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Over The Top: Lacrime, sudore e testosterone

Over The Top: Lacrime, sudore e testosterone

Ogni anno, ormai regolarmente, quando arrivano i primi giorni di giugno mi capita di pensare, con una certa dose di malinconia mista a rassegnazione, a quanto fosse bello questo periodo una trentina di anni fa. La scuola finiva, il clima era stabile, e davanti avevo tre mesi di riposo e divertimento, senza la minima preoccupazione se non quella di finire il famigerato libro delle vacanze (che ho scoperto esistere ancora oggi), arrivando sempre con il fiato corto al traguardo del rientro a settembre.

In quel periodo, nonostante scattassero sempre le uscite con gli amici, non rinunciavo mai a quanto di bello offrisse la programmazione estiva serale della cara vecchia Italia 1. Infatti, proprio in occasione dell’arrivo dell’estate, la rete, allora dedicata ai giovani, trasmetteva spesso film d’azione con protagonisti tutti quegli attori entrati di prepotenza nell’immaginario collettivo come icone del cinema di genere.

Come avevo probabilmente già ricordato in qualche pezzo precedente, di tutti quegli attori ho sempre avuto una predilezione per Sylvester Stallone, attore di cui ho visto praticamente tutto, compresa qualche opera non particolarmente fortunata come Fermati o mamma spara! e Oscar – Un fidanzato per due figlie, film in cui Sly tentava probabilmente di mostrarsi al pubblico in una veste diversa da quella del muscoloso e imbattibile eroe di turno.

Sarà forse anche per questo che verso la fine degli anni Ottanta, con una filmografia già solida, in cui Rambo e Rocky erano delle saghe molto ben avviate, che l’attore di origini italiane accettò di recitare – mettendo come di consueto mano alla sceneggiatura – in Over The Top.

Over The Top – che vidi per la prima volta proprio durante una delle serate estive di cui raccontavo sopra – vede Sly nel ruolo del protagonista Lincoln Hawk, un camionista che si trova a fare i conti con il passato (che torna sempre a bussare alla porta). La moglie Christina, dalla quale è separato da anni, soffre di una brutta malattia e deve affrontare una difficile operazione al cuore. La stessa Christina chiede a Lincoln di andare da lei insieme al loro figlio dodicenne Michael, che studia presso una prestigiosa accademia militare, in modo che possano conoscersi, dato che Lincoln aveva abbandonato la sua famiglia poco dopo la nascita del ragazzo.

Michael, cresciuto dal ricchissimo nonno Jason Cutler (un Robert Loggia perennemente arrabbiato con lo sguardo da “lei non sa chi sono io”), nutre parecchia diffidenza nei confronti del genitore, con il quale non ha praticamente nulla in comune: lui è un ragazzino viziato e saputello, mentre Lincoln è uno spiantato che vive alla giornata. I due iniziano a conoscersi, e Michael scopre che il padre, per arrotondare, partecipa a degli incontri di “braccio di ferro” con vari buzzurri incontrati in modeste tavole calde lungo le strade che percorre per consegnare i carichi con il suo camion.

Chi altro, se non lui, rinuncerebbe a mezzo milione di dollari?

Curiosamente, sarà proprio questo strano e non convenzionale “sport” ad avvicinare molto i due, salvo poi allontanarsi nuovamente a causa della morte di Christina, con il figlio che accusa il padre di non aver fatto in tempo a vederla un’ultima volta a causa del lungo viaggio insieme a lui.

Hawk, rimasto ormai solo e costretto a rinunciare legalmente al figlio dopo aver distrutto la lussuosa villa del suocero sfondando tutto quello che poteva con il suo vecchio e malconcio camion, decide di puntare tutto sulla vittoria del campionato mondiale di braccio di ferro a Las Vegas.

Michael, dopo aver scoperto un pacco di lettere affettuose del padre, decide di scappare dalla reggia del nonno e di raggiungere il padre, il quale – ma chi l’avrebbe mai detto – vince contro ogni pronostico il campionato, incassando un’importante cifra e un camion nuovo di zecca. Soprattutto, si ricongiungerà con il figlio, con il quale inizierà insieme un nuovo percorso di vita.

Stallone ha quest’espressione da cane bastonato per due terzi del film.

Over The Top è un mix di melodramma e azione, con una trama semplice e l’ingenuità tipica dei film degli anni Ottanta, e temi e caratteristiche non certo originali: il ricongiungimento famigliare, il viaggio on the road (non molto lungo, tra l’altro), il riscatto sociale e il sogno americano (la vita non regala niente a nessuno e bisogna lottare senza sosta per ottenere ciò che si vuole), e anche i personaggi sono totalmente tagliati con l’accetta: il protagonista è il classico brav’uomo che ha fatto scelte sbagliate, l’antagonista è il solito ricco che può schiacciare chiunque grazie al denaro, e il figlio è un ragazzino insopportabile cresciuto nella bambagia che impara a stare al mondo grazie al nuovo rapporto con suo padre. La parte action è – ovviamente - tutta sulle spalle del nostro Stallone e concentrata nella parte finale del film (anche se non manca qualche scazzottata con i tirapiedi del suocero durante gli altri due terzi del film). Durante il torneo, Lincoln dovrà battersi con dei tizi che sembrano usciti dalle peggiori galere degli Stati Uniti e doppi il grosso di lui (uno di loro si beve anche della benzina prima dell’incontro), ma, naturalmente, in un tripudio di muscoli e sudore, arriverà in finale e vincerà contro il pluricampione, grazie all’incoraggiamento del figlio ritrovato.

Riguardato oggi e senza il velo della nostalgia, Over The Top è un film nella media, con evidenti forzature e buchi di sceneggiatura più o meno importanti (il tira e molla con il figlio che passa sistematicamente dall’odiare suo padre all’amarlo, Hawk che passa un turno del campionato vincendo una sola volta sulle tre previste e, soprattutto, il figlio dodicenne che guida un SUV senza patente e si imbarca su un aereo clandestinamente senza che nessuno lo veda), un film che cerca di piacere un po' a tutti ma che, dal punto di vista del dramma sapeva di già visto anche nel periodo in cui è uscito, e dal punto di vista action non soddisfa pienamente, nonostante alcuni tocchi di classe come le interviste ai partecipanti al torneo e una validissima colonna sonora.

Visto invece con l’affetto di chi ha vissuto quegli anni, rimane un piccolo cult del cinema di quel periodo, forse fin troppo bastonato dalla critica dell’epoca, e inspiegabilmente rinnegato dallo stesso Stallone. Almeno non gli verrà in mente di farne un remake.

Over The Top è disponibile su Prime Video.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Sport mostruosamente proibiti”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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