Outcazzari

Shovel Knight: For the Shovelry!

Shovel Knight: For the Shovelry!

Shovel Knight è uno degli ormai tanti videogiochi nati su Kickstarter e, per come la vedo io, è anche uno di quelli di maggior successo perché, pur con un po' di ritardo, ha dato ai suoi backer esattamente quello che volevano e al costo preventivato, ovvero un platform old school ispirato ai più amati videogiochi degli anni '90, ma con un pizzico di modernità che, lasciatemelo dire, in un gioco pubblicato nel 2014 ci vuole! E se questo vi pare poco, beh, non lo è affatto per uno studio appena nato!

Oltre che a combattere, la pala serve anche più propriamente a scavare! Non è questo il focus del gioco chiaramente, ma ogni tanto qualche passaggio scavereccio c'è e piace.

Oltre che a combattere, la pala serve anche più propriamente a scavare! Non è questo il focus del gioco chiaramente, ma ogni tanto qualche passaggio scavereccio c'è e piace.

Shovel Knight è precisamente ciò che si è preposto di essere: un omaggio al bel gioco di una volta. E a guardarlo bene è proprio un Frankenstein che contiene idee, meccaniche ed elementi di design tratti da una decina di giochi diversi, con un'infarinatura di originalità data dal tema del cavaliere armato di pala e dal tono alternativamente scemo o sborone senza senso dei dialoghi. Il primo pezzo di questo mostro videoludico arriva da Mega Man, da cui Shovel Knight prende la struttura dei bossini a tema da affrontare più o meno nell'ordine preferito: abbiamo il Ghost Knight, il King Knight, il Plague Knight e così via. Poi abbiamo Super Mario Bros. 3, da cui arriva invece la mappa dell'overworld a percorso libero; Duck Tales, che ci regala il salto con il pogo stick (io a Shovel Knight darei 10 solo per questo), Zelda per gli oggetti (canna da pesca, contenitori da riempire... avete presente, no?) e la caratterizzazione di tanti personaggi, Dark Souls per il bottino da recuperare ogni volta che si muore - ché ormai se non hai un pezzo di Dark Souls non sei nessuno - e Castlevania, per i polli da mangiare e tanti altri elementi nella grafica dei livelli. Ma poi io ci vedo anche qualcosina di Wonder Boy, di Ghosts'n'Goblins, di Golden Axe, di SteamWorld Dig e di sicuro mi dimentico ancora qualcosa.

Il bello, però, non è tanto che Shovel Knight sia un collage di giochi diversi, ma che nell'esserlo riesca a mantenere una sua personalità e originalità. È la dimostrazione che un gioco non è la somma di linee di codice e documenti di design ma è qualcosa di più, in grado di trasmettere la passione che ci hanno messo i suoi creatori, e in un progetto come Shovel Knight di passione ce ne devi mettere proprio tanta, perché se non ce l'hai un gioco così citazionistico proprio non sei in grado di farlo.

Il pogo stick di Zio Paperone!!!! L'avrete capito ormai, questa cosa del salto alla Duck Tales mi ha segnato dentro.

Il pogo stick di Zio Paperone!!!! L'avrete capito ormai, questa cosa del salto alla Duck Tales mi ha segnato dentro.

Una volta asciugati gli occhi umidi da cotanta nostalgia videoludica, finalmente è ora di giocare questo Shovel Knight e, devo dire pure un po' inaspettatamente, il gioco è decisamente fico! Come dicevo prima la formula base del gioco è mutuata da un Mega Man qualunque, ma a questo scheletro gli sviluppatori di Yatch Club hanno aggiunto così tante migliorie da renderla una versione 2.0 dell'originale.

Innanzitutto, la mappa di gioco non contiene solo i livelli con i boss, ma una serie di altre aree ispirate agli action RPG, che contengono bonus, tesori o quantomeno personaggi curiosi. Inoltre, la presenza di check point opzionali (e dico opzionali perché potete spaccarli in cambio di punti, fumandovi così i progressi in caso di morte) e vite infinite rendono molto meno frustrante la progressione nel gioco, creando una tensione “buona” basata sulla configurazione del livello e non sul rischio di doverlo rifare da capo. Gli stessi livelli, poi, pur essendo nel complesso lineari contengono tanti segreti e qualche strada alternativa, nonché aree da esplorare solo con oggetti particolari che, anche se non raggiungono il design labirintico di un Duck Tales o l'ampiezza di un Castlevania 2, riescono a risultare interessanti e vari.

