Fear Effect Sedna: dal passato, ma senza furore
Vi dirò, non mi piacciono i puzzle nei videogiochi. La ragione potrebbe essere psicologica, certo: quando da ragazzino ti regalano un puzzle, di solito, è perché non avevano voglia di cercare qualcosa di meglio. Però ci sono anche ragioni del tutto pragmatiche, e Fear Effect Sedna mi ha ricordato quali. La prima missione, per dire, prevede che si disinneschi una bomba tagliando fili di diverso colore in un certo ordine, in tipico stile MacGyver. Provare a caso finché non si imbrocca la combinazione giusta è fuori discussione, sia per il numero dei fili, sia perché il gioco, bontà sua, ci impone il game over via cutscene ogni santa volta. Eccoci quindi a percorrere il livello a ritroso in cerca di indizi: e gli indizi si trovano, nella forma di tre cartelloni con i colori e i numeri dei fili da tagliare. A questo punto si tratta, quindi, di appuntarsi da qualche parte la soluzione, fare la strada a ritroso e applicarla.
Cosa c’è di sbagliato? Primo, è noioso: il peccato capitale videoludico. Più che stuzzicare il cervello, difatti, è una dinamica messa lì per allungare il brodo. Secondo, non ha senso: quale organizzazione supersegreta attacca ai muri il manuale delle proprie bombe? Insomma, il puzzle è riuscito a spezzare il ritmo di gioco e a sfondare la quarta parete in un colpo solo. Ora vi chiederete, giustamente, perché io abbia cominciato così, senza manco dirvi cosa sia questo Fear Effect Sedna. La ragione è che gli errori di design, come quello appena citato, sono tanto più evidenti quanto il gioco di Sushee appare generalmente mediocre. Gli errori di design e la relazione saffica fra le due protagoniste, ma insomma, non divaghiamo.
Fear Effect è una serie che, non essendo io un giocatore console, conosco solo indirettamente. Il che, forse, potrebbe rivelarsi vantaggioso nel liberare il campo dai pregiudizi, dato che questo Fear Effect Sedna si presenta al pubblico con un’impostazione del tutto diversa rispetto ai predecessori. Il primo Fear Effect, alla sua apparizione su PlayStation nel 2000, era un action adventure, con elementi da survival horror. Sedna è una sorta di tattico a visuale isometrica, solo che la tattica è come il gusto pizza nelle patatine: sai che dovrebbe essere quello, perché così sta scritto sul pacchetto, ma non è che si senta davvero. In sostanza, si controlla via pad o tastiera un personaggio fra quelli che compongono la squadra, e gli altri seguono automaticamente.
In battaglia è possibile mettere il gioco in pausa e pianificare fino a tre mosse per ogni tapino, che poi vengono eseguite in tempo reale. Meccaniche che esistono dai tempi di Baldur’s Gate, niente di bizzarro. Solo che qui non servono: Fear Effect Sedna non brilla per varietà di armi, abilità e differenze fra i personaggi, quindi tutta la tattica si riduce a mettersi in copertura e scaricare proiettili contro gli avversari. Cosa che si può fare benissimo in tempo reale, visto che il gioco non è troppo veloce e le barre della vita sono generose. C’è una meccanica che modifica le statistiche di attacco e difesa in relazione all’indicatore della “paura”, ma non mi è parsa particolarmente rilevante.
L’alternativa è rappresentata dall’approccio stealth, che funziona più o meno allo stesso modo, con l’unica differenza che i nemici ignari possono essere eliminati con un singolo attacco. Queste tre componenti, battaglie “tattiche”, stealth e puzzle, rappresentano l’intero gameplay di Fear Effect Sedna. Il risultato è uno stile che non soddisfa davvero nessun palato. Dal punto di vista dell’appassionato di strategia, ci sono tonnellate di tattici a squadre più interessanti (persino i non eccelsi remake di Jagged Alliance, tanto per restare in tema di vecchie glorie). A livello di GdR, lo spazio per la personalizzazione degli eroi è davvero troppo limitato e la linearità tende a dominare. Se siete giocatori d’azione, la visuale isometrica risulta fin troppo fredda e distante, incapace di veicolare adrenalina. Nel curioso caso in cui vi piacciano proprio i puzzle, invece, tanto vale giocare direttamente a un puzzle game ed evitare tutto il resto. La somma delle parti, insomma, non giustifica la scarsa qualità di ciascuna di esse.
Rimane la storia, che è narrata attraverso scene di mediocre qualità grafica, e doppiate pure peggio. Inizia con due affascinanti spie, Hana e Rain, impegnate in una delle più classiche operazioni di infiltrazione. Le ragazze non tardano a scambiarsi un bacio, e da lì la vicenda prosegue mescolando suggestioni cyberpunk e sovrannaturale. Commistione, questa, che è probabilmente l’idea migliore del gioco, per come esplora la poco frequentata mitologia Inuit, e nella misura in cui ricorda certe atmosfere di Shadowrun. Se avete amato Fear Effect, magari vi farà piacere ritrovare lo stesso cast di personaggi (le due già citate, poi Deke, Glas e un nuovo acquisto, l’agente segreto Alex). Al di là di questo, le premesse interessanti si accompagnato, oltre che al cattivo doppiaggio di cui sopra, a una scrittura generalmente ingenua, infarcita di dialoghi da B-movie.
Alla fine della fiera, non mi vengono in mente particolari ragioni per consigliare questo Fear Effect Sedna nella sua incarnazione PC. Su console, il ricordo di Fear Effect e la minore densità di giochi simili migliorano un po’ le prospettive, a patto che non si abbiano troppe pretese.
Ho giocato a Fear Effect Sedna grazie a un codice Steam gentilmente fornito dallo sviluppatore, affrontando tre quarti delle dieci ore di gameplay promesse perché, detto onestamente, a un certo punto la noia e l’ennesimo puzzle hanno avuto la meglio sulla buona volontà. Il gioco è in uscita domani, martedì 6 marzo 2018, su PC, PlayStation 4, Switch e Xbox One.