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Quando Thor e Hulk si sono incontrati in TV, ben prima di The Avengers

Quando Thor e Hulk si sono incontrati in TV, ben prima di The Avengers

La serie TV di Hulk, vero cult uscito a cavallo tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli ‘80, popolare in tutto il mondo, italia compresa, dove quella narrazione che virava terribilmente sul realismo (se si esclude Lou Ferrigno dipinto di verde vestito di stracci per fare Hulk) riusciva a catturare tutti, dal fan dei fumetti alla casalinga di Voghera, interessata al povero David Banner e al suo vagare in autostop ogni volta che l’alter ego verde combinava qualche disastro.

Bill Bixby un Banner sornione e Lou Ferrigno un Hulk con problemi ai capelli.

Cinque stagioni che non avevano dato una vera e propria conclusione al personaggio di David (sì, prima non ho sbagliato, nel telefilm si chiama David Banner, e la cosa venne risolta dicendo che il nome completo era David Bruce Banner, cosa poi portata anche nei fumetti). Si pensò quindi di realizzare dei film, sempre destinati alla TV, utili anche a lanciare nuovi personaggi. Ad esempio si pensò di mischiare il cast di Hulk con quello di Spider-Man, che nel frattempo aveva ottenuto anche lui la sua serie, e di lanciare altri personaggi come Daredevil e Iron Man fancedoli comparire in Hulk. Furono realizzati tre film per concludere la serie, cosa che effettivamente accadde, visto che La morte dell’Incredibile Hulk (il terzo film) è un titolo che lascia poco spazio all’immaginazione.

Ma in merito alla nostra cover story è bene concentrarci sul primo, ovvero La rivincita dell’Incredibile Hulk, del 1988 (in inglese The Incredible Hulk Returns, del resto non vuole prendersi nessuna rivincita) che ambientato due anni dopo la fine della serie. Banner opera sotto una falsa identità e non si trasforma in Hulk da tempo, al punto che la gente crede sia morto in un incidente. Lavorando come scienziato e distraendosi da tutto, David riesce a tenere sotto controllo la creature verde. Sta anche mettendo a punto un macchinario sempre a raggi gamma che lo dovrebbe guarire dalla trasformazione per sempre. Le cose si complicano quando riceve la visita di Donald Blake, vecchio amico e appassionato di mitologia norrena, che ha scoperto che Banner non è morto. Blake gli racconta di come abbia ritrovato in un viaggio un maglio che gli permette di evocare il dio Thor, raccontandogli che quest’ultimo è in esilio sulla Terra per volere di Odino, fino a che non si dimostrerà degno per tornare ad Asgard, il regno degli dei nordici.

Qui il trash entra prepotentemente nel racconto. Succede infatti che per dimostrare la veridicità di questa storia Blake evoca Thor (nei fumetti i due si scambiano di corpo, qui sono proprio personaggi diversi), col risultato che questi si mette a distruggere i macchinari del laboratorio di Banner, che a sua volta diventa Hulk. I due si menano forte e la copertura di Bruce salta, con questi costretto a fuggire, mentre anche Thor si dilegua. Fondamentale però è l’aspetto del Dio del Tuono, interpretato da Eric Allan Kramer. Un biondino mascellone con in testa un casco vichingo e un pelliccione sudato sulle spalle, con una corazza a proteggere il petto più simile a quella di un greco che di un norreno. A completare il tutto un martello più piccolo del classico Mjolnir, che Thor brandisce all’urlo di “Odinooooo!” per darsi la carica.

Blake, tornato umano, vuole fare ammenda per il caos creato con Hulk, che fra l’altro non vorrebbe fuggire lontano stavolta, perché il macchinario potrebbe finalmente curarlo, e così aiuta i tecnici a riparare i danni in modo da guarire Banner. Nel film si fanno vivi poi dei criminali, che vogliono rubare il macchinario gamma per rivenderlo, e una volta messe le mani sull’oggetto la banda fugge in un nascondiglio, venendo presto scovata da Banner che nel frattempo era alla ricerca della dottoressa Show, l’amata di turno dal dottore. Blake decide di seguire David e i due si trasformano assieme per sbaragliare i criminali, in una bellissima sequenza al rallentatore con grugniti e qualche “Odinooooo!” qua e là. Memorabile Hulk che mazzula due poveracci con una trave da cantiere, di quelle grosse per costruire lo scheletro dei palazzi. Voglio dire, davanti a Hulk e Thor questi con le pistoline cosa pensavano di fare? Nemmeno l’idea di darsela a gambe, ma nemmeno per un secondo, un attaccamento al loro lavoro di ladri encomiabile.

Ragazza in salvo, gang di disperati sbaragliata, ma il macchinario gamma non funziona più. Ricostruirlo, ripararlo, niente, Banner non ne vuole sapere, senza un vero perché sente che l’unica cosa da fare è tornare a essere un autostoppista, forse per fare velici le sue fan di Voghera. Saluta tutti, Thor compreso, e se ne va. I film successivi avrebbero portato avanti la storia, appunto, e se l’ultimo ipotizzò una morte per Hulk, quello di mezzo è bene segnalare che propose una versione di Daredevil di nero vestita mutuata dai fumetti di Frank Miller, e poi ripresa dalla popolare serie TV di Netflix. L’MCU prima dell’MCU, signori.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai vichinghi, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

Ho scritto un articolo di merda

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