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Quella volta che finii Metal Slug 3 all'oratorio, ma eravamo in trenta e non erano soldi miei

Quella volta che finii Metal Slug 3 all'oratorio, ma eravamo in trenta e non erano soldi miei

Allora, sicuramente parliamo di una domenica pomeriggio, sul tardi, che l’oratorio avrebbe potuto chiudere da un momento all’altro. Non ricordo l’anno ma 2003 mi sembra plausibile. Il 2003 di un paesino della bassa lodigiana, però, quindi dovete togliere una decina d’anni, ché avere solo il PC a casa era il futuro. Quindi Metal Slug 3 non lo aveva visto mai nessuno. Nessuno sapeva quanto potesse essere dannatamente lungo e schifosamente difficile. Di momenti wow ne ho avuti tanti, in trent’anni di videgiochi, le robe matte di Kojima, tutte le “prime volte” in cui sperimentavo qualcosa che poi scoprivo essere prassi, da una meccanica di gioco a un modo particolare di superare un boss. Oppure i momenti wow narrativi o legati alla scoperta, di questo i vecchi JRPG sono campioni, se non hai internet a portata di mano, ancora oggi.

Final Fantasy IX ad esempio lo è, anzi pensando a quello che volevo raccontarvi mi è anche venuto in mente, perché nel fatto di Metal Slug 3 e dell’oratorio in chiusura che ho iniziato a narrare c’entra un amico di vecchia data col quale ho condiviso buona parte dell’infanzia vidoludica, diciamo dalle elementari al liceo. Emanuele. Ve ne parlai qui su Outcast nel 2017, più di una pandemia fa, proprio per raccontarvi, guarda un po’, un momento wow. Quando scoprii un’isola misteriosa. Andate a rileggerlo, dai, lo trovate qui.

Quindi basta Final Fantasy IX, torniamo a Metal Slug 3. Inanzitutto non ha sei missioni ma cinque. E già dopo la quarta vedere la scritta “Final Mission” è stato wow. Perché i primi due ne hanno sei. E cosa succede nella quinta missione? Che il personaggio che stai usando viene rapito dagli alieni e sei costretto ad usarne un altro per andare a salvarlo e completare la seconda parte della missione. Altro wow. Tra l’altro il quinto livello dura come tre o quattro missioni messe assieme, specifichiamolo, che coi soldi infiniti delle collection su console è figo, coi gettoni veri all’oratorio un po’ meno. Ma già avevo speso abbastanza per arrivare lì, quel gioco andava finito, anche perché i cabinati all’oratorio giravano, a volte duravano un mese, altre volte sei mesi, forse dipende da quanti soldi ci finivano dentro, mai capito. E se la domenica dopo non avessimo più ritrovato Metal Slug 3?

Un video di Banden che fa una full run senza morire mai alla massima difficoltà, pasticciando coi setting della collection. Di giocare così non posso immaginarlo oggi, figuratevi da bambino.

Dico “avessimo” perché si era creato il capannello di ragazzini, dagli 8 ai 13 anni, a guardare me e tutti quelli che mettevano gettoni per farmi da partner di guerra. Ero bravino, avevo tanti gettoni, anche, perché spendevo tutto in quelli. Niente bibite, niente cibo, se c’era un cabinato da finire. So per certo che la mia partita venne anche continuata da altri mentre andavo a comprare altri gettoni, cosa insolita perché i livelli finali sono spesso difficili e per far durare di più la partita si tende a far scadere il Continue e ricominciare da capo. Dinamiche che vi spiego perché magari una sala giochi non l’avete mai vista e boh, mi sento anzianissimo, ora.

Insomma, ognuno buttava dentro a quel cabinato tutti i gettoni che aveva, anche chi era scarsissimo e usava le tre vite del gioco solo per non far scadere il timer, mentre quelli bravi andavano a comprarne altri. Però si stava facendo tardi e Gianni, l’anziano barista, ci aveva detto che era ora di chiudere. Gianni ti spegneva anche il cabinato, se serviva. Poi ti ridava il gettone, era buono, ma nella bassa lodigiana alle 19:00 inizia a diventare già ora di cena per molti, siamo tutti nipoti di contadini.

Momento wow vero e proprio, quello finale. Dopo aver sconfitto l’alieno madre, l’astronave esplode. Tutti i soldati e i protagonisti scappano, in una sorta di sequenza animata con la grafica di gioco, che finale! Finale un corno. Mentre il protagonista sta cadendo nel mare, l’alieno madre torna a fare capolino e lo afferra, e si deve combattere camminando letteralmente sul corpo del boss, in caduta libera. Ed è comunque difficile da sconfiggere, soprattutto dopo venti minuti buoni di livello finale. Entriamo tutti nel panico, l’ultimo boss non era l’ultimo boss, le vite volano via velocissime, i gettoni finiscono, i soldi per comprarli anche. Arriviamo anche a giocare uno alla volta, non in due, sperando di utilizzare meglio le risorse, poco speranzosi di fare effettivamente il doppio dei danni giocando insieme. C’è chi mi regala gettoni, vengo designato ufficialmente come quello più bravo e quindi “No gioca tu così vediamo come finisce”. Cosa rara, nell’avidità che aleggia quando devi sudarti i gettoni.

Cioè dal nulla spunta questo bestione che ti afferra. Puoi anche saltare nel carro armato ma dopo due colpi è finita, devi correre sul suo corpo. Nell’immagine si può vedere Marco pilotare una navicella, è I.A. amica, il player è quello a destra, Tarma, che nella foto sta morendo. Succedeva ogni dieci secondi, quel giorno.

Emanuele era il ragazzino più ricco del gruppo. Tira fuori dieci euro. Una banconota rosa che non è che vedessimo spesso, per dire. Tra l’altro, io ho vissuto il cambio lira/euro, avevo dodici anni quando arrivò e, comprando già molti fumetti da bambino, con la paghetta ero già solito fare precisi calcoli. L’euro un po’ mi stordì, e ancora mi sento vecchissimo. Quindi quei dieci euro sembravano anche più corposi di ventimila lire e già i gettoni costavano cinquanta centesimi. Emanuele, vero magnate, disse solo: “Usate questi”, senza voler giocare. Gianni ci disse anche che erano gli ultimi gettoni rimasti, forse era una bugia perché a minuti avrebbe chiuso, forse li finimmo davvero, era già capitato in passato. E invece di svuotare il cabinato, non so perché o quale fosse la prassi, bisognava andare fino a casa del prete a prenderne altri pacchetti. Ma non divaghiamo. Dieci euro. Venti gettoni.

Tra l’altro, col timer del Game Over che ticchettava, con anche la gente a fare da scudo, perché qualche matto per scherzo poteva pure premere il tasto sparo a tutta velocità per accelerarlo e farlo scadere. Ma nessuno ci ha provato, sapeva che avrebbe rischiato grosso. Non mi dilungo, i venti gettoni li usiamo praticamente tutti, ma il boss finale (finale davvero) va giù. Gaudio, tripudio. L’ending del gioco è bruttarello, tra l’altro. Non che la saga di Metal Slug regali solitamente chissà che filmati finali, ma quello del 3, dopo tutti quegli sforzi, mi è sempre sembrato fin troppo semplice. Siamo rimasti a vedere tutti i titoli di coda, osservando quella pistola che sprofonda nell’oceano. Si era fatta la storia. E avevamo anche scoperto che il livello finale di Metal Slug 3 era pieno di momenti wow.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai "Momenti memorabili", che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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