La canna da pesca è un oggetto che permette di pescare ovunque ci sia un buco nel terreno, a volte si tirano su pesci, a volte altro!

La canna da pesca è un oggetto che permette di pescare ovunque ci sia un buco nel terreno, a volte si tirano su pesci, a volte altro!

L'aspetto più piacevole e memorabile di Shovel Knight sono però la caratterizzazione dei personaggi e la selezione di oggetti e potenziamenti a disposizione del giocatore. Dato che Shovel Knight non è il capitolo X di una serie e non ha nessun tipo di eredità da portarsi dietro, i ragazzi di Yatch Club hanno dato sfogo a tutta la loro creatività per creare oggetti e personaggi davvero unici, e per una volta ci sono riusciti sul serio! D'altronde, basta pensare all'eponimo cavaliere armato di pala per avere un'idea di cosa vi può aspettare. Shovel Knight è un gioco sorprendente nel vero senso del termine: è sempre una sorpresa! Certo, dopo un paio di livelli il “grande disegno” emerge e un giocatore un po' scafato riesce a intravedere cosa lo aspetta, ma la freschezza c'è tutta e il patino retrò non fa che renderla più emozionante.

Una scena poetica realizzata con la gloriosa pixel art anni '90.

Una scena poetica realizzata con la gloriosa pixel art anni '90.

Un'ultima ovazione voglio dedicarla ai controlli, che in in un gioco di questo tipo *devono* essere perfetti, e in effetti lo sono. Ho giocato sia con un pad 360 che con la tastiera, e in entrambi i casi mi sono goduto alla grande le parti platform. Da grandissimo amante di Duck Tales mi sono trovato un po' male a dover attivare il pogo stick non con un tasto ma tirando in basso il pad, ma a parte questo dettaglio, per tutto il resto sono bastati due salti per abituarsi alla perfezione al ritmo di gioco. L'altra piccola critica che faccio alla mappatura dei comandi è l'assenza di un tasto per gli oggetti speciali, che vengono attivati come in Castlevania, tramite "su" e il tasto per l'attacco. Una scelta, questa, dettata dalla decisione quasi ostinata di volersi ispirare all'epoca NES, quando il controller aveva quattro tasti e bisognava fare tutto con quelli. Shovel Knight usa 4 tasti, ma gli avrebbe giovato usarne almeno cinque o anche sei, tipo uno Zelda moderno con i suoi tasti per ogni oggetto. Ma d'altronde parliamo pur sempre di un action platformer, per cui non è che ogni due minuti bisogna cambiare l'oggetto speciale... e c'è il vantaggio che se avete un controller NES con presa USB godrete come dei ricci.

King Knight è il secondo o terzo boss, dipenda da come giocate, e succhia anche abbastanza, con lui potete andare tranquilli.

King Knight è il secondo o terzo boss, dipenda da come giocate, e succhia anche abbastanza, con lui potete andare tranquilli.

Questo è quanto, Shovel Knight è un gioco che mischia bene tradizione e modernità, prendendo le cose buone da entrambi gli estremi e mischiandole con qualcosa di più di un pizzico di originalità. È uno di quei titoli che anche se non lo giochi ti fa piacere avere nella collezione, e se solo a vedere l'immagine della sagoma del cavaliere che in piedi sulla pala vi scatta il sorrisetto, allora vi ha già conquistato. E alla domanda che avete in mente vi rispondo subito con un “sì, lo è!”.

Shovel Knight me lo sono giocato su Steam, dove ci sono achievement e tutto il resto, grazie a un codice fornito dallo sviluppatore. Me lo sono goduto con un controller 360 e a 1080p - Sì! Grafica pixelosa a 1080p! - ma a naso rende di più su console, anche perché affonda le radici così tanto nella storia dei giochi giapponesi che su una console Nintendo non può che trovarsi bene come a casa. Purtroppo su eShop europeo non è ancora disponible, ma aspettate fiduciosi ché ne vale la pena, e se proprio non riuscite aspettare la versione Steam è qua per voi!

Voto: 9

Librodrome #52 - You: Crea il tuo destino! Che aspetti?

Librodrome #52 - You: Crea il tuo destino! Che aspetti?

Colonel Campbell's Art Soup #70

Colonel Campbell's Art Soup #70