Outcazzari

Geoff ha rotto il cazzo!

Geoff ha rotto il cazzo!

Aspettando Nintendo, che appena si ricorda ci farà anche lei vedere qualcosa, anche quest’anno ci siamo lasciati alle spalle l’E3 che non è davvero l’E3 ma che in fondo è quasi l’E3 pure se non lo è affatto. Dobbiamo assolutamente trovargli un nuovo nome.

Qualcuno è rimasto più deluso di altri, qualcuno è impazzito di gioia e qualcuno, fan di Sony, si è comprato una corda. Due sono le considerazioni che mi sento di condividere: 1) escono troppi giochi, troppi troppi, intendo davvero troppi, e non credo sia un bene per il mercato dei videogiochi avere le possibilità di emergere di un cavetto USB cinese; 2) Geoff me le ha macinate a pezzettini.

Senza preoccuparci del perché sia diventata una figura così apparentemente centrale del settore, ne siamo tutti un po’ complici, quello che è certo è che la sua “formula magica” di evento videoludico è una porcheria, due ore in cui si alternano poche cose buone (negli anni fortunati) schiacciate dentro due ore dal ritmo avvilente, in cui è impossibile capire quale siano i giochi da guardare e quelli da cui è bene scappare, una televendita mastrotiana della peggior specie ma senza materasso in memory foam scontatissimo, quindi peggio.

E possiamo uscirne, ovviamente ho la soluzione a tutti i problemi del mondo. Nel mio futuro dei sogni, io immagino publisher medio-grossi (Embracer, Ubisoft, EA, Capcom, questa roba qui) mettersi d’accordo per valorizzare le loro cosine in un evento in cui non vieni schiacciato dalle bombe Microsoft, dallo stile Sony o dalla Magia Nintendo, un evento in cui magari ribadire quello che hai fatto vedere altrove, ma più a lungo e meglio. Un evento, insomma, pensato come uno dei tre milioni di mischioni indie che vediamo ogni anno ma con progetti capaci di far più presa sul pubblico. Che tanto non c’è più la ciccia per gli eventi in solitaria alla Ubisoft, il gioco del Monopoli ce lo ricorda chiaramente.

Non so se potrà succedere, lo spero, ma sono abbastanza sicuro che Geoff non ha futuro se la qualità non diventa un ingrediente centrale dei suoi show delle meraviglie.

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