.

A risvegliare Anne dal suo tran-tran e a metterne in discussione tutte le certezze saranno una serie di esplosioni e il conseguente incontro/scontro con un movimento di ribellione che non sembra affatto vedere di buon occhio tutta la faccenda dell’Ether Bridge. Da quel momento, l’eroina sarà risucchiata da un’avventura à la Casablanca (o Grim Fandango, se proprio), che esplora in maniera inconsueta e interessante le tematiche dell’integrazione, dell’immigrazione e della lotta all’ordine costituito.

Anne e il misterioso Bonku, apparentemente gli unici essere umani del gioco.

A livello di meccaniche, Forgotton Anne si presenta come una sorta di Prince of Persia (OK, cito il gioco di Mechner due volte su tre; non ci posso fare niente se è stato così influente e se sono un vecchio scoreggione) in 2.5D. Ora, ho la sensazione che in termini di definizione, questa cosa del 2.5D stia un po’ sfuggendo di mano. Perlomeno, sta sfuggendo di mano a me. Per farla facile, dirò che nel gioco si può andare avanti, indietro, e qualche volta anche “in dentro” e “in fuori”, cambiando piano.

Comunque, in Forgotton Anne perlopiù si esplora, si chiacchiera, si indaga, si salta e ci si cimenta con enigmi meccanici e ingegneristici, imparando a utilizzare i poteri dell’Arca. Il congegno in questione, oltre ad alimentare un paio di ali artificiali che permettono ad Anne di incrementare la propria elevazione (e agevolano al giocatore una migliore lettura degli ambienti attraverso un artificio linguistico), è in grado di risucchiare l’energia contenuta in appositi recipienti – o dai forgotlings, se siete gente brutta - con la quale innescare meccanismi e valvole varie, che a loro volta sortiranno questo o quell’effetto sul mondo di gioco.

Attraverso l'Arca, in caso di bisogno, è possibile aumentare la leggibilità degli ambienti.

In generale, i puzzle mi sono parsi sempre piuttosto ingegnosi, con quella simpatica variabile “dopo un po’ che provi a cazzo di cane, la cassaforte si apre da sola”, che alla mia età viene solo comoda. Soprattutto, li ho trovati sempre ben integrati con la storia, il cui sviluppo resta comunque il principale obiettivo di ThroughLine Games. Anche il level design è stato davvero studiato a modino; stessa cosa il bilanciamento, che lavora per creare l’illusione della difficoltà anche quando le cose stanno girando relativamente lisce e contemporaneamente tenere alla larga la frustrazione quando si fanno un po’ più tese (fermo restando che l’avventura non è mai davvero incasinata).

Ecco, ammetto che durante il mio primo confronto col gioco, ho trovato la gestione del personaggio un poco legnosa. Tuttavia, non appena l’avventura ha preso ad aprirsi, ho iniziato a impratichirmi. Soprattutto, ho capito che la scelta degli sviluppatori è assolutamente coerente con lo stile grafico, che se lo chiedete a me – pure al netto di qualche imperfezione - è uno dei più interessanti e originali degli ultimi tempi.

Forgotton Anne è bello tutto, ma ho trovato il design degli ambienti interni particolarmente riuscito.

I movimenti un po’ “articolati” di Anne scivolano perfettamente in un mondo di gioco che pare davvero un film d’animazione. La regia, sofisticata ma mai ingombrante, adatta alla perfezione le proporzioni dei personaggi al contesto. Alterna in scioltezza luci, colori, e giochi di silhouette. Il passaggio tra i vari layer è sempre dolcissimo, così come quello tra il dentro e il fuori. Tra l’altro, gli interni di certi edifici sono talmente belli, con quel loro taglio vagamente Art déco, che sembrano quasi case per le bambole.

Poi, ripeto, Forgotton Anne stilisticamente non è impeccabile; più che altro, non sempre offre una qualità costante. Ogni tanto si passa da un setting fantastico a uno “appena” carino, e il character design ibrido, di quando in quando, si lascia scappare qualche trovata un po’ cheap. Però, non so come dire, è proprio una questione di insieme, di atmosfera generale. Come la metti, il gioco funziona sempre. È un piacere da guardare, e pure da ascoltare, con quei dialoghi scritti bene e recitati davvero a modo, e le musiche strafighe, composte internamente allo studio da Peter Due ma eseguite e registrate in partnership con la Copenhagen Philharmonic Orchestra.

La regia costruisce un ottimo flusso tra azione e racconto.

Più di tutto, Forgotton Anne entra davvero in simbiosi con la storia che racconta, ma non smette mai - nemmeno per un secondo - di farsi giocare: l’interfaccia invisibile e la fluidità del montaggio riescono a fondere in un unico artefatto videogioco e cinema d’animazione. Paradossalmente, nella sua dimensione “apocrifa” l’opera di ThroughLine Games riesce a superare il canonico Ni no Kuni (che pure, graficamente, gli è superiore), arrivando a centrare la dimensione leggendaria di “Dragon's Lair divertente da giocare”. E hai detto un cazzo.

Insomma, se ancora non si fosse capito, Forgotton Anne mi ha fatto impazzire. Temevo di incrociare il solito Smørrebrød-manga, e invece - niente-niente - ho beccato il mio primo candidato a GOTY (fermo restando che ancora non ho messo mano a questo o a quello, eh!).

Ho giocato a Forgotton Anne su PlayStation 4 Pro grazie a un codice gentilmente fornito dagli sviluppatori; segnalo che il gioco è disponibile anche per PC e Xbox One, dallo scorso 15 maggio. Immagino che un utente normodotato potrebbe bersi l’avventura nel giro di cinque o sei ore; io ho scelto di spezzettarla in dieci comode tranche da un’ora, perlopiù giocandoci la sera tardi, con la disposizione d’animo che riservo alle migliori serie animate. Ah, un’ultima curiosità: se state in pari con One Piece, giocando a Forgotton Anne non potrete fare a meno di notare certe analogie con i “giocattoli dimenticati” di Dressrosa; esisterà una radice folklorica comune? Magari roba di shintoismo? Vai a sapere.

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